Il contributo intende mettere a fuoco l’origine del Pantheon Atestinum, luogo di celebrazione dei funerali estensi creato fra 1662 e 1663 per iniziativa della duchessa reggente di Modena, Laura Martinozzi, vedova del duca Alfonso IV d’Este. Procede mostrando che si trattò di un’iniziativa del tutto originale, dal momento che la decorazione del Pantheon si discosta dal modello altrimenti invariato nell’Europa del Seicento, che propone l’allestimento effimero di una pompa funeraria. L’indagine sui motivi che portarono a questo esito si basa sulla lettura degli scritti del gesuita Gamberti, “iconografo” oltre che storico genealogista a servizio della duchessa, sullo studio della figura della Martinozzi, e sull’analisi dei caratteri principali della decorazione. Il confronto con l’allestimento del recente (1659) funerale del predecessore duca Francesco I, noto grazie a incisioni, permette di osservare gli elementi di continuità e di discontinuità sia formale che concettuale, mentre l’attenzione a un testo pressoché contemporaneo come le Célebrations funèbres di Claude-François Ménestrier aiuta a cogliere gli aspetti retorici e comunicativi della decorazione. Tramite la messa a fuoco dei diversi elementi il saggio dimostra quali siano i motivi generatori del Pantheon, monumento destinato per durare; gli obiettivi che Gamberti e la Martinozzi misero in comune nella realizzazione, per niente scontata (anche considerando la posizione della committente a corte); le soluzioni formali messe a punto dall’architetto Monti, fondamentali ma sostanzialmente trascurate dalla letteratura.
Il Pantheon Atestinum di padre Gamberti e Laura Martinozzi, imprevista “pompa stabile” nel Seicento modenese
sonia cavicchioli
2019
Abstract
Il contributo intende mettere a fuoco l’origine del Pantheon Atestinum, luogo di celebrazione dei funerali estensi creato fra 1662 e 1663 per iniziativa della duchessa reggente di Modena, Laura Martinozzi, vedova del duca Alfonso IV d’Este. Procede mostrando che si trattò di un’iniziativa del tutto originale, dal momento che la decorazione del Pantheon si discosta dal modello altrimenti invariato nell’Europa del Seicento, che propone l’allestimento effimero di una pompa funeraria. L’indagine sui motivi che portarono a questo esito si basa sulla lettura degli scritti del gesuita Gamberti, “iconografo” oltre che storico genealogista a servizio della duchessa, sullo studio della figura della Martinozzi, e sull’analisi dei caratteri principali della decorazione. Il confronto con l’allestimento del recente (1659) funerale del predecessore duca Francesco I, noto grazie a incisioni, permette di osservare gli elementi di continuità e di discontinuità sia formale che concettuale, mentre l’attenzione a un testo pressoché contemporaneo come le Célebrations funèbres di Claude-François Ménestrier aiuta a cogliere gli aspetti retorici e comunicativi della decorazione. Tramite la messa a fuoco dei diversi elementi il saggio dimostra quali siano i motivi generatori del Pantheon, monumento destinato per durare; gli obiettivi che Gamberti e la Martinozzi misero in comune nella realizzazione, per niente scontata (anche considerando la posizione della committente a corte); le soluzioni formali messe a punto dall’architetto Monti, fondamentali ma sostanzialmente trascurate dalla letteratura.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.