Come si studia, e come si pubblica, un’insula di Pompei? Chi scrive si pone questa domanda, fra dubbi, disincanti e nuove consapevolezze, da vent’anni a questa parte, non solo a Pompei ma anche a Ercolano , Nessun dubbio sulla opportunità, ed utilità su più piani, dalla ricerca alla tutela, di procedere per unità urbanistiche compiute, e quindi per insulae, e non per singoli edifici, nell’archeologia della città antica . Molti gli interrogativi, invece, sulle strategie, sui modi e sulla sostenibilità di una scelta di questo tipo. Nel caso di siti archeologici storicizzati, quali Pompei, Ercolano e anche Ostia, il modello a scala di insula risulta di applicazione particolarmente complesso. Nell’ultimo secolo della storia delle ricerche e degli studi su Pompei più risposte sono state date a quella domanda, in forme più o meno estese e complete, determinate ora dalle peculiarità dell’insula selezionata come caso di studio, ora da scelte di metodo e di economia del lavoro. Il progetto pompeiano dell’Alma Mater, in corso dal 1998 nel quadro del Programma Vesuviana, ha sviluppato il suo piano scientifico e quello operativo seguendo con tenacia e coerenza il principio della sostenibilità, calibrando tempi e modi sulla base delle risorse disponibili, e mantenendo salde le sue vocazioni: l’approccio integrato e globale, la transdisciplinarità, la sperimentazione continua. Invariato è rimasto anche l’obiettivo, condiviso con il Programma da cui nasce, Vesuviana: giungere, dall’analisi a micro-scala dell’evidenza materiale e della base documentaria, ad una ricostruzione storica tridimensionale, che abbracci la prima e la seconda vita del complesso in esame e si estenda alla sua traditio ai posteri, in termini sia di conservazione fisica sia di restauro e trasmissione della memoria. Del ventennio di intensa attività del progetto “Pompei. Insula del Centenario (IX 8)” dell’Alma Mater, che nel 2017, in occasione dei suoi primi vicennalia, ha esteso il suo campione dall’insula IX 8 alle insulae IX 5 e IX e ha cambiato il suo nome in “Pompei, 1998-“, il contributo vuole offrire una sintesi critica, attenta alle specificità di questo esperimento-pilota, e contestualizzata, nell’orizzonte della più recente Pompeianistica e, in particolare, degli “insula-based studies”.

A scala di insula. Pompei, IX 8

A. Coralini
2018

Abstract

Come si studia, e come si pubblica, un’insula di Pompei? Chi scrive si pone questa domanda, fra dubbi, disincanti e nuove consapevolezze, da vent’anni a questa parte, non solo a Pompei ma anche a Ercolano , Nessun dubbio sulla opportunità, ed utilità su più piani, dalla ricerca alla tutela, di procedere per unità urbanistiche compiute, e quindi per insulae, e non per singoli edifici, nell’archeologia della città antica . Molti gli interrogativi, invece, sulle strategie, sui modi e sulla sostenibilità di una scelta di questo tipo. Nel caso di siti archeologici storicizzati, quali Pompei, Ercolano e anche Ostia, il modello a scala di insula risulta di applicazione particolarmente complesso. Nell’ultimo secolo della storia delle ricerche e degli studi su Pompei più risposte sono state date a quella domanda, in forme più o meno estese e complete, determinate ora dalle peculiarità dell’insula selezionata come caso di studio, ora da scelte di metodo e di economia del lavoro. Il progetto pompeiano dell’Alma Mater, in corso dal 1998 nel quadro del Programma Vesuviana, ha sviluppato il suo piano scientifico e quello operativo seguendo con tenacia e coerenza il principio della sostenibilità, calibrando tempi e modi sulla base delle risorse disponibili, e mantenendo salde le sue vocazioni: l’approccio integrato e globale, la transdisciplinarità, la sperimentazione continua. Invariato è rimasto anche l’obiettivo, condiviso con il Programma da cui nasce, Vesuviana: giungere, dall’analisi a micro-scala dell’evidenza materiale e della base documentaria, ad una ricostruzione storica tridimensionale, che abbracci la prima e la seconda vita del complesso in esame e si estenda alla sua traditio ai posteri, in termini sia di conservazione fisica sia di restauro e trasmissione della memoria. Del ventennio di intensa attività del progetto “Pompei. Insula del Centenario (IX 8)” dell’Alma Mater, che nel 2017, in occasione dei suoi primi vicennalia, ha esteso il suo campione dall’insula IX 8 alle insulae IX 5 e IX e ha cambiato il suo nome in “Pompei, 1998-“, il contributo vuole offrire una sintesi critica, attenta alle specificità di questo esperimento-pilota, e contestualizzata, nell’orizzonte della più recente Pompeianistica e, in particolare, degli “insula-based studies”.
2018
Multa per aequora. Il polisemico significato della moderna ricerca archeologica. Omaggio a Sara Santoro.
473
525
A. Coralini
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