La gravidanza, specie se gemellare, la multiparità in genere, [1] ma anche interventi ginecologici addominali e lo stesso processo di invecchiamento fisiologico possono comportare con elevata frequenza l’insorgenza di alterazioni addominali caratterizzate principalmente da lassità parietale associata o meno a distrofia cutanea e dalla presenza di cicatrici con distorsione del profilo e lipodistrofia. Sono stati individuati differenti elementi, che, in varia combinazione fra loro, sono in grado di determinare l’alterazione del profilo addominale sia sul piano funzionale sia su quello estetico. [2] L’elemento più frequentemente rilevabile, soprattutto dopo gravidanza, ma in generale con l’avanzamento dell’età è il rilassamento muscolare e fasciale addominale. Il suo trattamento richiede generalmente la plicatura del piano muscolo-fasciale per il ripristino della linea dei fianchi e per l’appiattimento dell’addome. Si distinguono fondamentalmente quattro differenti pattern di rilassamento: il rilassamento dei muscoli retti (generalmente secondario alla gravidanza), che richiede la plicatura dei muscoli retti stessi lungo la linea mediana secondo i vari schemi che sono stati proposti, ma che fondamentalmente mirano ad aumentare la tensione del piano muscolo-fasciale e rinforzare la linea mediana. Il rilassamento mio-fasciale nelle aree laterali ed inferiori dell’addome richiede invece l’associazione della plicatura dei muscoli retti con una plicatura a L dell’aponeurosi del muscolo obliquo esterno. La lateralizzazione congenita dell’inserzione dei muscoli retti sui margini costali comporta invece principalmente un rilassamento della porzione alta dell’addome, a livello sovraombelicale e soprattutto sotto-xifoideo. Il trattamento prevede un avanzamento dei muscoli retti sulla linea mediana, dopo averli liberati parzialmente dalle inserzioni costali e dalla fascia aponeurotica. Il rilassamento della parete addominale nella regione dei fianchi li fa apparire poco definiti dando un aspetto “cilindrico” all’addome, piuttosto che un aspetto caratteristico “a clessidra”. Questo difetto, che deve essere accuratamente distinto dall’accumulo localizzato di adipe, viene trattato mediante la rotazione degli obliqui esterni associata alla plicatura dei muscoli retti. [3] Un altro elemento in grado di deformare l’aspetto dell’addome è la soluzione di continuo del piano muscolo-fasciale (ad esempio per un laparocele). Esso è solitamente secondario ad un intervento chirurgico. Tuttavia non sono infrequenti presentazioni spontanee con cedimenti del piano di contenimento dei visceri a livello della linea alba, generalmente legati a debolezze congenite, spesso evidenziate da un prolungato aumento della pressione intra-addominale (ad esempio in gravidanza). Il trattamento prevede la riparazione combinata (autoplastica o alloplastica) del difetto parietale a scopo di contenimento dei visceri e la correzione estetica dell’addome prominente. La correzione di difetti minimi viene generalmente effettuata mediante sovrapposizione dei margini della soluzione di continuo. Tuttavia, lo sviluppo di reti in materiale plastico e di soluzioni di contenimento altamente evolute (reti a doppio strato, ad esempio) consente di ottenere riparazioni stabili senza elevare eccessivamente la pressione intra-addominale e senza gravare oltremodo sui tessuti muscolo-fasciali che in questi casi si presentano spesso retratti e fragili. [4-5] Un altro elemento che spesso concorre a determinare un’alterazione del profilo addominale è la distrofia adiposa, sia essa diffusa o, più spesso, localizzata. Questa, mediante accumuli soprattutto a livello dei fianchi e della porzione sotto-ombelicale dell’addome, porta ad una conformazione antiestetica dell’addome. Nell’approccio terapeutico, occorre, ovviamente, distinguere accuratamente gli accumuli adiposi localizzati dai cedimenti parietali, in quanto il trattamento Home Indice Relazioni Indice Autori Relazioni Ricerca nelle Relaz...

LE ALTERAZIONI ADDOMINALI ACQUISITE

PANETTIERE, PIETRO;
2005

Abstract

La gravidanza, specie se gemellare, la multiparità in genere, [1] ma anche interventi ginecologici addominali e lo stesso processo di invecchiamento fisiologico possono comportare con elevata frequenza l’insorgenza di alterazioni addominali caratterizzate principalmente da lassità parietale associata o meno a distrofia cutanea e dalla presenza di cicatrici con distorsione del profilo e lipodistrofia. Sono stati individuati differenti elementi, che, in varia combinazione fra loro, sono in grado di determinare l’alterazione del profilo addominale sia sul piano funzionale sia su quello estetico. [2] L’elemento più frequentemente rilevabile, soprattutto dopo gravidanza, ma in generale con l’avanzamento dell’età è il rilassamento muscolare e fasciale addominale. Il suo trattamento richiede generalmente la plicatura del piano muscolo-fasciale per il ripristino della linea dei fianchi e per l’appiattimento dell’addome. Si distinguono fondamentalmente quattro differenti pattern di rilassamento: il rilassamento dei muscoli retti (generalmente secondario alla gravidanza), che richiede la plicatura dei muscoli retti stessi lungo la linea mediana secondo i vari schemi che sono stati proposti, ma che fondamentalmente mirano ad aumentare la tensione del piano muscolo-fasciale e rinforzare la linea mediana. Il rilassamento mio-fasciale nelle aree laterali ed inferiori dell’addome richiede invece l’associazione della plicatura dei muscoli retti con una plicatura a L dell’aponeurosi del muscolo obliquo esterno. La lateralizzazione congenita dell’inserzione dei muscoli retti sui margini costali comporta invece principalmente un rilassamento della porzione alta dell’addome, a livello sovraombelicale e soprattutto sotto-xifoideo. Il trattamento prevede un avanzamento dei muscoli retti sulla linea mediana, dopo averli liberati parzialmente dalle inserzioni costali e dalla fascia aponeurotica. Il rilassamento della parete addominale nella regione dei fianchi li fa apparire poco definiti dando un aspetto “cilindrico” all’addome, piuttosto che un aspetto caratteristico “a clessidra”. Questo difetto, che deve essere accuratamente distinto dall’accumulo localizzato di adipe, viene trattato mediante la rotazione degli obliqui esterni associata alla plicatura dei muscoli retti. [3] Un altro elemento in grado di deformare l’aspetto dell’addome è la soluzione di continuo del piano muscolo-fasciale (ad esempio per un laparocele). Esso è solitamente secondario ad un intervento chirurgico. Tuttavia non sono infrequenti presentazioni spontanee con cedimenti del piano di contenimento dei visceri a livello della linea alba, generalmente legati a debolezze congenite, spesso evidenziate da un prolungato aumento della pressione intra-addominale (ad esempio in gravidanza). Il trattamento prevede la riparazione combinata (autoplastica o alloplastica) del difetto parietale a scopo di contenimento dei visceri e la correzione estetica dell’addome prominente. La correzione di difetti minimi viene generalmente effettuata mediante sovrapposizione dei margini della soluzione di continuo. Tuttavia, lo sviluppo di reti in materiale plastico e di soluzioni di contenimento altamente evolute (reti a doppio strato, ad esempio) consente di ottenere riparazioni stabili senza elevare eccessivamente la pressione intra-addominale e senza gravare oltremodo sui tessuti muscolo-fasciali che in questi casi si presentano spesso retratti e fragili. [4-5] Un altro elemento che spesso concorre a determinare un’alterazione del profilo addominale è la distrofia adiposa, sia essa diffusa o, più spesso, localizzata. Questa, mediante accumuli soprattutto a livello dei fianchi e della porzione sotto-ombelicale dell’addome, porta ad una conformazione antiestetica dell’addome. Nell’approccio terapeutico, occorre, ovviamente, distinguere accuratamente gli accumuli adiposi localizzati dai cedimenti parietali, in quanto il trattamento Home Indice Relazioni Indice Autori Relazioni Ricerca nelle Relaz...
2005
Atti della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia
P. Panettiere; L. Marchetti; D. Accorsi
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