La tradizione locale attribuisce al paesaggio delle Marche, regione a marcato policentrismo, una insistita funzione identitaria. Studiato da due generazioni di storici economici come espressione di un secolare modo di produzione agricola fondato sulla mezzadria, il paesaggio marchigiano viene analizzato in questo libro da un altro punto di vista; cioè per la funzione ideologica e politica della quale lo hanno incaricato, in forme diverse, le classi popolari e dirigenti della regione nel corso dei secoli. Entro l’apparentemente immobile “lunga durata” dei fenomeni geografici ed economici si anima, invece, un continuo tentativo di utilizzare il paesaggio come veicolo di istruzione delle coscienze, come mezzo di comunicazione, di autopromozione delle oligarchie urbane e persino degli stati, come il Ducato di Urbino che lo trasforma in paradigma geopolitico: lo “Stato paesaggio” governato da una “città-giardino”, la Pesaro dei Della Rovere. La celebrazione del “bel paesaggio” marchigiano influenza in maniera determinante il progetto sociale e culturale dell’Arcadia romana e si rivela, in questi saggi che analizzano a campione episodi tra l’VIII secolo e l’età contemporanea, anche un potente meccanismo che agisce come “invenzione della tradizione” e come strumento, complesso e sofisticato, di immaginazione geopolitica, qui studiato con gli strumenti dell’ “archeologia” di Michel Foucault, dell’antropologia economica e della geografia culturale.

Geopolitica del paesaggio. Storie e geografie dell’identità marchigiana

Mangani G
2012

Abstract

La tradizione locale attribuisce al paesaggio delle Marche, regione a marcato policentrismo, una insistita funzione identitaria. Studiato da due generazioni di storici economici come espressione di un secolare modo di produzione agricola fondato sulla mezzadria, il paesaggio marchigiano viene analizzato in questo libro da un altro punto di vista; cioè per la funzione ideologica e politica della quale lo hanno incaricato, in forme diverse, le classi popolari e dirigenti della regione nel corso dei secoli. Entro l’apparentemente immobile “lunga durata” dei fenomeni geografici ed economici si anima, invece, un continuo tentativo di utilizzare il paesaggio come veicolo di istruzione delle coscienze, come mezzo di comunicazione, di autopromozione delle oligarchie urbane e persino degli stati, come il Ducato di Urbino che lo trasforma in paradigma geopolitico: lo “Stato paesaggio” governato da una “città-giardino”, la Pesaro dei Della Rovere. La celebrazione del “bel paesaggio” marchigiano influenza in maniera determinante il progetto sociale e culturale dell’Arcadia romana e si rivela, in questi saggi che analizzano a campione episodi tra l’VIII secolo e l’età contemporanea, anche un potente meccanismo che agisce come “invenzione della tradizione” e come strumento, complesso e sofisticato, di immaginazione geopolitica, qui studiato con gli strumenti dell’ “archeologia” di Michel Foucault, dell’antropologia economica e della geografia culturale.
2012
246
9788876636912
Mangani G
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