La nozione di ruralità è da tempo oggetto di studio e si caratterizza per essere in continua evoluzione. La lettura approfondita della ruralità del Nuovo Circondario Imolese trae un benefico vantaggio dall’analisi congiunta delle dinamiche socioeconomiche e demografiche in esso intervenute nel tempo. A tal fine, le informazioni impiegate per l’analisi del profilo socioeconomico fanno riferimento ai Censimenti dell’Industria e dei Servizi, prodotti con cadenza decennale a partire dall’anno censuario 1951. Per l’analisi delle caratteristiche del settore primario, invece, le informazioni sono state desunte dai Censimenti Generali dell’Agricoltura, aventi anch’essi cadenza decennale a partire dall’anno 1961. Per ognuno dei dieci comuni che compongono il territorio indagato, si sono inoltre considerate informazioni di carattere sociodemografico e del sistema costruito disponibili nei Censimenti Istat della popolazione e delle abitazioni, prodotti con cadenza decennale a partire dall’anno censuario 1951. L’analisi della ruralità nel NCI, si basa proprio sulla disponibilità di informazioni georeferenziate per sezione di censimento6 relative al 13° e al 14° Censimento della Popolazione e delle Abitazioni degli anni 1991 e 2001. La scelta di questa minima unità territoriale di riferimento è frutto della constatazione di come l’ampio ventaglio dei contributi sul tema sono frequentemente il risultato dello sforzo di superare la difficoltà di lettura della ruralità attraverso informazioni riferite ad un dettaglio geografico non sufficientemente articolato7, tale da offrire un quadro di sintesi su vasta scala della realtà osservata. La lettura del profilo socioeconomico e demografico dei dieci comuni del NCI, classificati in base al differente livello di ruralità, è indubbiamente condizionata dalla disponibilità e dall’omogeneità delle informazioni rinvenibili nei due censimenti. Per tale motivo sono state considerate le otto variabili: quattro sono di carattere sociodemografico e rappresentano informazioni già impiegate in letteratura, mentre le altre quattro variabili sono riconducibili al sistema costruito. La valutazione della ruralità è stata condotta seguendo un percorso metodologico alla base del quale vi è l’ipotesi che, coniugando i tradizionali criteri di discriminazione con informazioni di maggior dettaglio territoriale rispetto a quelli usualmente impiegati in letteratura, si possa leggere con maggior precisione il carattere osservato. L’ipotesi di riferimento muove infatti dalla convinzione che l’adozione congiunta di un mosaico geografico più articolato rispetto a quello proposto a livello internazionale e l’affrancamento dell’analisi da confini di natura amministrativa, rappresenti un’efficace prospettiva di studio. In una prima fase si è così provveduto alla classificazione dicotomica dei Comuni e delle sezioni di censimento in “rurali” o “urbane” adottando la soglia di 150 abitanti per chilometro quadrato, così come proposto dall’OCSE. La fase successiva del percorso metodologico ricalca le stesse indicazioni dell’OCSE, secondo cui le sezioni di censimento discriminate in modo dicotomico (rurale e non rurale) vengono “collassate” in aree amministrative di livello superiore (in questo caso il comune), le quali possono così essere classificate nelle seguenti tre categorie: prevalentemente rurali (comuni in cui oltre il 50% della popolazione risiede in sezioni rurali); significativamente rurali (comuni in cui la popolazione che risiede in sezioni rurali rappresenta una quota compresa fra il 15 e il 50%); prevalentemente urbanizzate (comuni in cui la popolazione che risiede in sezioni rurali rappresenta una quota inferiore al 15%). Successivamente, è stata condotta un’analisi della differenza fra i profili sociodemografici dei comuni a differente ruralità nel 1991 e nel 2001.
Ghelfi R., Regazzi D. (2008). Il sistema demografico e socioeconomico del Nuovo Circondario Imolese. ROMA : Gangemi Editore spa.
Il sistema demografico e socioeconomico del Nuovo Circondario Imolese
GHELFI, RINO;REGAZZI, DOMENICO
2008
Abstract
La nozione di ruralità è da tempo oggetto di studio e si caratterizza per essere in continua evoluzione. La lettura approfondita della ruralità del Nuovo Circondario Imolese trae un benefico vantaggio dall’analisi congiunta delle dinamiche socioeconomiche e demografiche in esso intervenute nel tempo. A tal fine, le informazioni impiegate per l’analisi del profilo socioeconomico fanno riferimento ai Censimenti dell’Industria e dei Servizi, prodotti con cadenza decennale a partire dall’anno censuario 1951. Per l’analisi delle caratteristiche del settore primario, invece, le informazioni sono state desunte dai Censimenti Generali dell’Agricoltura, aventi anch’essi cadenza decennale a partire dall’anno 1961. Per ognuno dei dieci comuni che compongono il territorio indagato, si sono inoltre considerate informazioni di carattere sociodemografico e del sistema costruito disponibili nei Censimenti Istat della popolazione e delle abitazioni, prodotti con cadenza decennale a partire dall’anno censuario 1951. L’analisi della ruralità nel NCI, si basa proprio sulla disponibilità di informazioni georeferenziate per sezione di censimento6 relative al 13° e al 14° Censimento della Popolazione e delle Abitazioni degli anni 1991 e 2001. La scelta di questa minima unità territoriale di riferimento è frutto della constatazione di come l’ampio ventaglio dei contributi sul tema sono frequentemente il risultato dello sforzo di superare la difficoltà di lettura della ruralità attraverso informazioni riferite ad un dettaglio geografico non sufficientemente articolato7, tale da offrire un quadro di sintesi su vasta scala della realtà osservata. La lettura del profilo socioeconomico e demografico dei dieci comuni del NCI, classificati in base al differente livello di ruralità, è indubbiamente condizionata dalla disponibilità e dall’omogeneità delle informazioni rinvenibili nei due censimenti. Per tale motivo sono state considerate le otto variabili: quattro sono di carattere sociodemografico e rappresentano informazioni già impiegate in letteratura, mentre le altre quattro variabili sono riconducibili al sistema costruito. La valutazione della ruralità è stata condotta seguendo un percorso metodologico alla base del quale vi è l’ipotesi che, coniugando i tradizionali criteri di discriminazione con informazioni di maggior dettaglio territoriale rispetto a quelli usualmente impiegati in letteratura, si possa leggere con maggior precisione il carattere osservato. L’ipotesi di riferimento muove infatti dalla convinzione che l’adozione congiunta di un mosaico geografico più articolato rispetto a quello proposto a livello internazionale e l’affrancamento dell’analisi da confini di natura amministrativa, rappresenti un’efficace prospettiva di studio. In una prima fase si è così provveduto alla classificazione dicotomica dei Comuni e delle sezioni di censimento in “rurali” o “urbane” adottando la soglia di 150 abitanti per chilometro quadrato, così come proposto dall’OCSE. La fase successiva del percorso metodologico ricalca le stesse indicazioni dell’OCSE, secondo cui le sezioni di censimento discriminate in modo dicotomico (rurale e non rurale) vengono “collassate” in aree amministrative di livello superiore (in questo caso il comune), le quali possono così essere classificate nelle seguenti tre categorie: prevalentemente rurali (comuni in cui oltre il 50% della popolazione risiede in sezioni rurali); significativamente rurali (comuni in cui la popolazione che risiede in sezioni rurali rappresenta una quota compresa fra il 15 e il 50%); prevalentemente urbanizzate (comuni in cui la popolazione che risiede in sezioni rurali rappresenta una quota inferiore al 15%). Successivamente, è stata condotta un’analisi della differenza fra i profili sociodemografici dei comuni a differente ruralità nel 1991 e nel 2001.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.