Volume a quattro mani. La mia parte è riconoscibile e distinta nell’indice e nelle testatine; corrisponde alle pagine: 66–173; 210–293. Il volume affronta lo studio della produzione di retabli in Sardegna tra Quattro e Cinquecento, analizzando le connessioni (politiche, diplomatiche, commerciali, storico-artistiche) che legano l'Isola al Levante Spagnolo (Barcelona, Valencia, Aragona), agli stati compresi nella confederazione di territori sotto il dominio di Carlo V, e dunque l'"Italia Spagnola" come pure i Paesi Bassi degli Asburgo. Il volume presenta nuovi confronti con la pittura flandro-iberica e trova gli anelli mancanti di "influenze" e "prestiti", spesso riportati dalla critica precedente in maniera generica. Il volume inoltre legge il fenomeno dei retabli in Sardegna alla luce della posizione dell'Isola nel quadro delle rotte mediterranee e degli interessi economici dell'Impero di Carlo V. Sono istituiti e esaminati inoltre confronti con la pittura del Rinascimento meridionale, in particolare viene più approfonditamente indagato il legame tra i Cavaro, il Maestro dei Beneficiati, e Andrea Sabatini, Polidoro da Caravaggio, Marco Cardisco e altri maestri raffaelleschi attivi a Napoli tra anni Dieci del Cinquecento e anni Cinquanta. Grande attenzione è riservata alla composizione delle botteghe, alle maestranze itineranti, alle modalità di adozione e rielaborazione delle stampe, alla ricostruzione del corpus del Maestro di Castelsardo come pure del linguaggio composito di altri maestri, quali il Maestro di Sanluri, il Maestro del Presepio, o il Maestro di Ozieri. Il volume contiene inoltre una ampia analisi della formazione del «Rinascimento gotico» e del Rinascimento Mediterraneo in Sardegna, interrogandosi sui nessi e le interazioni tra artisti attivi nell'Isola e: l'«exotisme flamand mitigé», il gusto iberico, i «comprimari spagnoli della maniera italiana», la pittura di ambito polidoresco. Il volume si interroga inoltre su committenza e cultura figurativa promossa da mercanti, feudatari, ordini religiosi vicini o alleati della Corona o dell'Impero, cui si deve l'aver attratto nell'Isola pittori forestieri, l'aver impiantato una pittura devozionale di chiara ispirazione e gusto flandro-iberico e l'aver attivato cantieri artistici e spirituali (specie francescani) che hanno agito sul territorio come promotori della politica di immagini iberica, forgiando il consenso intorno alla Corona.

La Via dei Retabli. Le frontiere europee degli altari dipinti nella Sardegna del Quattro e Cinquecento.

Maria Vittoria Spissu
;
2018

Abstract

Volume a quattro mani. La mia parte è riconoscibile e distinta nell’indice e nelle testatine; corrisponde alle pagine: 66–173; 210–293. Il volume affronta lo studio della produzione di retabli in Sardegna tra Quattro e Cinquecento, analizzando le connessioni (politiche, diplomatiche, commerciali, storico-artistiche) che legano l'Isola al Levante Spagnolo (Barcelona, Valencia, Aragona), agli stati compresi nella confederazione di territori sotto il dominio di Carlo V, e dunque l'"Italia Spagnola" come pure i Paesi Bassi degli Asburgo. Il volume presenta nuovi confronti con la pittura flandro-iberica e trova gli anelli mancanti di "influenze" e "prestiti", spesso riportati dalla critica precedente in maniera generica. Il volume inoltre legge il fenomeno dei retabli in Sardegna alla luce della posizione dell'Isola nel quadro delle rotte mediterranee e degli interessi economici dell'Impero di Carlo V. Sono istituiti e esaminati inoltre confronti con la pittura del Rinascimento meridionale, in particolare viene più approfonditamente indagato il legame tra i Cavaro, il Maestro dei Beneficiati, e Andrea Sabatini, Polidoro da Caravaggio, Marco Cardisco e altri maestri raffaelleschi attivi a Napoli tra anni Dieci del Cinquecento e anni Cinquanta. Grande attenzione è riservata alla composizione delle botteghe, alle maestranze itineranti, alle modalità di adozione e rielaborazione delle stampe, alla ricostruzione del corpus del Maestro di Castelsardo come pure del linguaggio composito di altri maestri, quali il Maestro di Sanluri, il Maestro del Presepio, o il Maestro di Ozieri. Il volume contiene inoltre una ampia analisi della formazione del «Rinascimento gotico» e del Rinascimento Mediterraneo in Sardegna, interrogandosi sui nessi e le interazioni tra artisti attivi nell'Isola e: l'«exotisme flamand mitigé», il gusto iberico, i «comprimari spagnoli della maniera italiana», la pittura di ambito polidoresco. Il volume si interroga inoltre su committenza e cultura figurativa promossa da mercanti, feudatari, ordini religiosi vicini o alleati della Corona o dell'Impero, cui si deve l'aver attratto nell'Isola pittori forestieri, l'aver impiantato una pittura devozionale di chiara ispirazione e gusto flandro-iberico e l'aver attivato cantieri artistici e spirituali (specie francescani) che hanno agito sul territorio come promotori della politica di immagini iberica, forgiando il consenso intorno alla Corona.
2018
336
978-88-9361-075-9
Maria Vittoria Spissu; Caterina Limentani Virdis
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