Il tonno rosso Thunnus thynnus (Atlantic Bluefin tuna) è una specie che ha attirato l’interesse delle civiltà del Mediterraneo sin dalla loro nascita. Accanto ad un interesse di tipo economico si è da sempre posto un parallelo interesse scientifico e culturale. Oggi questa specie rappresenta per la comunità civile e scientifica una attualissima sfida-simbolo su cui tentare di riconciliare con successo pesca e conservazione. Da un lato i dati scientifici ottenuti dalla pesca indicano una situazione di forte rischio di sopravvivenza degli stock e declino delle popolazioni. Dall’altro la pesca del tonno rosso è rilevante e prioritaria per la socioeconomia dei paesi del Mediterraneo e dell’Atlantico centro settentrionale. Ai fini di ottenere una conoscenza scientifica sempre più approfondita della complessa ecologia di questo grande predatore e migratore, all’approccio investigativo di tipo monodisciplinare basato sulle analisi dei dati pesca si stanno affiancando ricerche interdisciplinari condotte con approcci indipendenti dai dati di pesca. Il preziosissimo lavoro di raccolta dati di pesca e campioni delle popolazioni di tonno rosso del Mediterraneo svolto dal Massimo Sella nei primi decenni del secolo scorso ha prodotto una collezione di circa 7000 reperti scheletrici (colonne vertebrali, pinne caudali e crani), la quale per consistenza e natura appare unica per la specie, per la datazione storica e per la consistenza. La buona qualità di conservazione dei reperti scheletrici e la loro consistenza numerica per differenti aree geografiche di pesca rappresenta un materiale di enorme potenzialità per lo studio dei cambiamenti che queste popolazioni hanno subito in rapporto ai cambiamenti ambientali, incluso la differente pressione antropica sugli stock da pesca. Un esempio di sfruttamento scientifico di questa potenzialità è venuta dall’utilizzo del DNA antico e dallo studio comparativo delle caratteristiche genetiche delle popolazioni storiche e contemporanee al fine di evidenziare segnali di erosione e strutturazione genetica svolta da ricercatori delle Università di Bologna, Ferrara e Padova con il supporto finanziario di due PRIN (2005: TUNING, TUNa’s changING; 2008: BFTbySNP). Tuttavia questa enorme potenzialità di fruibilità da parte dei ricercatori è fortemente limitata dall’assenza di una musealizzazione scientifica adeguata della collezione e dalla mancanza di risorse per realizzarla.
Lo studio del tonno rosso a partire dalla collezione Sella
Tinti Fausto
2010
Abstract
Il tonno rosso Thunnus thynnus (Atlantic Bluefin tuna) è una specie che ha attirato l’interesse delle civiltà del Mediterraneo sin dalla loro nascita. Accanto ad un interesse di tipo economico si è da sempre posto un parallelo interesse scientifico e culturale. Oggi questa specie rappresenta per la comunità civile e scientifica una attualissima sfida-simbolo su cui tentare di riconciliare con successo pesca e conservazione. Da un lato i dati scientifici ottenuti dalla pesca indicano una situazione di forte rischio di sopravvivenza degli stock e declino delle popolazioni. Dall’altro la pesca del tonno rosso è rilevante e prioritaria per la socioeconomia dei paesi del Mediterraneo e dell’Atlantico centro settentrionale. Ai fini di ottenere una conoscenza scientifica sempre più approfondita della complessa ecologia di questo grande predatore e migratore, all’approccio investigativo di tipo monodisciplinare basato sulle analisi dei dati pesca si stanno affiancando ricerche interdisciplinari condotte con approcci indipendenti dai dati di pesca. Il preziosissimo lavoro di raccolta dati di pesca e campioni delle popolazioni di tonno rosso del Mediterraneo svolto dal Massimo Sella nei primi decenni del secolo scorso ha prodotto una collezione di circa 7000 reperti scheletrici (colonne vertebrali, pinne caudali e crani), la quale per consistenza e natura appare unica per la specie, per la datazione storica e per la consistenza. La buona qualità di conservazione dei reperti scheletrici e la loro consistenza numerica per differenti aree geografiche di pesca rappresenta un materiale di enorme potenzialità per lo studio dei cambiamenti che queste popolazioni hanno subito in rapporto ai cambiamenti ambientali, incluso la differente pressione antropica sugli stock da pesca. Un esempio di sfruttamento scientifico di questa potenzialità è venuta dall’utilizzo del DNA antico e dallo studio comparativo delle caratteristiche genetiche delle popolazioni storiche e contemporanee al fine di evidenziare segnali di erosione e strutturazione genetica svolta da ricercatori delle Università di Bologna, Ferrara e Padova con il supporto finanziario di due PRIN (2005: TUNING, TUNa’s changING; 2008: BFTbySNP). Tuttavia questa enorme potenzialità di fruibilità da parte dei ricercatori è fortemente limitata dall’assenza di una musealizzazione scientifica adeguata della collezione e dalla mancanza di risorse per realizzarla.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.