Il volume ricostruisce i termini dell’incontro, indubitabil-mente tardivo, tra lavoro, diritto e democrazia, avvenuto con il costituzionalismo democratico del secondo dopoguerra, di cui è testimone la Carta fondamentale del 1948. La Costituzione italiana, infatti, dopo aver posto il lavoro alla base dell’edificio repubblicano, si impegna a combinare sovranità democratica e azione dei corpi intermedi, sfera individuale e dimensione collettiva quali elementi indefettibili del nesso che lega lavoro e cittadinanza: ne sono indicatori, l’agognato riconoscimento della libertà e del pluralismo sindacale (art. 39 Cost.) e il diritto al conflitto collettivo (art. 40), nonché l’impegno della Repubblica a perseguire l’uguaglianza sostanziale (art. 3, co. 2) non solo mediante la progressività fiscale ma soprattutto tramite il riconoscimento del diritto ad un lavoro stabile, dignitoso e sicuro (art. 4, 35 e 41 co. 2, Cost.), tale da assicurare un pieno ed effettivo godimento dei diritti di cittadinanza sociale (art. 36-38 Cost.). A partire dai fondamenti normativi della “società sala-riale”, il volume affronta la sua crisi, indagata da una vasta pubblicistica che, considerando la tutela del lavoro un ingranaggio essenziale della democrazia (Castel 1995), si mostra preoccupata per il disagio (Galli 2011), le difficoltà (Zagrebelsky 2010) o i rischi (Reich 2008) che essa incontra, fino a diagnosticarne la crisi (Posner 2010) anche attraverso la semantica della guerra (Dardot, Laval 2016), dell’attacco (Gallino 2013) dell’assedio (Lalatta Costerbosa 2014): la democrazia emergerebbe, agli occhi degli odierni cittadini, sfigurata (Urbinati 2014) al punto da apparire senza libertà (Zacaria 2003) e senza popolo (Galli 2017): una democrazia dispotica (Caliberto 2011), un democrazia senza democrazia (Salvadori 2009), una Postdemocrazia (Crouch 2003) o, più semplicemente, una democrazia che non c’è (Ginsborg 2006). Sulla scorta delle indagini condotte nell’ambito di diverse discipline, non solo giuridiche, attorno alla crisi democratica, anche motivata dalla crescente svalutazione del lavoro, il volume prova a mettere a fuoco il “deficit democratico” assumendo il punto di vista giuslavoristico e indagando i mutamenti che il diritto del lavoro ha subito sul piano delle fonti e della funzione stessa delle regole di disciplina del lavoro. L’ipotesi di ricerca risiede nell’idea che ai diversi aspetti della crisi di legittimazione della regola giuslavoristica abbiano fatto seguito altrettanti testativi di sua ri-legittimazione, fuori dal paradigma del costituzionalismo democratico, fondati su un uso, anche spregiudicata, di tre grandi argomenti che partecipano della struttura costitutiva del diritto del lavoro: l’occupazione, l’uguaglianza e la certezza giuridica. Tale fondamenti del diritto del lavoro classico paiono tuttavia declinati, nella legislazione del nuovo secolo, in modo affatto originale, con vero e proprio rovesciamento della loro tradizionale funzione, finendo per favorire la parte forte di un rapporto a naturale vocazione asimmetrica e acuire, a questo modo, la malattia che pretendono di curare.
Federico Martelloni (2018). Lavoro, Diritto e Democrazia. La norma giuslavoristica in cerca di legittimazione: rilievi critici. PADOVA : CEDAM SCIENZE GIURIDICHE Wolters Kluwer Italia.
Lavoro, Diritto e Democrazia. La norma giuslavoristica in cerca di legittimazione: rilievi critici
Federico Martelloni
2018
Abstract
Il volume ricostruisce i termini dell’incontro, indubitabil-mente tardivo, tra lavoro, diritto e democrazia, avvenuto con il costituzionalismo democratico del secondo dopoguerra, di cui è testimone la Carta fondamentale del 1948. La Costituzione italiana, infatti, dopo aver posto il lavoro alla base dell’edificio repubblicano, si impegna a combinare sovranità democratica e azione dei corpi intermedi, sfera individuale e dimensione collettiva quali elementi indefettibili del nesso che lega lavoro e cittadinanza: ne sono indicatori, l’agognato riconoscimento della libertà e del pluralismo sindacale (art. 39 Cost.) e il diritto al conflitto collettivo (art. 40), nonché l’impegno della Repubblica a perseguire l’uguaglianza sostanziale (art. 3, co. 2) non solo mediante la progressività fiscale ma soprattutto tramite il riconoscimento del diritto ad un lavoro stabile, dignitoso e sicuro (art. 4, 35 e 41 co. 2, Cost.), tale da assicurare un pieno ed effettivo godimento dei diritti di cittadinanza sociale (art. 36-38 Cost.). A partire dai fondamenti normativi della “società sala-riale”, il volume affronta la sua crisi, indagata da una vasta pubblicistica che, considerando la tutela del lavoro un ingranaggio essenziale della democrazia (Castel 1995), si mostra preoccupata per il disagio (Galli 2011), le difficoltà (Zagrebelsky 2010) o i rischi (Reich 2008) che essa incontra, fino a diagnosticarne la crisi (Posner 2010) anche attraverso la semantica della guerra (Dardot, Laval 2016), dell’attacco (Gallino 2013) dell’assedio (Lalatta Costerbosa 2014): la democrazia emergerebbe, agli occhi degli odierni cittadini, sfigurata (Urbinati 2014) al punto da apparire senza libertà (Zacaria 2003) e senza popolo (Galli 2017): una democrazia dispotica (Caliberto 2011), un democrazia senza democrazia (Salvadori 2009), una Postdemocrazia (Crouch 2003) o, più semplicemente, una democrazia che non c’è (Ginsborg 2006). Sulla scorta delle indagini condotte nell’ambito di diverse discipline, non solo giuridiche, attorno alla crisi democratica, anche motivata dalla crescente svalutazione del lavoro, il volume prova a mettere a fuoco il “deficit democratico” assumendo il punto di vista giuslavoristico e indagando i mutamenti che il diritto del lavoro ha subito sul piano delle fonti e della funzione stessa delle regole di disciplina del lavoro. L’ipotesi di ricerca risiede nell’idea che ai diversi aspetti della crisi di legittimazione della regola giuslavoristica abbiano fatto seguito altrettanti testativi di sua ri-legittimazione, fuori dal paradigma del costituzionalismo democratico, fondati su un uso, anche spregiudicata, di tre grandi argomenti che partecipano della struttura costitutiva del diritto del lavoro: l’occupazione, l’uguaglianza e la certezza giuridica. Tale fondamenti del diritto del lavoro classico paiono tuttavia declinati, nella legislazione del nuovo secolo, in modo affatto originale, con vero e proprio rovesciamento della loro tradizionale funzione, finendo per favorire la parte forte di un rapporto a naturale vocazione asimmetrica e acuire, a questo modo, la malattia che pretendono di curare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.