Nella mia presentazione ho voluto sottolineare la qualità a mio avviso fondamentale di questo li-bro: l’occasione rara, offerta al lettore, di un incontro con la mente di Aristotele che sia vivo, cioè in-sieme emozionante e sincero. Come le Quindici lezioni su Platone, scritte in precedenza da Vegetti, avevano il pregio di rispecchiare il carattere vitale della filosofia platonica, invitandoci a «pensare filo-soficamente» con Platone anziché esaurire la sua opera in un sistema dottrinale, così le nuove quindici lezioni aristoteliche di Vegetti e Ademollo ci introducono nel «laboratorio intellettuale» di Aristotele, del quale hanno il merito di restituire il senso d’insieme senza tacerne i punti di tensione teorica, invi-tandoci a non restare indifferenti di fronte all’impresa eccezionale compiuta da «un solo uomo e nell’arco di una vita», qualunque sia la nostra reazione: di consenso o dissenso. Una in particolare di queste tensioni interne o aporie del pensiero di Aristotele è cara a Vegetti, e cioè la sua definizione del-la «felicità perfetta» come esercizio dell’attività teoretica, che apparentemente contrasta con la raffinata costruzione etico-politica dell’eudaimonia. L’ipotesi di Vegetti è che si tratti di una «provocazione in-tellettuale», una sorta di affermazione d’orgoglio per rivendicare l’eccezionalità del filosofo come uo-mo di scuola davanti alla marginalità del suo ruolo politico. L’alternativa che propongo è che non si tratti invece di un’aporia de dicto ma de re, cioè che vi sia, per Aristotele, una «tensione costitutiva e irriducibile tra la natura umana e mortale e quella divina ed eterna compresenti nell’essere umano»: la perfezione (e dunque anche la felicità come attività perfetta) è degli uomini, imperfetti perché animali «politici» e mortali, solo in quanto espressione della loro parte divina.
Carlotta Capuccino (2018). Presentazione del libro di Mario Vegetti e Francesco Ademollo, Incontro con Aristotele, Torino: Einaudi, 2016.. Bologna : Bononia University Press.
Presentazione del libro di Mario Vegetti e Francesco Ademollo, Incontro con Aristotele, Torino: Einaudi, 2016.
Carlotta Capuccino
2018
Abstract
Nella mia presentazione ho voluto sottolineare la qualità a mio avviso fondamentale di questo li-bro: l’occasione rara, offerta al lettore, di un incontro con la mente di Aristotele che sia vivo, cioè in-sieme emozionante e sincero. Come le Quindici lezioni su Platone, scritte in precedenza da Vegetti, avevano il pregio di rispecchiare il carattere vitale della filosofia platonica, invitandoci a «pensare filo-soficamente» con Platone anziché esaurire la sua opera in un sistema dottrinale, così le nuove quindici lezioni aristoteliche di Vegetti e Ademollo ci introducono nel «laboratorio intellettuale» di Aristotele, del quale hanno il merito di restituire il senso d’insieme senza tacerne i punti di tensione teorica, invi-tandoci a non restare indifferenti di fronte all’impresa eccezionale compiuta da «un solo uomo e nell’arco di una vita», qualunque sia la nostra reazione: di consenso o dissenso. Una in particolare di queste tensioni interne o aporie del pensiero di Aristotele è cara a Vegetti, e cioè la sua definizione del-la «felicità perfetta» come esercizio dell’attività teoretica, che apparentemente contrasta con la raffinata costruzione etico-politica dell’eudaimonia. L’ipotesi di Vegetti è che si tratti di una «provocazione in-tellettuale», una sorta di affermazione d’orgoglio per rivendicare l’eccezionalità del filosofo come uo-mo di scuola davanti alla marginalità del suo ruolo politico. L’alternativa che propongo è che non si tratti invece di un’aporia de dicto ma de re, cioè che vi sia, per Aristotele, una «tensione costitutiva e irriducibile tra la natura umana e mortale e quella divina ed eterna compresenti nell’essere umano»: la perfezione (e dunque anche la felicità come attività perfetta) è degli uomini, imperfetti perché animali «politici» e mortali, solo in quanto espressione della loro parte divina.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.