Viene presentato il caso di una donna con esiti recenti di ictus cerebrale nella quale la tipologia della lesione, le condizioni emotive e lo stile di attaccamento sono stati valutati come fattori in interazione che influenzano il processo di elaborazione del trauma e la riorganizzazione del Sé conseguente alla perdita della propria integrità psicofisica. Una paziente di 56 anni, ricoverata per terapia riabilitativa, coniugata, con due figli, colpita tre anni prima da ischemia cerebrale all’emisfero destro, con emiparesi sinistra e ipertono muscolare, è stata valutata psicologicamente attraverso la somministrazione di questionari standardizzati (CES-D, HAD, SF-12, CIRS, QUID, VAS) e della Adult Attachment Interview (AAI). I più importanti dati emersi dai questionari sono i seguenti: sintomatologia depressiva e ansiosa tra moderata e grave (CES-D, HAD), elevata consapevolezza della gravità del proprio stato di salute (CIRS, SF-12), elevata percezione del dolore fisico in termini affettivi (QUID, VAS) La codifica della AAI, effettuata secondo i criteri del Modello Dinamico-Maturativo (Crittenden 1999), ha evidenziato una forma di attaccamento distanziante, con depressione e segni di lutto e trauma irrisolto. Il modificatore depressivo fa riferimento alla consapevolezza del fallimento della propria strategia di attaccamento (che non garantisce alcuna sicurezza): il soggetto si sente impotente e si arrende all’ineluttabilità del destino non riuscendo a prospettarsi alternative alla propria modalità difensiva. Questa condizione predispone allo sviluppo di una sintomatologia depressiva. Emerge uno stato depressivo di impotenza e di mancanza di speranza che influenza negativamente il trattamento e la relazione con il paziente. Questa condizione, legata alle esperienze infantili di attaccamento e ai traumi e lutti non elaborati, sembra interagire con il disturbo neurologico. Pertanto è importante impostare un trattamento medico e psicoterapeutico che consideri la condizione della paziente non solo come il risultato del danno biologico, ma anche del fallimento della propria strategia di attaccamento.
F. Baldoni, M. Farinelli, L. Gestieri (2008). La condizione depressiva tra danno neurologico e fallimento delle strategie di attaccamento.. PADOVA : Cleup.
La condizione depressiva tra danno neurologico e fallimento delle strategie di attaccamento.
BALDONI, FRANCO;FARINELLI, MARINA;
2008
Abstract
Viene presentato il caso di una donna con esiti recenti di ictus cerebrale nella quale la tipologia della lesione, le condizioni emotive e lo stile di attaccamento sono stati valutati come fattori in interazione che influenzano il processo di elaborazione del trauma e la riorganizzazione del Sé conseguente alla perdita della propria integrità psicofisica. Una paziente di 56 anni, ricoverata per terapia riabilitativa, coniugata, con due figli, colpita tre anni prima da ischemia cerebrale all’emisfero destro, con emiparesi sinistra e ipertono muscolare, è stata valutata psicologicamente attraverso la somministrazione di questionari standardizzati (CES-D, HAD, SF-12, CIRS, QUID, VAS) e della Adult Attachment Interview (AAI). I più importanti dati emersi dai questionari sono i seguenti: sintomatologia depressiva e ansiosa tra moderata e grave (CES-D, HAD), elevata consapevolezza della gravità del proprio stato di salute (CIRS, SF-12), elevata percezione del dolore fisico in termini affettivi (QUID, VAS) La codifica della AAI, effettuata secondo i criteri del Modello Dinamico-Maturativo (Crittenden 1999), ha evidenziato una forma di attaccamento distanziante, con depressione e segni di lutto e trauma irrisolto. Il modificatore depressivo fa riferimento alla consapevolezza del fallimento della propria strategia di attaccamento (che non garantisce alcuna sicurezza): il soggetto si sente impotente e si arrende all’ineluttabilità del destino non riuscendo a prospettarsi alternative alla propria modalità difensiva. Questa condizione predispone allo sviluppo di una sintomatologia depressiva. Emerge uno stato depressivo di impotenza e di mancanza di speranza che influenza negativamente il trattamento e la relazione con il paziente. Questa condizione, legata alle esperienze infantili di attaccamento e ai traumi e lutti non elaborati, sembra interagire con il disturbo neurologico. Pertanto è importante impostare un trattamento medico e psicoterapeutico che consideri la condizione della paziente non solo come il risultato del danno biologico, ma anche del fallimento della propria strategia di attaccamento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.