Nella ricostruzione del paesaggio di antichi insediamenti, lo studio dei cimiteri dal punto di vista archeologico, storico e antropologico è di particolare importanza. In questo ambito appare sempre più importante considerare in modo integrato diversi elementi, biologici e materiali, che caratterizzano i contesti funerari e le sepolture. La loro ‘scomposizione’ a fini di studio può apparire funzionale dal punto di vista metodologico ma l’esclusione del defunto dallo studio del contesto, come riferisce Duday (2006, p.27), è “una vera e propria aberrazione epistemologica: il morto costituisce la ragion d’essere della tomba e l’elemento centrale attorno al quale, in funzione del quale, si sono susseguiti i gesti che l’archeologia funeraria aspira a ricostruire”. Questa premessa appare necessaria per introdurre il presente contributo che riporta i risultati dello studio antropologico condotto solo parzialmente sui resti scheletrici umani del cimitero medievale ebraico di via Orfeo (Bologna). Qui sono state rinvenute oltre 400 sepolture durante le attività di scavo condotte dal 2011 al 2014 dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna, le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara (da ora SABAP). Questo cimitero è quindi, al momento, il più grande cimitero ebraico finora scoperto in Italia di epoca medievale. Il presente contributo ha lo scopo di presentare i dati antropologici che è stato possibile rilevare sull’intero campione per la sua composizione demografica e, più in dettaglio, quelli relativi allo stile di vita e allo di salute del campione di 130 scheletri che è stato possibile esaminare con maggiore attenzione. In relazione alla presenza di alcune sepolture che in fase di scavo presentavano indizi di possibili manomissioni delle sepolture (elementi ossei dislocati rispetto alla posizione anatomica), sono stati indagati lo stato di conservazione e alcuni aspetti di natura tafonomica traendo anche informazioni dalle foto e dalle schede di scavo, gentilmente fornite dalla SABAP, per verificare se gli spostamenti osservati potevano essere messi in relazione a modificazioni post deposizionali del cadavere e dell’ambiente di deposizione non di origine antropica. È stata effettuata anche un’analisi spaziale intra-sito (GIS), integrando i risultati dello studio antropologico con i rilievi forniti dalla documentazione di scavo, confluiti in un geodatabase specificatamente progettato per approfondire lo studio bioarcheologico del contesto.
Belcastro M.G., P.A. (2019). Studio antropologico degli inumati del cimitero medievale ebraico di Via Orfeo (Bologna). Firenze : Cooperativa Archeologia.
Studio antropologico degli inumati del cimitero medievale ebraico di Via Orfeo (Bologna)
Belcastro M. G.;Pietrobelli A.;Sorrentino R.;Morigi M. P.;Bettuzzi M.;Modi A.;Caramelli D.;Mariotti V.
2019
Abstract
Nella ricostruzione del paesaggio di antichi insediamenti, lo studio dei cimiteri dal punto di vista archeologico, storico e antropologico è di particolare importanza. In questo ambito appare sempre più importante considerare in modo integrato diversi elementi, biologici e materiali, che caratterizzano i contesti funerari e le sepolture. La loro ‘scomposizione’ a fini di studio può apparire funzionale dal punto di vista metodologico ma l’esclusione del defunto dallo studio del contesto, come riferisce Duday (2006, p.27), è “una vera e propria aberrazione epistemologica: il morto costituisce la ragion d’essere della tomba e l’elemento centrale attorno al quale, in funzione del quale, si sono susseguiti i gesti che l’archeologia funeraria aspira a ricostruire”. Questa premessa appare necessaria per introdurre il presente contributo che riporta i risultati dello studio antropologico condotto solo parzialmente sui resti scheletrici umani del cimitero medievale ebraico di via Orfeo (Bologna). Qui sono state rinvenute oltre 400 sepolture durante le attività di scavo condotte dal 2011 al 2014 dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna, le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara (da ora SABAP). Questo cimitero è quindi, al momento, il più grande cimitero ebraico finora scoperto in Italia di epoca medievale. Il presente contributo ha lo scopo di presentare i dati antropologici che è stato possibile rilevare sull’intero campione per la sua composizione demografica e, più in dettaglio, quelli relativi allo stile di vita e allo di salute del campione di 130 scheletri che è stato possibile esaminare con maggiore attenzione. In relazione alla presenza di alcune sepolture che in fase di scavo presentavano indizi di possibili manomissioni delle sepolture (elementi ossei dislocati rispetto alla posizione anatomica), sono stati indagati lo stato di conservazione e alcuni aspetti di natura tafonomica traendo anche informazioni dalle foto e dalle schede di scavo, gentilmente fornite dalla SABAP, per verificare se gli spostamenti osservati potevano essere messi in relazione a modificazioni post deposizionali del cadavere e dell’ambiente di deposizione non di origine antropica. È stata effettuata anche un’analisi spaziale intra-sito (GIS), integrando i risultati dello studio antropologico con i rilievi forniti dalla documentazione di scavo, confluiti in un geodatabase specificatamente progettato per approfondire lo studio bioarcheologico del contesto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.