Il saggio analizza il romanzo di Ana Ramírez Cañil, "Si a los tres años no he vuelto" (2011), in cui la felicità viene rappresentata, sulla scorta degli antichi filosofi greci, come l’altra faccia del dolore. Il romanzo rielabora uno dei fenomeni più crudeli della repressione franchista nei primi anni del dopoguerra: la segregazione forzata dei figli dalle madri repubblicane e la terribile situazione delle donne nelle carceri. È uno dei numerosi testi che, attraverso una commistione indecifrabile di finzione e referenzialità, hanno contribuito, negli ultimi anni, alla rappresentazione del trauma e alla costruzione di una memoria storica che compensa, in parte, il vuoto giudiziario e legislativo che continua ad esistere in Spagna. In questo lavoro si prenderanno principalmente in considerazione le caratteristiche e l’evoluzione dei protagonisti dal punto di vista della loro possibile o impossibile felicità. Emerge, in tali circostanze, l’evidenza del corpo con le sue manifestazioni più travolgenti, essenziali e incontenibili, spesso aliene alla volontà degli individui e che rendono conto di una drammatica realtà: il desiderio sessuale, le gioie e i timori della gravidanza, l’angoscia della separazione forzata e lo struggimento dell’assenza. E, infine, il momento del ricongiungimento intorno al quale si concentrano le aspettative di vita e di realizzazione dei protagonisti.
Luigi Contadini (2019). Tra felicità e dolore: "Si los tres años no he vuelto" di Ana Ramírez Cañil. Napoli : Tullio Pironti.
Tra felicità e dolore: "Si los tres años no he vuelto" di Ana Ramírez Cañil
Luigi Contadini
2019
Abstract
Il saggio analizza il romanzo di Ana Ramírez Cañil, "Si a los tres años no he vuelto" (2011), in cui la felicità viene rappresentata, sulla scorta degli antichi filosofi greci, come l’altra faccia del dolore. Il romanzo rielabora uno dei fenomeni più crudeli della repressione franchista nei primi anni del dopoguerra: la segregazione forzata dei figli dalle madri repubblicane e la terribile situazione delle donne nelle carceri. È uno dei numerosi testi che, attraverso una commistione indecifrabile di finzione e referenzialità, hanno contribuito, negli ultimi anni, alla rappresentazione del trauma e alla costruzione di una memoria storica che compensa, in parte, il vuoto giudiziario e legislativo che continua ad esistere in Spagna. In questo lavoro si prenderanno principalmente in considerazione le caratteristiche e l’evoluzione dei protagonisti dal punto di vista della loro possibile o impossibile felicità. Emerge, in tali circostanze, l’evidenza del corpo con le sue manifestazioni più travolgenti, essenziali e incontenibili, spesso aliene alla volontà degli individui e che rendono conto di una drammatica realtà: il desiderio sessuale, le gioie e i timori della gravidanza, l’angoscia della separazione forzata e lo struggimento dell’assenza. E, infine, il momento del ricongiungimento intorno al quale si concentrano le aspettative di vita e di realizzazione dei protagonisti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.