Nel 1990, poco dopo la caduta del Muro di Berlino, nelle strade delle città italiane campeggiava un manifesto con la scritta "È scoppiata la pace", seguita da altre parole ottimistiche sul futuro dell'umanità: un'illusione destinata a infrangersi pochi mesi dopo con l'invasione del Kuwait, la successiva guerra e l'inizio della tragedia jugoslava. A tre lustri di distanza, non solo quella illusione sembra svanita, ma la guerra accompagna la vita quotidiana della grande maggioranza dei popoli, se non come realtà, come prospettiva possibile di un futuro neppure troppo lontano. Questa condizione non è solo fonte di incertezze e di preoccupazioni, ma solleva quesiti giuridici, filosofici ed etici che hanno accompagnato tutta la storia umana, ma che oggi si ripresentano con aspetti nuovi e, fino a pochi decenni fa, imprevedibili. Come influiscono sulla scelta fra pace e guerra gli interessi economici, nell'economia mondializzata? Fino a qual punto è possibile, nelle società occidentali, tollerare l'estremismo religioso ed etnico? Come è possibile discernere criticamente fra gli argomenti prodotti dai poteri forti e dai media per giustificare o squalificare le azioni militari? Entro quali limiti si può riproporre il classico tema della "guerra giusta"? Fino a che punto è proponibile, ed effettivamente praticabile, la scelta pacifista?

Una via per la costruzione della pace

ZAMAGNI, STEFANO
2008

Abstract

Nel 1990, poco dopo la caduta del Muro di Berlino, nelle strade delle città italiane campeggiava un manifesto con la scritta "È scoppiata la pace", seguita da altre parole ottimistiche sul futuro dell'umanità: un'illusione destinata a infrangersi pochi mesi dopo con l'invasione del Kuwait, la successiva guerra e l'inizio della tragedia jugoslava. A tre lustri di distanza, non solo quella illusione sembra svanita, ma la guerra accompagna la vita quotidiana della grande maggioranza dei popoli, se non come realtà, come prospettiva possibile di un futuro neppure troppo lontano. Questa condizione non è solo fonte di incertezze e di preoccupazioni, ma solleva quesiti giuridici, filosofici ed etici che hanno accompagnato tutta la storia umana, ma che oggi si ripresentano con aspetti nuovi e, fino a pochi decenni fa, imprevedibili. Come influiscono sulla scelta fra pace e guerra gli interessi economici, nell'economia mondializzata? Fino a qual punto è possibile, nelle società occidentali, tollerare l'estremismo religioso ed etnico? Come è possibile discernere criticamente fra gli argomenti prodotti dai poteri forti e dai media per giustificare o squalificare le azioni militari? Entro quali limiti si può riproporre il classico tema della "guerra giusta"? Fino a che punto è proponibile, ed effettivamente praticabile, la scelta pacifista?
2008
Filosofia giuridica della guerra e della pace
189
202
S.Zamagni
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