Il rapporto annuale del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione sancisce che alla fine del 2008 oltre 3,3 miliardi di persone, corrispondenti a più della metà di quella complessiva, risiederà in aree metropolitane. Oltre un miliardo di abitanti vivrà in baraccopoli in condizioni di totale precarietà. Un numero in aumento, secondo le previsioni, fino a sfiorare i 5 miliardi nel 2030, stanzierà soprattutto in città di media grandezza. Contemporaneamente la popolazione in Asia e Africa sarà raddoppiata e molti dei nuovi cittadini saranno poveri. Il diritto di ogni individuo alla casa diviene una condizione fondamentale per la stabilità sociale e politica di ogni paese e influisce sulle scelte di urbanizzazione dei centri interessati alle grandi espansioni, obbligando ad individuare strategie di ricerca adatte a rispondere alla problematicità connessa a tali inarrestabili fenomeni di crescita. Lo stesso rapporto sostiene l’utilità della concentrazione urbana nelle città, criticando la dispersione in quanto causa di degrado ambientale. Di conseguenza la salvaguardia del pianeta impone di affrontare la pianificazione urbana con mezzi adeguati a fronteggiare lo sviluppo delle città e la relativa domanda di abitazioni, andando oltre la pura e semplice registrazione dei dati demografici. Da questa prospettiva gli stravolgimenti in atto nelle città odierne vengono organizzati sul piano disciplinare e “arginati” ricorrendo agli strumenti del progetto. A fronte di fenomeni in costante crescita l’impiego consapevole della megaforma si pone realisticamente come strumento contingente di intervento, in alternativa ad altre forme dell’abitare, dalla casa individuale ai quartieri residenziali, ai grattacieli. In sé, le megaforme dell’abitare, configurandosi come elementi eccezionali della città e divenendo in casi estremi interamente esse stesse la città, non si prestano a nessuna classificazione tipologica. La mancanza di sistematicità impedisce di considerarle come un modello di progettazione urbana replicabile, dotate tuttavia di una libertà da permetterne un impiego diffuso. La megaforma contrattacca lo sprawl urbano e la conurbazione informale non pianificata: agendo dentro quel fatalismo che non può essere eluso, essa lo rappresenta in positivo. Non a caso il riemergere delle megaforme trova indifferentemente terreno fertile sia in Europa che nei paesi asiatici: nel vecchio continente, con una accentuata frequenza in uno Stato di ridotte dimensioni come l’Olanda, l’installazione megaformalista si compie per la carenza di zone edificabili disponibili; in Cina e Corea la richiesta pressante di nuove abitazioni costringe a rispondere velocemente alla domanda di un alto numero di alloggi facendo ricorso ai grandi concentrati residenziali. La megaforma dell’abitare può dunque oggi assurgere a ruolo chiave per il progetto della città ed emanciparsi dalla discriminazione che ne ha paralizzato le possibili applicazioni, associandosi all’appello sottoscritto da 110 premi Nobel per la salvaguardia dell’umanità come risposta specificatamente disciplinare all’incontestabilità del reale: “per sopravvivere nel mondo che abbiamo trasformato dobbiamo imparare a pensare in modo nuovo”

M. Agnoletto (2008). Megaforme dell’abitare. MILANO : Electa.

Megaforme dell’abitare

AGNOLETTO, MATTEO
2008

Abstract

Il rapporto annuale del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione sancisce che alla fine del 2008 oltre 3,3 miliardi di persone, corrispondenti a più della metà di quella complessiva, risiederà in aree metropolitane. Oltre un miliardo di abitanti vivrà in baraccopoli in condizioni di totale precarietà. Un numero in aumento, secondo le previsioni, fino a sfiorare i 5 miliardi nel 2030, stanzierà soprattutto in città di media grandezza. Contemporaneamente la popolazione in Asia e Africa sarà raddoppiata e molti dei nuovi cittadini saranno poveri. Il diritto di ogni individuo alla casa diviene una condizione fondamentale per la stabilità sociale e politica di ogni paese e influisce sulle scelte di urbanizzazione dei centri interessati alle grandi espansioni, obbligando ad individuare strategie di ricerca adatte a rispondere alla problematicità connessa a tali inarrestabili fenomeni di crescita. Lo stesso rapporto sostiene l’utilità della concentrazione urbana nelle città, criticando la dispersione in quanto causa di degrado ambientale. Di conseguenza la salvaguardia del pianeta impone di affrontare la pianificazione urbana con mezzi adeguati a fronteggiare lo sviluppo delle città e la relativa domanda di abitazioni, andando oltre la pura e semplice registrazione dei dati demografici. Da questa prospettiva gli stravolgimenti in atto nelle città odierne vengono organizzati sul piano disciplinare e “arginati” ricorrendo agli strumenti del progetto. A fronte di fenomeni in costante crescita l’impiego consapevole della megaforma si pone realisticamente come strumento contingente di intervento, in alternativa ad altre forme dell’abitare, dalla casa individuale ai quartieri residenziali, ai grattacieli. In sé, le megaforme dell’abitare, configurandosi come elementi eccezionali della città e divenendo in casi estremi interamente esse stesse la città, non si prestano a nessuna classificazione tipologica. La mancanza di sistematicità impedisce di considerarle come un modello di progettazione urbana replicabile, dotate tuttavia di una libertà da permetterne un impiego diffuso. La megaforma contrattacca lo sprawl urbano e la conurbazione informale non pianificata: agendo dentro quel fatalismo che non può essere eluso, essa lo rappresenta in positivo. Non a caso il riemergere delle megaforme trova indifferentemente terreno fertile sia in Europa che nei paesi asiatici: nel vecchio continente, con una accentuata frequenza in uno Stato di ridotte dimensioni come l’Olanda, l’installazione megaformalista si compie per la carenza di zone edificabili disponibili; in Cina e Corea la richiesta pressante di nuove abitazioni costringe a rispondere velocemente alla domanda di un alto numero di alloggi facendo ricorso ai grandi concentrati residenziali. La megaforma dell’abitare può dunque oggi assurgere a ruolo chiave per il progetto della città ed emanciparsi dalla discriminazione che ne ha paralizzato le possibili applicazioni, associandosi all’appello sottoscritto da 110 premi Nobel per la salvaguardia dell’umanità come risposta specificatamente disciplinare all’incontestabilità del reale: “per sopravvivere nel mondo che abbiamo trasformato dobbiamo imparare a pensare in modo nuovo”
2008
Casa per tutti. Abitare la città globale
137
155
M. Agnoletto (2008). Megaforme dell’abitare. MILANO : Electa.
M. Agnoletto
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