Antonio Muñoz, storico dell'arte e studioso dalla personalità poliedrica, nel corso della prima metà del Novecento ricopre ruoli importanti nelle istituzioni preposte alla tutela del nostro patrimonio artistico. Nel 1909 entra a far parte dell'amministrazione pubblica, prima come Ispettore ai monumenti, musei, gallerie e scavi di antichità di Roma e, dal 1914, come Soprintendente ai Monumenti del Lazio. Durante il periodo di attività presso la Soprintendenza si occupa di interventi conservativi del patrimonio artistico, dagli affreschi agli episodi di arredo urbano, dalle sistemazioni di reperti archeologici agli interventi di restauro architettonico. Assume inoltre la direzione artistica dei restauri di templi e basiliche romane, come, ad esempio, quelli della basilica di S. Sabina all'Aventino a partire dal 1914 e del Tempio di Venere e Roma, portato a termine in pochi mesi fra il 1934 e il 1935. Numerose sono le testimonianze fotografiche appartenute allo studioso, oggi custodite presso la Fototeca Zeri, che documentano questi interventi e testimoniano l'importanza sempre crescente assunta dalla fotografia in ambito storico-artistico come strumento privilegiato per la tutela e la conoscenza delle vicende storiche e conservative dei monumenti e delle opere d'arte. Lo studio approfondito e puntuale dei materiali fotografici e della bibliografia dello studioso ha offerto elementi di riflessione sulla personalità complessa di un protagonista della politica culturale italiana del primo Novecento e sul peso, finora taciuto, che dovette avere nella formazione del giovane Zeri. Il trapasso di eredità culturale che ne emerge evidenzia, infatti, tangenze di interessi e curiosità intellettuali, dalla passione per l'arte tardo antica e mediorientale all'attenzione per la cultura popolare; dalla coscienza del valore identitario del nostro patrimonio culturale all'impegno per la sua tutela. Anche attraverso l'analisi di tali testimonianze è possibile una rilettura critica degli episodi di restauro portati a termine dal Soprintendente, al fine di mettere in luce le motivazioni profonde che portarono a tali soluzioni e risultati interpretandoli in base al momento storico in cui vennero concepiti, in relazione maggiore o minore alle pratiche contemporanee in materia di restauro. L'esame degli episodi più significativi è essenziale alla comprensione della dialettica tra le istanze della moderna pratica del restauro scientifico e le esigenze della committenza.

Antonio Muñoz e la cultura del restauro a Roma nel primo Novecento. Una rilettura critica dei restauri attraverso le testimonianze fotografiche della Fototeca Zeri / Giulia Calanna. - STAMPA. - (2013), pp. 513-525.

Antonio Muñoz e la cultura del restauro a Roma nel primo Novecento. Una rilettura critica dei restauri attraverso le testimonianze fotografiche della Fototeca Zeri

Giulia Calanna
2013

Abstract

Antonio Muñoz, storico dell'arte e studioso dalla personalità poliedrica, nel corso della prima metà del Novecento ricopre ruoli importanti nelle istituzioni preposte alla tutela del nostro patrimonio artistico. Nel 1909 entra a far parte dell'amministrazione pubblica, prima come Ispettore ai monumenti, musei, gallerie e scavi di antichità di Roma e, dal 1914, come Soprintendente ai Monumenti del Lazio. Durante il periodo di attività presso la Soprintendenza si occupa di interventi conservativi del patrimonio artistico, dagli affreschi agli episodi di arredo urbano, dalle sistemazioni di reperti archeologici agli interventi di restauro architettonico. Assume inoltre la direzione artistica dei restauri di templi e basiliche romane, come, ad esempio, quelli della basilica di S. Sabina all'Aventino a partire dal 1914 e del Tempio di Venere e Roma, portato a termine in pochi mesi fra il 1934 e il 1935. Numerose sono le testimonianze fotografiche appartenute allo studioso, oggi custodite presso la Fototeca Zeri, che documentano questi interventi e testimoniano l'importanza sempre crescente assunta dalla fotografia in ambito storico-artistico come strumento privilegiato per la tutela e la conoscenza delle vicende storiche e conservative dei monumenti e delle opere d'arte. Lo studio approfondito e puntuale dei materiali fotografici e della bibliografia dello studioso ha offerto elementi di riflessione sulla personalità complessa di un protagonista della politica culturale italiana del primo Novecento e sul peso, finora taciuto, che dovette avere nella formazione del giovane Zeri. Il trapasso di eredità culturale che ne emerge evidenzia, infatti, tangenze di interessi e curiosità intellettuali, dalla passione per l'arte tardo antica e mediorientale all'attenzione per la cultura popolare; dalla coscienza del valore identitario del nostro patrimonio culturale all'impegno per la sua tutela. Anche attraverso l'analisi di tali testimonianze è possibile una rilettura critica degli episodi di restauro portati a termine dal Soprintendente, al fine di mettere in luce le motivazioni profonde che portarono a tali soluzioni e risultati interpretandoli in base al momento storico in cui vennero concepiti, in relazione maggiore o minore alle pratiche contemporanee in materia di restauro. L'esame degli episodi più significativi è essenziale alla comprensione della dialettica tra le istanze della moderna pratica del restauro scientifico e le esigenze della committenza.
2013
La cultura del restauro. Modelli di ricezione per la museologia e la storia dell’arte
513
525
Antonio Muñoz e la cultura del restauro a Roma nel primo Novecento. Una rilettura critica dei restauri attraverso le testimonianze fotografiche della Fototeca Zeri / Giulia Calanna. - STAMPA. - (2013), pp. 513-525.
Giulia Calanna
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