La questione del calco in calcestruzzo è ormai da anni diventata decisiva nella scultura contemporanea, e, grazie a questa, ha assunto nuova importanza anche nell’architettura. Fatta eccezione per i calchi delle sculture in pietra che vennero eseguiti dagli artisti sin dai primi decenni del Novecento, il calco in calcestruzzo svincolato dalla copia inizia a delinearsi quale particolare forma di scultura solo nella seconda metà del secolo. Il materiale che ha generato spazi di vita per l’umanità diventa, nelle mani degli artisti, un composto che riesce a rivelare i vuoti invisibili e appena tratteggiati dalle linee di oggetti domestici. Quello stesso materiale può far apparire quello che secondo la tradizione antica è all’origine della pittura: l’ombra di una persona amata. Nauman, Penone, Uncini, Gormley, Kiecol, Salcedo, Whiteread e Genzken sono tra i principali protagonisti delle diverse espressioni del calco in calcestruzzo quali ricognizioni sugli accadimenti dello spazio, sia quello fisico che quello introspettivo. Il sentimento della rovina viene espresso da artisti come Kiefer attraverso la creazione di un calcestruzzo grezzo da cui spunta la rugginosa armatura in acciaio di un edificio divelto. Altri ancora, come Huyghe, hanno eletto le carcasse in calcestruzzo armato lasciate non finite nei paesaggi delle periferie italiane a simboli di un cantiere permanente per un processo creativo partecipativo su cui rifondare arte e architettura. Alcune architetture di Nouvel, Olgiati, Lacaton & Vassal e di Aravena sono concepite quali altri cantieri non finiti. I calchi dello spazio e dei ricordi materializzati dagli artisti hanno finito per condizionare alcuni processi creativi della fabbricazione del calcestruzzo in architettura. All’inizio del Duemila sono nati così edifici e monumenti costruiti da AFF Architekten, Diener & Diener, Brandlhuber, Kerez, Buchner & Bründler, Edouard François e Christ & Gantenbein a partire dal calco di costruzioni all’abbandono e destinate alla distruzione, e che rivivono nelle impronte lasciate sui muri in calcestruzzo. Moretti si rivela essere stato comunque un pioniere della scoperta degli effetti plastici del calco dello spazio. Il saggio vuole offrire al lettore un frammento dello straordinario universo creativo della scultura in calcestruzzo cui è dedicata la serie Sculture in calcestruzzo dal Novecento ad oggi curata da Anna Rosellini.

Calchi di spazio, mnemosine e rovine. Sculture in calcestruzzo dal Novecento ad oggi

Anna Rosellini
2019

Abstract

La questione del calco in calcestruzzo è ormai da anni diventata decisiva nella scultura contemporanea, e, grazie a questa, ha assunto nuova importanza anche nell’architettura. Fatta eccezione per i calchi delle sculture in pietra che vennero eseguiti dagli artisti sin dai primi decenni del Novecento, il calco in calcestruzzo svincolato dalla copia inizia a delinearsi quale particolare forma di scultura solo nella seconda metà del secolo. Il materiale che ha generato spazi di vita per l’umanità diventa, nelle mani degli artisti, un composto che riesce a rivelare i vuoti invisibili e appena tratteggiati dalle linee di oggetti domestici. Quello stesso materiale può far apparire quello che secondo la tradizione antica è all’origine della pittura: l’ombra di una persona amata. Nauman, Penone, Uncini, Gormley, Kiecol, Salcedo, Whiteread e Genzken sono tra i principali protagonisti delle diverse espressioni del calco in calcestruzzo quali ricognizioni sugli accadimenti dello spazio, sia quello fisico che quello introspettivo. Il sentimento della rovina viene espresso da artisti come Kiefer attraverso la creazione di un calcestruzzo grezzo da cui spunta la rugginosa armatura in acciaio di un edificio divelto. Altri ancora, come Huyghe, hanno eletto le carcasse in calcestruzzo armato lasciate non finite nei paesaggi delle periferie italiane a simboli di un cantiere permanente per un processo creativo partecipativo su cui rifondare arte e architettura. Alcune architetture di Nouvel, Olgiati, Lacaton & Vassal e di Aravena sono concepite quali altri cantieri non finiti. I calchi dello spazio e dei ricordi materializzati dagli artisti hanno finito per condizionare alcuni processi creativi della fabbricazione del calcestruzzo in architettura. All’inizio del Duemila sono nati così edifici e monumenti costruiti da AFF Architekten, Diener & Diener, Brandlhuber, Kerez, Buchner & Bründler, Edouard François e Christ & Gantenbein a partire dal calco di costruzioni all’abbandono e destinate alla distruzione, e che rivivono nelle impronte lasciate sui muri in calcestruzzo. Moretti si rivela essere stato comunque un pioniere della scoperta degli effetti plastici del calco dello spazio. Il saggio vuole offrire al lettore un frammento dello straordinario universo creativo della scultura in calcestruzzo cui è dedicata la serie Sculture in calcestruzzo dal Novecento ad oggi curata da Anna Rosellini.
2019
323
9788825524567
Anna Rosellini
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/686148
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