Tanto gentile e tanto onesta pare : il celeberrimo incipit dantesco richiama alla mente in modo immediato un’immagine ben definita della ‘donna medievale’, un vero e proprio cliché dell’immaginario collettivo nutrito della forza delle nozioni apprese in età scolare e, per questo, quasi incancellabili - per quanto stereotipe e semplificanti. Secondo questo modello, Beatrice è l‘archetipo della ‘donna angelo’, spirituale, gentile, onesta, pura, un’apparizione, un’emanazione divina alla quale il poeta e l’uomo porgono omaggio e che essi servono come fa – o come dovrebbe fare - il vassallo col suo signore. Ella è una nobile signora – se non di nascita certamente di animo -, ricca di ogni virtù fisica e morale, eterea e bionda, elaborata in funzione delle figure maschili di riferimento anche quando dotata di un’intelligenza superiore e di capacità speculative di prim’ordine - come nel caso di Eloisa . Di fatto, rappresenta la conditio sine qua non della vita stessa dell’uomo e della sua capacità di portare a termine la propria missione esistenziale ed è necessaria al compimento di tale missione. Questi gli elementi essenziali, semplificati e schematizzati, di un ampio insieme di immagini del femminile medievale scaturite sia dalle elaborazioni letterarie legate all’incipit dantesco sia dalle suggestioni narrative derivate dal ciclo dei romanzi cortesi di Chrétien de Troyes . I romanzi cortesi, pur nella loro complicata, lussureggiante alle volte anche noiosa liturgia amorosa, intessuta di simboli di non semplice interpretazione, rielaborano in una varietà di declinazioni uno schema narrativo costante, nel quale la donna è, ugualmente, la dea ex machina dell’intreccio. In questo tipo di racconto il potere femminile è strettamente legato alla capacità femminile di innescare l’azione maschile, anche quando l’eroina rimane in apparenza inerte, e l’’eterno femminino regale’ si esprime nella capacità di fare agire il cavaliere, il guerriero, il poeta. Capacità non da poco, anzi: tuttavia, tale modalità rappresentativa, pur considerando la natura letteraria e retorica dei testi e senza cadere in anacronistiche ricerche di eventuali ‘femminismi’ ante litteram deprecandone l’assenza, propone un modello di ‘azione passiva’ che, senza un’analisi delle fonti storiografiche, documentarie, normative a integrare le letterarie, rischia di essere assunto in modo acritico come paradigma universale - seppur idealizzato - del ruolo femminile nella società medievale. Tali rappresentazioni, infatti, dotate della forza delle reminiscenze scolastiche, portano con sé il rischio di appiattire in modo unidimensionale – donna-angelo/dama cortese - la funzione della donna nell’ambito delle complesse dinamiche di relazioni e negoziazioni che informavano la società medievale e rispetto alle quali, invece, le donne - naturalmente le altolocate - svolgevano un ruolo di primo piano.

Francesca Roversi Monaco (2019). «Tanto gentile e tanto onesta pare»: Beatrice e Matilde donne 'angelo' e donne di potere fra storia e letteratura in epoca medievale. MIlano : FrancoAngeli.

«Tanto gentile e tanto onesta pare»: Beatrice e Matilde donne 'angelo' e donne di potere fra storia e letteratura in epoca medievale

Francesca Roversi Monaco
2019

Abstract

Tanto gentile e tanto onesta pare : il celeberrimo incipit dantesco richiama alla mente in modo immediato un’immagine ben definita della ‘donna medievale’, un vero e proprio cliché dell’immaginario collettivo nutrito della forza delle nozioni apprese in età scolare e, per questo, quasi incancellabili - per quanto stereotipe e semplificanti. Secondo questo modello, Beatrice è l‘archetipo della ‘donna angelo’, spirituale, gentile, onesta, pura, un’apparizione, un’emanazione divina alla quale il poeta e l’uomo porgono omaggio e che essi servono come fa – o come dovrebbe fare - il vassallo col suo signore. Ella è una nobile signora – se non di nascita certamente di animo -, ricca di ogni virtù fisica e morale, eterea e bionda, elaborata in funzione delle figure maschili di riferimento anche quando dotata di un’intelligenza superiore e di capacità speculative di prim’ordine - come nel caso di Eloisa . Di fatto, rappresenta la conditio sine qua non della vita stessa dell’uomo e della sua capacità di portare a termine la propria missione esistenziale ed è necessaria al compimento di tale missione. Questi gli elementi essenziali, semplificati e schematizzati, di un ampio insieme di immagini del femminile medievale scaturite sia dalle elaborazioni letterarie legate all’incipit dantesco sia dalle suggestioni narrative derivate dal ciclo dei romanzi cortesi di Chrétien de Troyes . I romanzi cortesi, pur nella loro complicata, lussureggiante alle volte anche noiosa liturgia amorosa, intessuta di simboli di non semplice interpretazione, rielaborano in una varietà di declinazioni uno schema narrativo costante, nel quale la donna è, ugualmente, la dea ex machina dell’intreccio. In questo tipo di racconto il potere femminile è strettamente legato alla capacità femminile di innescare l’azione maschile, anche quando l’eroina rimane in apparenza inerte, e l’’eterno femminino regale’ si esprime nella capacità di fare agire il cavaliere, il guerriero, il poeta. Capacità non da poco, anzi: tuttavia, tale modalità rappresentativa, pur considerando la natura letteraria e retorica dei testi e senza cadere in anacronistiche ricerche di eventuali ‘femminismi’ ante litteram deprecandone l’assenza, propone un modello di ‘azione passiva’ che, senza un’analisi delle fonti storiografiche, documentarie, normative a integrare le letterarie, rischia di essere assunto in modo acritico come paradigma universale - seppur idealizzato - del ruolo femminile nella società medievale. Tali rappresentazioni, infatti, dotate della forza delle reminiscenze scolastiche, portano con sé il rischio di appiattire in modo unidimensionale – donna-angelo/dama cortese - la funzione della donna nell’ambito delle complesse dinamiche di relazioni e negoziazioni che informavano la società medievale e rispetto alle quali, invece, le donne - naturalmente le altolocate - svolgevano un ruolo di primo piano.
2019
Nel Solco di Teodora. Pratiche, modelli e rappresentazioni del potere femminile dall'antico al contemporaneo
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Francesca Roversi Monaco (2019). «Tanto gentile e tanto onesta pare»: Beatrice e Matilde donne 'angelo' e donne di potere fra storia e letteratura in epoca medievale. MIlano : FrancoAngeli.
Francesca Roversi Monaco
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/721545
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