Il buon governo nella Chiesa. Inidoneità agli uffici e denuncia dei fedeli

Sadly, on the present day the scandals aroused by churchmen - both people in charge of important and prestigious roles and individuals assigned to ordinary ecclesial tasks, accused and sometimes found guilty of behaviors which are despicable or at least inappropriate - are recurring. These events obviously provoke bewilderment and bitterness, but they also question the insufficiencies and failures in the choice and supervision of such persons. In that sense, it is out of doubt that scholars of Canon law are urgently asked to detect and develop operational tools capable of stemming this sorrowful problem in the Church: a result that could be achieved involving the whole people of God, each member in his way and for his part. As a further progress in the juridical formalization of the diaconal nature of the ecclesiastical governance, in this study we support - in a de iure condendo perspective - the explicit recognition of the all Catholics people right and duty to play an active role themselves by ‘denouncing’ the lack of suitability of holders of ecclesiastical offices, both during the prior stage concerning the designation, through an intervention in the administrative procedure of the nomination, and especially after the appointment is made, as a reaction to its incongruity. The juridical path behind such a claim is complex and - in order to follow it - we examined a large number of institutes of Canon law, but it is a challenge that has to be faced and that can be no longer delayed. This cooperation of all members of the Church would not lead to a chaotic and unmanageable intrusion in the decision-making processes of the ecclesiastical authority: on the contrary, permitting and encouraging the christifideles in possession of relevant knowledge and arguments to present them through a typically Christian supererogatory act aimed at the common good cannot but be, on one hand - ecclesiologically -, a sign of co-responsibility in the common mission and, on the other hand - pragmatically -, both an instrument and a guarantee of the realization of the right to good governance.

Purtroppo oggi è ricorrente lo scandalo suscitato da personaggi di Chiesa, anche con ruoli di grande importanza e prestigio, ma pure di soggetti esplicanti un incarico ecclesiale ordinario, accusati e talvolta giudicati colpevoli di condotte spregevoli o comunque inappropriate: al di là dello sconcerto e dell’amarezza, incontestabilmente la domanda risale alle insufficienze e lacune nella scelta e vigilanza su tali persone. Non si tratta di fomentare un inaccettabile giustizialismo, ma è incontestabile come si richieda urgentemente ai canonisti di intercettare e mettere a punto strumenti operativi per arginare tale triste fenomeno nella Chiesa: soprattutto convocando e coinvolgendo il popolo di Dio in tutte le sue componenti, ciascuno suo modo et sua parte. Quale ulteriore progresso nella formalizzazione tecnico-giuridica della natura diaconale di servizio del governo ecclesiastico, nel presente studio patrociniamo de iure condendo il riconoscimento esplicito del diritto-dovere dei fedeli di attivarsi in prima persona ‘denunciando’ la mancanza di idoneità dei titolari di uffici ecclesiastici, sia durante la fase previa di designazione, con un opportuno intervento nel procedimento amministrativo di nomina, sia soprattutto una volta che la provvista sia avvenuta, quale reazione nei confronti della sua non congruità. L’itinerario giuridico per fondare siffatta pretesa, articolata a più livelli, è complesso e per compierlo abbiamo esaminato in via euristica vari istituti contemplati dal diritto canonico: ma si tratta di una sfida da affrontare e che non può più essere differita. Tale collaborazione dei fedeli comporterebbe non una caotica intromissione, incontrollabile e anarchica, nei processi decisionali dell’autorità ecclesiastica: ma consentire - senza intonazioni di ‘concessione graziosa’ - e sollecitare i christifideles che possiedono conoscenze e nutrono argomenti pertinenti ad esporli ragionevolmente con un atto supererogatorio tipicamente cristiano per il bene comune non può non essere da una parte, ecclesiologicamente, icona di corresponsabilità nella missione comune, e dall’altra, pragmaticamente, veicolo del diritto al buon governo e al contempo garanzia affinché esso si realizzi.