Il contributo, inserendosi nel filone della Pedagogia dell'Infanzia (Bobbio, 2013; Bobbio, Traverso, 2016), intende presentare una riflessione che incrocia la dimensione del gioco, importante e imprescindibile tappa evolutiva per l'infanzia (Bondioli, 2016), con quella dei rischi di una trasformazione e perdita della sua dimensione più autentica che ha a che fare con i concetti di scoperta, sperimentazione, sfida, creatività. In una società in cui l'infanzia è minacciata nel suo stesso sussistere da un fenomeno sempre più diffuso quale quello dell'adultizzazione (D'Amato, 2014; Contini, Demozzi, 2016), cui fa da contraltare la puerilizzazione del mondo adulto (Ammaniti, 2015), cosa succede alla dimensione ludica? Come si trasformano, se si trasformano, il gioco ed il giocare entro cornici definite da logiche di consumo, competizione e sfrenato individualismo? Quali implicazioni si possono riscontrare nella quotidianità di bambini e bambine, nelle loro arene private, così come negli ambienti dei servizi educativi? Questo contributo intende “smontare” la retorica del gioco, facendo emergere le ombre che, troppo spesso, si nascondono dietro ai buoni propositi della promozione del suo “diritto” (così come sancito dalla Convenzione ONU del 1989); nonché intende mettere in luce alcune delle dimensioni in cui è rintracciabile un “giocare da grandi” più che un “grande giocare” (es. gioco all'aperto e rischi/giocattoli/gioco e genere/sport). Ci si interroga, infine, a partire da quelle che sono tutt'oggi esperienze educative da tramandare e continuare a valorizzare (es. servizi educativi, centri bambini e genitori, musei, biblioteche, ludoteche...), su quali piste argomentative debba muoversi la riflessione pedagogica e su quali siano i capisaldi a cui ancorarsi (o a cui ritornare), nell'ottica di una valorizzazione della dimensione ludica autenticamente coerente con gli insegnamenti della Pedagogia del gioco e, più in generale, della pedagogia dell'infanzia.
S.Demozzi (2019). I bambini "giocano grande"?. Roma : Carocci.
I bambini "giocano grande"?
S. Demozzi
2019
Abstract
Il contributo, inserendosi nel filone della Pedagogia dell'Infanzia (Bobbio, 2013; Bobbio, Traverso, 2016), intende presentare una riflessione che incrocia la dimensione del gioco, importante e imprescindibile tappa evolutiva per l'infanzia (Bondioli, 2016), con quella dei rischi di una trasformazione e perdita della sua dimensione più autentica che ha a che fare con i concetti di scoperta, sperimentazione, sfida, creatività. In una società in cui l'infanzia è minacciata nel suo stesso sussistere da un fenomeno sempre più diffuso quale quello dell'adultizzazione (D'Amato, 2014; Contini, Demozzi, 2016), cui fa da contraltare la puerilizzazione del mondo adulto (Ammaniti, 2015), cosa succede alla dimensione ludica? Come si trasformano, se si trasformano, il gioco ed il giocare entro cornici definite da logiche di consumo, competizione e sfrenato individualismo? Quali implicazioni si possono riscontrare nella quotidianità di bambini e bambine, nelle loro arene private, così come negli ambienti dei servizi educativi? Questo contributo intende “smontare” la retorica del gioco, facendo emergere le ombre che, troppo spesso, si nascondono dietro ai buoni propositi della promozione del suo “diritto” (così come sancito dalla Convenzione ONU del 1989); nonché intende mettere in luce alcune delle dimensioni in cui è rintracciabile un “giocare da grandi” più che un “grande giocare” (es. gioco all'aperto e rischi/giocattoli/gioco e genere/sport). Ci si interroga, infine, a partire da quelle che sono tutt'oggi esperienze educative da tramandare e continuare a valorizzare (es. servizi educativi, centri bambini e genitori, musei, biblioteche, ludoteche...), su quali piste argomentative debba muoversi la riflessione pedagogica e su quali siano i capisaldi a cui ancorarsi (o a cui ritornare), nell'ottica di una valorizzazione della dimensione ludica autenticamente coerente con gli insegnamenti della Pedagogia del gioco e, più in generale, della pedagogia dell'infanzia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.