La riflessione sul velo e sul corpo velato nel campo delle scienze storico-religiose muove dal presupposto che non c’è velo chiamato a coprire il corpo o una parte di esso in modo innocuo, né atto di svelare che sia del tutto innocente. Le intenzioni e le implicazioni del velare e del dis/velamento fanno parte dei codici istituiti nei contesti culturali e sociali e perfino della resistenza che talvolta insorge all'interno o all'esterno di essi. Pertanto la possibilità, talvolta l’obbligo, di mostrare il corpo e/o il viso, liberandosi della veste o del telo coprente, così come la necessità di sottrarsi alla sguardo dell’altro, possono dipendere da fattori normativi e assumere significati ideologici, sfumando fino all'identificazione dei confini tra politica e religione, tra sfera pubblica e sfera privata. Prendendo le mosse dall'esplorazione dei modi di rappresentazione concettuale all'interno di culture diverse, il presente volume mira innanzitutto a indagare i significati e le valenze profonde del velo nelle pratiche e nelle retoriche discorsive che si articolano intorno all'utilizzo o alla rivendicazione, al divieto o all'imposizione di questo indumento, ora simbolo, ora accessorio. I significati e le valenze sono essenzialmente determinati dalla triplice funzione connessa alla dimensione visuale, spaziale ed etica che condiziona l’uso del velo (islamico e non) quale “indumento” da un lato e prodotto e medium di una “ideologia” dall'altro. Il focus su questa triplice dimensione —visuale, spaziale, etica— denuncia la complessità semiotica che è alla base delle dinamiche di visibilità e invisibilità del corpo (o di alcune sue parti), che regolano la sfera pubblica e privata della vita sociale non soltanto con le parole e la forza della legge, ma anche con quella delle immagini. Attraverso la costruzione e la percezione visiva dell’ordine attraverso il corpo, il discorso religioso sul velo e sul corpo velato si fa espressione della posizione di forza, dunque dell’autorità, del codice di norme, del sistema di valori, atteggiamenti, credenze comuni e condivise. L’esito, o uno degli esiti, di una negoziazione simbolica così articolata incide drasticamente sul ruolo e sulla funzione assunti dal corpo (e dal corpo velato), che viene codificato ora come oggetto estetico, ora come prodotto sociale, entrambi soggetti alle logiche che regolano la distanza tra i corpi, in grado di veicolare un messaggio culturale, dove il corpo stesso è concepito come luogo di negoziazione dei significati.
VISCARDI G.P., con Saggioro A., Ferrara M. (2017). Le verità del velo (COLLANA DI ALTI STUDI DI STORIA INTELLETTUALE E DELLE RELIGIONI). ITA : SEF - Società Editrice Fiorentina.
Le verità del velo (COLLANA DI ALTI STUDI DI STORIA INTELLETTUALE E DELLE RELIGIONI)
VISCARDI G. P.;
2017
Abstract
La riflessione sul velo e sul corpo velato nel campo delle scienze storico-religiose muove dal presupposto che non c’è velo chiamato a coprire il corpo o una parte di esso in modo innocuo, né atto di svelare che sia del tutto innocente. Le intenzioni e le implicazioni del velare e del dis/velamento fanno parte dei codici istituiti nei contesti culturali e sociali e perfino della resistenza che talvolta insorge all'interno o all'esterno di essi. Pertanto la possibilità, talvolta l’obbligo, di mostrare il corpo e/o il viso, liberandosi della veste o del telo coprente, così come la necessità di sottrarsi alla sguardo dell’altro, possono dipendere da fattori normativi e assumere significati ideologici, sfumando fino all'identificazione dei confini tra politica e religione, tra sfera pubblica e sfera privata. Prendendo le mosse dall'esplorazione dei modi di rappresentazione concettuale all'interno di culture diverse, il presente volume mira innanzitutto a indagare i significati e le valenze profonde del velo nelle pratiche e nelle retoriche discorsive che si articolano intorno all'utilizzo o alla rivendicazione, al divieto o all'imposizione di questo indumento, ora simbolo, ora accessorio. I significati e le valenze sono essenzialmente determinati dalla triplice funzione connessa alla dimensione visuale, spaziale ed etica che condiziona l’uso del velo (islamico e non) quale “indumento” da un lato e prodotto e medium di una “ideologia” dall'altro. Il focus su questa triplice dimensione —visuale, spaziale, etica— denuncia la complessità semiotica che è alla base delle dinamiche di visibilità e invisibilità del corpo (o di alcune sue parti), che regolano la sfera pubblica e privata della vita sociale non soltanto con le parole e la forza della legge, ma anche con quella delle immagini. Attraverso la costruzione e la percezione visiva dell’ordine attraverso il corpo, il discorso religioso sul velo e sul corpo velato si fa espressione della posizione di forza, dunque dell’autorità, del codice di norme, del sistema di valori, atteggiamenti, credenze comuni e condivise. L’esito, o uno degli esiti, di una negoziazione simbolica così articolata incide drasticamente sul ruolo e sulla funzione assunti dal corpo (e dal corpo velato), che viene codificato ora come oggetto estetico, ora come prodotto sociale, entrambi soggetti alle logiche che regolano la distanza tra i corpi, in grado di veicolare un messaggio culturale, dove il corpo stesso è concepito come luogo di negoziazione dei significati.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.