Nonostante non manchino alcuni importanti lavori sulle istituzioni locali negli anni della Grande Guerra, resta il fatto che se si procede a un bilancio storiografico complessivo emerge un dato abbastanza evidente: sull’interventismo statale negli anni di guerra esiste una storiografia articolata e consolidata, non altrettanto si può dire per le politiche municipali. Questo diverso grado di attenzione che gli studi hanno prestato allo Stato e ai Comuni negli anni della Grande Guerra è lo specchio di tendenze storiche ben precise. Una sorta di “doppio movimento” che, proprio a partire dal Quindici-Diciotto, vede crescere il centralismo e declinare le autonomie. Se riflettiamo, infatti, sulle dinamiche storiche di lungo periodo è possibile affermare che gli anni di guerra, 1915-1918, rappresentano l’inizio di una lunga fase di accentramento nella vita pubblica italiana che arriva fino alla riforma regionale del 1970. Solo allora si assiste a un rilancio delle autonomie. In altre parole, il crescente interventismo statale sulla società e l’economia manifestatosi con grande evidenza a partire dalla Prima guerra mondiale giunge a compimento nel quadro della dittatura fascista e si prolunga nei primi decenni della Repubblica. Dal punto di vista, invece, dell’autonomia e del protagonismo degli enti locali la Grande Guerra segna l’apice e poi l’esaurirsi di un percorso di crescita iniziato nei decenni a cavallo del 1900, quando lo sviluppo delle città e il graduale allargamento del suffragio amministrativo avevano costituito le premesse di una stagione molto fertile della vita municipale fatta di nuovi attori sociali, di sperimentalismo amministrativo, di modernizzazione dei servizi pubblici. Queste tendenze storiche novecentesche, che hanno visto crescere il potere pubblico a discapito delle autonomie, hanno indubbiamente influito anche nel determinare una diversa rilevanza dei filoni storiografici relativi al centro e alle periferie.
Carlo De Maria (2017). Le politiche municipali come problema storiografico. Roma : Bradypus.
Le politiche municipali come problema storiografico
Carlo De Maria
2017
Abstract
Nonostante non manchino alcuni importanti lavori sulle istituzioni locali negli anni della Grande Guerra, resta il fatto che se si procede a un bilancio storiografico complessivo emerge un dato abbastanza evidente: sull’interventismo statale negli anni di guerra esiste una storiografia articolata e consolidata, non altrettanto si può dire per le politiche municipali. Questo diverso grado di attenzione che gli studi hanno prestato allo Stato e ai Comuni negli anni della Grande Guerra è lo specchio di tendenze storiche ben precise. Una sorta di “doppio movimento” che, proprio a partire dal Quindici-Diciotto, vede crescere il centralismo e declinare le autonomie. Se riflettiamo, infatti, sulle dinamiche storiche di lungo periodo è possibile affermare che gli anni di guerra, 1915-1918, rappresentano l’inizio di una lunga fase di accentramento nella vita pubblica italiana che arriva fino alla riforma regionale del 1970. Solo allora si assiste a un rilancio delle autonomie. In altre parole, il crescente interventismo statale sulla società e l’economia manifestatosi con grande evidenza a partire dalla Prima guerra mondiale giunge a compimento nel quadro della dittatura fascista e si prolunga nei primi decenni della Repubblica. Dal punto di vista, invece, dell’autonomia e del protagonismo degli enti locali la Grande Guerra segna l’apice e poi l’esaurirsi di un percorso di crescita iniziato nei decenni a cavallo del 1900, quando lo sviluppo delle città e il graduale allargamento del suffragio amministrativo avevano costituito le premesse di una stagione molto fertile della vita municipale fatta di nuovi attori sociali, di sperimentalismo amministrativo, di modernizzazione dei servizi pubblici. Queste tendenze storiche novecentesche, che hanno visto crescere il potere pubblico a discapito delle autonomie, hanno indubbiamente influito anche nel determinare una diversa rilevanza dei filoni storiografici relativi al centro e alle periferie.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.