Secondo uno studio condotto dal network europeo Cecodhas5, il 6% della popolazione europea vive in situazioni di housing deprivation, cioè in abitazioni sovrappopolate, con condizioni igienico-sanitarie o strutturali inadeguate (Cecodhas Housing Europe 2012). Italia (7,3 %) e Grecia (7,6 %) sono gli unici paesi dell’UE-15 a superare tale soglia. Nel nostro paese la diminuzione del potere di acquisto dei redditi conseguente la crisi economica ha comportato un aumento dell’onerosità delle spese per l’abitazione nei bilanci familiari, aggravando il problema dell’affordability, cioè della «possibilità di ottenere un certo standard abitativo a un prezzo o a un canone che non costituisce, un peso irragionevole rispetto al reddito familiare» (Palvarini 2010). La povertà abitativa è pertanto il risultato delle trasformazioni demografiche e sociali che stanno interessando tutte le società occidentali, ma anche del sistema produttivo, con pesanti ricadute sulla crescita della vulnerabilità sociale (Lodi Rizzini, 2013). Il social housing rappresenta un’opportunità per fronteggiare la richiesta di nuove spazialità e nuovi modi di abitare: - ampliando il target dei beneficiari, includendo l’area grigia di outsiders, provenienti dal cosiddetto «ceto medio impoverito», che non hanno redditi così bassi da accedere all’edilizia popolare ma neanche così alti per ricorrere al mercato; - rispondendo a quei bisogni «scoperti» che rispecchiano forme di vulnerabilità degli utenti. La dimensione economica non è più l’unico fattore che determina situazioni di esclusione abitativa, ma accanto a essa si contano numerose nuove variabili (temporaneità del bisogno, disabilità,etc); - individuando nuove forme di finanziamento attraverso l’intervento di soggetti eterogenei provenienti dal settore privato, dal Terzo settore e dal mondo delle fondazioni. Il paper presenta barriere e potenzialità concernenti l’innalzamento della qualità dello spazio e l’adeguamento a nuovi canoni abitativi in termini di miglioramento funzionale e di integrazione tecnologica del patrimonio edilizio, con riferimento all’adozione di specifiche tecnologie, anche attraverso casi esemplificativi di respiro internazionale. Il paper prevede la descrizione di due casi significativi, mettendo in luce il rapporto tra innovazione tipologica, determinata dall’inclusione di strutture sociali (spazi comuni destinati alla socializzazione; servizi comuni – servizi socio-sanitari, socio-assistenziali e di accompagnamento; co-housing) e innovazione tecnologica (soluzioni per l’efficientamento energetico, per l’integrazione di sistemi ICT, etc.) riflettendo in maniera critica sulle relative ricadute in termini abitativi, funzionali e socio-culturali. Il paper si conclude con alcune considerazioni sul ruolo giocato dall’utente finale nella fase d’uso dei manufatti realizzati/riqualificati secondo criteri di efficienza energetica e integrazione tipologica/tecnologica. Di conseguenza si rifletterà anche sulla necessità, da un lato, di coinvolgimento e sensibilizzazione dell’utente finale sin dalla fase di progetto e, dall’altro, sulla possibilità di integrare misure progettuali e strumenti di supporto all’utenza adeguati ad una migliore qualità abitativa degli spazi.

Valentina Gianfrate (2016). Qualità dello spazio: sistemi e tecnologie per nuove spazialità e nuovi modi di abitare. RImini : Maggioli.

Qualità dello spazio: sistemi e tecnologie per nuove spazialità e nuovi modi di abitare

Valentina Gianfrate
2016

Abstract

Secondo uno studio condotto dal network europeo Cecodhas5, il 6% della popolazione europea vive in situazioni di housing deprivation, cioè in abitazioni sovrappopolate, con condizioni igienico-sanitarie o strutturali inadeguate (Cecodhas Housing Europe 2012). Italia (7,3 %) e Grecia (7,6 %) sono gli unici paesi dell’UE-15 a superare tale soglia. Nel nostro paese la diminuzione del potere di acquisto dei redditi conseguente la crisi economica ha comportato un aumento dell’onerosità delle spese per l’abitazione nei bilanci familiari, aggravando il problema dell’affordability, cioè della «possibilità di ottenere un certo standard abitativo a un prezzo o a un canone che non costituisce, un peso irragionevole rispetto al reddito familiare» (Palvarini 2010). La povertà abitativa è pertanto il risultato delle trasformazioni demografiche e sociali che stanno interessando tutte le società occidentali, ma anche del sistema produttivo, con pesanti ricadute sulla crescita della vulnerabilità sociale (Lodi Rizzini, 2013). Il social housing rappresenta un’opportunità per fronteggiare la richiesta di nuove spazialità e nuovi modi di abitare: - ampliando il target dei beneficiari, includendo l’area grigia di outsiders, provenienti dal cosiddetto «ceto medio impoverito», che non hanno redditi così bassi da accedere all’edilizia popolare ma neanche così alti per ricorrere al mercato; - rispondendo a quei bisogni «scoperti» che rispecchiano forme di vulnerabilità degli utenti. La dimensione economica non è più l’unico fattore che determina situazioni di esclusione abitativa, ma accanto a essa si contano numerose nuove variabili (temporaneità del bisogno, disabilità,etc); - individuando nuove forme di finanziamento attraverso l’intervento di soggetti eterogenei provenienti dal settore privato, dal Terzo settore e dal mondo delle fondazioni. Il paper presenta barriere e potenzialità concernenti l’innalzamento della qualità dello spazio e l’adeguamento a nuovi canoni abitativi in termini di miglioramento funzionale e di integrazione tecnologica del patrimonio edilizio, con riferimento all’adozione di specifiche tecnologie, anche attraverso casi esemplificativi di respiro internazionale. Il paper prevede la descrizione di due casi significativi, mettendo in luce il rapporto tra innovazione tipologica, determinata dall’inclusione di strutture sociali (spazi comuni destinati alla socializzazione; servizi comuni – servizi socio-sanitari, socio-assistenziali e di accompagnamento; co-housing) e innovazione tecnologica (soluzioni per l’efficientamento energetico, per l’integrazione di sistemi ICT, etc.) riflettendo in maniera critica sulle relative ricadute in termini abitativi, funzionali e socio-culturali. Il paper si conclude con alcune considerazioni sul ruolo giocato dall’utente finale nella fase d’uso dei manufatti realizzati/riqualificati secondo criteri di efficienza energetica e integrazione tipologica/tecnologica. Di conseguenza si rifletterà anche sulla necessità, da un lato, di coinvolgimento e sensibilizzazione dell’utente finale sin dalla fase di progetto e, dall’altro, sulla possibilità di integrare misure progettuali e strumenti di supporto all’utenza adeguati ad una migliore qualità abitativa degli spazi.
2016
Cluster in progress. La Tecnologia dell'architettura in rete per l'innovazione / The Architectural technology network for innovation
320
327
Valentina Gianfrate (2016). Qualità dello spazio: sistemi e tecnologie per nuove spazialità e nuovi modi di abitare. RImini : Maggioli.
Valentina Gianfrate
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/700023
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