La corporeità come luogo elettivo di formazione ha sempre costituito un tratto inconfondibile della pedagogia di Antonio Erbetta. Per lui si tratta soprattutto di un corpo malato, come cifra simbolica del nostro essere nel mondo, che attraverso il dolore diventa luogo formativo in quanto rivelatore della nostra esistenza inautentica. Questo valore esistenziale del corpo e la sua potenza formativa nel quadro di una rigogliosa filosofia della vita, richiede di pensarlo non nella forma rassicurante, distaccata e medicalizzata predominante nella tradizione occidentale, ma come corpo-vissuto, corpo-proprio, Lieb. In questo senso la riflessione di Erbetta si inserisce in pieno in una tradizione fenomenologica che raggiuge in Merleau-Ponty la sua forma più compiuta, e che recentemente ha trovato nella prospettiva dell’Embodied theory un’attualissima e raffinata formalizzazione teorica le cui implicazioni pedagogiche sono ancora da sviluppare. Ma la nozione chiave di corpo-vissuto, ed è questo il centro di questo contributo, è rintracciabile anche prima, sin dalle origini del pensiero fenomenologico. Sin dalle lezioni del 1907 su La cosa e lo spazio e soprattutto in Idee II, Husserl propone la distinzione fra corpo-oggetto (Körper) e corpo-proprio o corpo vivo (Leib). Una distinzione fondamentale che sta alla base della tradizione fenomenologica successiva e che rappresenta il presupposto stesso dell’embodied theory, di cui si evidenzieranno le premesse fenomenologiche e si vedranno alcune implicazioni educative sul piano della percezione sensoriale (estetica, per Husserl) e su quello dell’esperienza vissuta.
M.Tarozzi (2019). pedagogia embodied e soggettività incarnata. Como-Pavia : Ibis.
pedagogia embodied e soggettività incarnata
M. Tarozzi
2019
Abstract
La corporeità come luogo elettivo di formazione ha sempre costituito un tratto inconfondibile della pedagogia di Antonio Erbetta. Per lui si tratta soprattutto di un corpo malato, come cifra simbolica del nostro essere nel mondo, che attraverso il dolore diventa luogo formativo in quanto rivelatore della nostra esistenza inautentica. Questo valore esistenziale del corpo e la sua potenza formativa nel quadro di una rigogliosa filosofia della vita, richiede di pensarlo non nella forma rassicurante, distaccata e medicalizzata predominante nella tradizione occidentale, ma come corpo-vissuto, corpo-proprio, Lieb. In questo senso la riflessione di Erbetta si inserisce in pieno in una tradizione fenomenologica che raggiuge in Merleau-Ponty la sua forma più compiuta, e che recentemente ha trovato nella prospettiva dell’Embodied theory un’attualissima e raffinata formalizzazione teorica le cui implicazioni pedagogiche sono ancora da sviluppare. Ma la nozione chiave di corpo-vissuto, ed è questo il centro di questo contributo, è rintracciabile anche prima, sin dalle origini del pensiero fenomenologico. Sin dalle lezioni del 1907 su La cosa e lo spazio e soprattutto in Idee II, Husserl propone la distinzione fra corpo-oggetto (Körper) e corpo-proprio o corpo vivo (Leib). Una distinzione fondamentale che sta alla base della tradizione fenomenologica successiva e che rappresenta il presupposto stesso dell’embodied theory, di cui si evidenzieranno le premesse fenomenologiche e si vedranno alcune implicazioni educative sul piano della percezione sensoriale (estetica, per Husserl) e su quello dell’esperienza vissuta.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.