Il contributo esamina la disciplina giuridica dei requisiti anagrafico-contributivi necessari per il pensionamento in Italia, in particolare la novità principale introdotta con il d.l. n. 4/2019, ossia la pensione anticipata a “quota 100” con almeno 38 anni di contribuzione previdenziale e 62 anni di età, purché maturati entro il 2021. Trattasi di una riduzione di ben 5 anni d’età dei requisiti pensionistici previgenti. Questo intervento legislativo del 2019 ha inoltre sospeso fino al 2026 il rilievo giuridico dell’aspettativa di vita ai fini dell’aumento automatico dei requisiti pensionistici (che era stato stabilito con un’importante normativa del 2010-2011). L’opinione dell’Autore è che queste neo-introdotte agevolazioni al pensionamento siano un privilegio disarmonico rispetto alle linee evolutive le sistema pensionistico italiano degli ultimi decenni, nonché incoerente rispetto alle esigenze prevedibili sulla base delle evidenze socio-economiche. Difatti il presente scritto offre inoltre una contestualizzazione del predetto assetto normativo, mediante i principali dati economici e demografici che caratterizzano il sistema pensionistico italiano: alla luce di tali dati statistici, l’Autore ravvisa che il sistema italiano soffra di una serie di squilibri che ne mettono in pericolo la sostenibilità economica e sociale di medio-lungo periodo. Il più grave squilibrio è quello generazionale, a svantaggio delle coorti di lavoratori attualmente giovani.
Casale D. (2019). Età e aspettativa di vita nel pensionamento in Italia, dopo il decreto-legge n. 4/2019 (relazione al III Congreso Internacional y XVI Congreso Nacional de Asociación Española de Salud y Seguridad Social). Murcia : Ediciones Laborum.
Età e aspettativa di vita nel pensionamento in Italia, dopo il decreto-legge n. 4/2019 (relazione al III Congreso Internacional y XVI Congreso Nacional de Asociación Española de Salud y Seguridad Social)
Casale D.
2019
Abstract
Il contributo esamina la disciplina giuridica dei requisiti anagrafico-contributivi necessari per il pensionamento in Italia, in particolare la novità principale introdotta con il d.l. n. 4/2019, ossia la pensione anticipata a “quota 100” con almeno 38 anni di contribuzione previdenziale e 62 anni di età, purché maturati entro il 2021. Trattasi di una riduzione di ben 5 anni d’età dei requisiti pensionistici previgenti. Questo intervento legislativo del 2019 ha inoltre sospeso fino al 2026 il rilievo giuridico dell’aspettativa di vita ai fini dell’aumento automatico dei requisiti pensionistici (che era stato stabilito con un’importante normativa del 2010-2011). L’opinione dell’Autore è che queste neo-introdotte agevolazioni al pensionamento siano un privilegio disarmonico rispetto alle linee evolutive le sistema pensionistico italiano degli ultimi decenni, nonché incoerente rispetto alle esigenze prevedibili sulla base delle evidenze socio-economiche. Difatti il presente scritto offre inoltre una contestualizzazione del predetto assetto normativo, mediante i principali dati economici e demografici che caratterizzano il sistema pensionistico italiano: alla luce di tali dati statistici, l’Autore ravvisa che il sistema italiano soffra di una serie di squilibri che ne mettono in pericolo la sostenibilità economica e sociale di medio-lungo periodo. Il più grave squilibrio è quello generazionale, a svantaggio delle coorti di lavoratori attualmente giovani.File | Dimensione | Formato | |
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