Lo specchio è quell’oggetto della nostra quotidianità nel quale si materializzano non solo le figure umane, ma anche gli spazi con tutto ciò che essi contengono. Partendo da Narciso che si specchia innamorandosi della propria immagine, faremo un viaggio alla ricerca degli specchi nella Pittura, per scoprirne il ruolo e le illusioni, ma anche gli inganni che possono creare quando, sulla loro superficie, si materializzano inaspettatamente porzioni di figure umane e spazi: assenze catturate da un effimero riflesso, ma fissate in questo modo permanente. Chi non è presente nella scena, grazie ad uno specchio, vi entra ugualmente, grazie ai raddoppi spaziali stupefacenti, e con finzioni anche totali talmente verosimili che diventa impossibile stabilire se si tratti di un’immagine allo specchio o di una scena reale. Ma, si tratta pur sempre di Pittura. E, nel momento in cui si parla di specchi nei dipinti, si parla di immagini dentro l’immagine, di spazi dentro altri spazi, ossia di una doppia illusione. Come se non bastasse, quando l’Autore del dipinto si chiama Magritte, lo specchio sembra impazzire e le regole dell’ottica sono sovvertite con spazi e figure surreali. Lo specchio è quindi capace di creare non solo una realtà parallela, ma uno spazio illusorio dove tutto può accadere. Tutto questo se lo specchio è piano. Ma se invece è convesso? lo spazio che viene riflesso è molto più ampio di quello che rimanderebbe uno piano, ma la scena è ancora più intrigante ed illusoria, dato che la sua superficie è capace di restituire immagini deformate e sorprendenti. Grazie agli specchi convessi, la Pittura ha idealmente varcato la soglia della tela, proiettando l’al di qua dentro la scena. Così, da luoghi chiusi (come le botteghe fiamminghe di orafi ed usurai) il riflesso si spinge addirittura verso l’esterno urbano e lo specchio si configura come un vero e proprio quadro nel quadro. Ricchi di significati simbolici sono gli specchi convessi di Artisti italiani, dal Bellini (nei cui dipinti sono il simbolo del demonio e quindi della Vanità) al Caravaggio, dove il riflesso di una piccola finestra non è semplicemente una notazione architettonica, bensì il punto da cui ha accesso la luce divina della conversione. Spostandosi nel tempo e da un Paese all’altro, anzi da un uno specchio all’altro, si arriverà al ‘900, per godere dei virtuosismi ottici su superfici convesse del grande Escher con il suo autoritratto “Mano con sfera riflettente” (1935), forse il punto di arrivo per questo viaggio nell’immaginario: deformazione delle figure ed ampliamento dello spazio, apertura oltre la tela, virtuosismo artistico e scientificità dello studio ottico.

Maria Grazia Bellardi (2019). LO SPAZIO OLTRE L’IMMAGINE: GLI SPECCHI NELLA PITTURA DAL ‘400 AD OGGI.

LO SPAZIO OLTRE L’IMMAGINE: GLI SPECCHI NELLA PITTURA DAL ‘400 AD OGGI

Maria Grazia Bellardi
2019

Abstract

Lo specchio è quell’oggetto della nostra quotidianità nel quale si materializzano non solo le figure umane, ma anche gli spazi con tutto ciò che essi contengono. Partendo da Narciso che si specchia innamorandosi della propria immagine, faremo un viaggio alla ricerca degli specchi nella Pittura, per scoprirne il ruolo e le illusioni, ma anche gli inganni che possono creare quando, sulla loro superficie, si materializzano inaspettatamente porzioni di figure umane e spazi: assenze catturate da un effimero riflesso, ma fissate in questo modo permanente. Chi non è presente nella scena, grazie ad uno specchio, vi entra ugualmente, grazie ai raddoppi spaziali stupefacenti, e con finzioni anche totali talmente verosimili che diventa impossibile stabilire se si tratti di un’immagine allo specchio o di una scena reale. Ma, si tratta pur sempre di Pittura. E, nel momento in cui si parla di specchi nei dipinti, si parla di immagini dentro l’immagine, di spazi dentro altri spazi, ossia di una doppia illusione. Come se non bastasse, quando l’Autore del dipinto si chiama Magritte, lo specchio sembra impazzire e le regole dell’ottica sono sovvertite con spazi e figure surreali. Lo specchio è quindi capace di creare non solo una realtà parallela, ma uno spazio illusorio dove tutto può accadere. Tutto questo se lo specchio è piano. Ma se invece è convesso? lo spazio che viene riflesso è molto più ampio di quello che rimanderebbe uno piano, ma la scena è ancora più intrigante ed illusoria, dato che la sua superficie è capace di restituire immagini deformate e sorprendenti. Grazie agli specchi convessi, la Pittura ha idealmente varcato la soglia della tela, proiettando l’al di qua dentro la scena. Così, da luoghi chiusi (come le botteghe fiamminghe di orafi ed usurai) il riflesso si spinge addirittura verso l’esterno urbano e lo specchio si configura come un vero e proprio quadro nel quadro. Ricchi di significati simbolici sono gli specchi convessi di Artisti italiani, dal Bellini (nei cui dipinti sono il simbolo del demonio e quindi della Vanità) al Caravaggio, dove il riflesso di una piccola finestra non è semplicemente una notazione architettonica, bensì il punto da cui ha accesso la luce divina della conversione. Spostandosi nel tempo e da un Paese all’altro, anzi da un uno specchio all’altro, si arriverà al ‘900, per godere dei virtuosismi ottici su superfici convesse del grande Escher con il suo autoritratto “Mano con sfera riflettente” (1935), forse il punto di arrivo per questo viaggio nell’immaginario: deformazione delle figure ed ampliamento dello spazio, apertura oltre la tela, virtuosismo artistico e scientificità dello studio ottico.
2019
Maria Grazia Bellardi (2019). LO SPAZIO OLTRE L’IMMAGINE: GLI SPECCHI NELLA PITTURA DAL ‘400 AD OGGI.
Maria Grazia Bellardi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/683085
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