Con la reazione antibarocca dell’Accademia d’Arcadia la lirica ritorna al modello petrarchesco declinandolo in modo diverso secondo le diverse tradizioni locali. A Napoli il ritorno a Petrarca significa non solo l’imitazione della sua poesia ma anche una riflessione teorica sulla sua poetica e sulla natura della poesia, irrobustita dall’apporto di competenze filosofiche. Se nella pratica non ci si libera dall’esempio cogente di Petrarca, in sede teorica si hanno le mani più libere e con Gravina si auspica l’emancipazione dal dirigismo precettistico e normativo sostenendo l’assunzione di più modelli, senza quindi che Petrarca debba avere un rilievo esclusivo. Nonostante la sua condanna del Barocco, Gravina non apprezza del tutto quella che gli sembra un’eccessiva semplicità del dettato petrarchesco, pur facendosene scudo contro le esagerazioni secentesche. Pertanto, senza rinnegare la poesia d’amore, invoca la trattazione di argomenti più complessi dotati anche di spessore filosofico. Per dare più agio a una poesia meditativa sente e denunzia l’angustia metrica del sonetto, troppo ristretto per consentire l’agio di una riflessione speculativa. Ad articolare e ad arricchire la psicologia erotica dei Rerum vulgarium fragmenta si fa ricorso agli approfondimenti contenuti nel trattato delle Passions de l’âme di Descartes. L’ambivalenza dei giudizi emessi da Gravina su Petrarca dimostra che il movimento arcadico ha trovato nel poeta trecentesco una straordinaria ricchezza di motivi che ha contribuito a fare del suo paradigma un punto di riferimento imprescindibile, tanto nell’adesione quanto nella dissidenza.

Il Petrarca a chiaroscuro di Gian Vincenzo Gravina

andrea Battistini
2019

Abstract

Con la reazione antibarocca dell’Accademia d’Arcadia la lirica ritorna al modello petrarchesco declinandolo in modo diverso secondo le diverse tradizioni locali. A Napoli il ritorno a Petrarca significa non solo l’imitazione della sua poesia ma anche una riflessione teorica sulla sua poetica e sulla natura della poesia, irrobustita dall’apporto di competenze filosofiche. Se nella pratica non ci si libera dall’esempio cogente di Petrarca, in sede teorica si hanno le mani più libere e con Gravina si auspica l’emancipazione dal dirigismo precettistico e normativo sostenendo l’assunzione di più modelli, senza quindi che Petrarca debba avere un rilievo esclusivo. Nonostante la sua condanna del Barocco, Gravina non apprezza del tutto quella che gli sembra un’eccessiva semplicità del dettato petrarchesco, pur facendosene scudo contro le esagerazioni secentesche. Pertanto, senza rinnegare la poesia d’amore, invoca la trattazione di argomenti più complessi dotati anche di spessore filosofico. Per dare più agio a una poesia meditativa sente e denunzia l’angustia metrica del sonetto, troppo ristretto per consentire l’agio di una riflessione speculativa. Ad articolare e ad arricchire la psicologia erotica dei Rerum vulgarium fragmenta si fa ricorso agli approfondimenti contenuti nel trattato delle Passions de l’âme di Descartes. L’ambivalenza dei giudizi emessi da Gravina su Petrarca dimostra che il movimento arcadico ha trovato nel poeta trecentesco una straordinaria ricchezza di motivi che ha contribuito a fare del suo paradigma un punto di riferimento imprescindibile, tanto nell’adesione quanto nella dissidenza.
2019
Canoni d’Arcadia. Il custodiato di Crescimbeni
49
61
andrea Battistini
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