Per la commistione di modelli narrativi, l’influenza della commedia dell’arte, l’attenzione agli aspetti più marcatamente scenotecnici e il ricorso a scene convenzionali, "La Dafne" di Pio Enea II Obizzi si configura come un esempio particolarmente interessante nel panorama teatrale del secondo Seicento e rientra a pieno titolo in quelle manifestazioni di spettacolarità ibrida che avevano interessato soprattutto la prima parte del secolo, e che tuttavia permanevano con buona fortuna ancora nei decenni seguenti in varie realtà cittadine, pur mescolandosi con i meccanismi di gestione impresariale dello spettacolo operistico. Con "La Dafne" ci troviamo di fronte a un esempio interessante di questa spettacolarità, caratterizzata dalla compenetrazione di espedienti rappresentativi tra loro non immediatamente omogenei, ricavati da diversi contesti della messa in scena, e purtuttavia articolati in strutture efficaci. Nella fitta trama delle occasioni festive e spettacolari così fortemente connotate negli universi della corte e dell’autorità cittadina si inserisce l’azione di Pio Enea II Obizzi, promotore di spettacoli, organizzatore, ideatore di trame, maestro di campo, “coreografo”, supervisore, impresario e mecenate tra i più influenti nella produzione e promozione di eventi performativi che non disdegnarono affiancarsi alle strutture formali e drammatiche, decisamente più strutturate, del dramma per musica alla veneziana, segnando dunque un contributo fondamentale al graduale trapasso dallo spettacolo tipicamente rinascimentale a quello seicentesco, dalla sala di corte ai teatri a pagamento.
Badolato, N. (2019). “La Dafne” (1660) di Pio Enea II degli Obizzi e il teatro per musica a Ferrara nel secondo Seicento. Ferrara : Faust Edizioni.
“La Dafne” (1660) di Pio Enea II degli Obizzi e il teatro per musica a Ferrara nel secondo Seicento
Badolato Nicola
2019
Abstract
Per la commistione di modelli narrativi, l’influenza della commedia dell’arte, l’attenzione agli aspetti più marcatamente scenotecnici e il ricorso a scene convenzionali, "La Dafne" di Pio Enea II Obizzi si configura come un esempio particolarmente interessante nel panorama teatrale del secondo Seicento e rientra a pieno titolo in quelle manifestazioni di spettacolarità ibrida che avevano interessato soprattutto la prima parte del secolo, e che tuttavia permanevano con buona fortuna ancora nei decenni seguenti in varie realtà cittadine, pur mescolandosi con i meccanismi di gestione impresariale dello spettacolo operistico. Con "La Dafne" ci troviamo di fronte a un esempio interessante di questa spettacolarità, caratterizzata dalla compenetrazione di espedienti rappresentativi tra loro non immediatamente omogenei, ricavati da diversi contesti della messa in scena, e purtuttavia articolati in strutture efficaci. Nella fitta trama delle occasioni festive e spettacolari così fortemente connotate negli universi della corte e dell’autorità cittadina si inserisce l’azione di Pio Enea II Obizzi, promotore di spettacoli, organizzatore, ideatore di trame, maestro di campo, “coreografo”, supervisore, impresario e mecenate tra i più influenti nella produzione e promozione di eventi performativi che non disdegnarono affiancarsi alle strutture formali e drammatiche, decisamente più strutturate, del dramma per musica alla veneziana, segnando dunque un contributo fondamentale al graduale trapasso dallo spettacolo tipicamente rinascimentale a quello seicentesco, dalla sala di corte ai teatri a pagamento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.