Alla fine della seconda guerra mondiale, i Paesi liberati dalla dominazione nazista intraprendono una ricostruzione materiale, ma anche una rifondazione politica, di cui uno dei principali strumenti è la pulizia dei collaboratori del nemico. L'Unione Sovietica, che aveva subito una delle occupazioni più sanguinose d'Europa, ha portato avanti questa repressione politica prima che altrove, fin dalle prime liberazioni dei territori nel dicembre 1941. L'esito del conflitto rimane incerto, per cui la Purificazione era intesa principalmente a mobilitare la società, a mettere in sicurezza le aree riconquistate e a ripristinare l'autorità del Cremlino. Si differenzia inoltre dai suoi omologhi europei per il peso delle recenti rappresentazioni e pratiche di repressione politica e per la loro natura massiccia. Tuttavia, dal 1943 in poi, le questioni internazionali cominciarono a influenzare la punizione dei traditori sovietici. Inoltre, la forte dimensione simbolica che caratterizza le epurazioni di altri Paesi si ritrova anche in URSS. L'esecuzione dei carnefici più sanguinari è pubblica e spesso mediatizzata. Le famiglie dei "traditori della Patria" sono esiliate nei confini del Paese, così come le donne colpevoli di rapporti intimi con il nemico. L'autore esplora i molteplici strati e obiettivi - a volte contraddittori - della Purificazione sovietica attraverso un gioco di scale che permette di cogliere, dal livello di villaggio a quello di impero sovietico, le logiche politiche ma anche le dimensioni sociali e simboliche
Vanessa Voisin (2015). L'URSS contre ses traîtres: l'Épuration soviétique (1941-1955) [L'URSS contro i suoi traditori. L'epurazione sovietica (1941-1955)]. Paris : Publications de la Sorbonne.
L'URSS contre ses traîtres: l'Épuration soviétique (1941-1955) [L'URSS contro i suoi traditori. L'epurazione sovietica (1941-1955)]
Vanessa Voisin
2015
Abstract
Alla fine della seconda guerra mondiale, i Paesi liberati dalla dominazione nazista intraprendono una ricostruzione materiale, ma anche una rifondazione politica, di cui uno dei principali strumenti è la pulizia dei collaboratori del nemico. L'Unione Sovietica, che aveva subito una delle occupazioni più sanguinose d'Europa, ha portato avanti questa repressione politica prima che altrove, fin dalle prime liberazioni dei territori nel dicembre 1941. L'esito del conflitto rimane incerto, per cui la Purificazione era intesa principalmente a mobilitare la società, a mettere in sicurezza le aree riconquistate e a ripristinare l'autorità del Cremlino. Si differenzia inoltre dai suoi omologhi europei per il peso delle recenti rappresentazioni e pratiche di repressione politica e per la loro natura massiccia. Tuttavia, dal 1943 in poi, le questioni internazionali cominciarono a influenzare la punizione dei traditori sovietici. Inoltre, la forte dimensione simbolica che caratterizza le epurazioni di altri Paesi si ritrova anche in URSS. L'esecuzione dei carnefici più sanguinari è pubblica e spesso mediatizzata. Le famiglie dei "traditori della Patria" sono esiliate nei confini del Paese, così come le donne colpevoli di rapporti intimi con il nemico. L'autore esplora i molteplici strati e obiettivi - a volte contraddittori - della Purificazione sovietica attraverso un gioco di scale che permette di cogliere, dal livello di villaggio a quello di impero sovietico, le logiche politiche ma anche le dimensioni sociali e simbolicheI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.