La nascita dell’Organizzazione del Trattato Atlantico del Nord (NATO), il 4 aprile 1949, rispondeva a molteplici necessità, efficacemente sintetizzate da una nota espressione di Lord Ismay, primo Segretario Generale della NATO: “tenere dentro gli americani, fuori i russi e sotto i tedeschi”. La proposta britannica di costituzione dell’Alleanza Atlantica rispondeva infatti alla preoccupazione di mantenere gli Stati Uniti legati all’Europa, esercitare un effetto deterrente verso l’Unione Sovietica e sviluppare un contesto multilaterale che consentisse il riarmo della Germania Ovest senza che questo costituisse un pericolo per i vicini. Il cuore del Trattato di Washington, tuttavia, era costituito dalla difesa collettiva prevista all’art. V, pensato in funzione anti-sovietica. La risposta del Cremlino non tardò ad arrivare, prima sotto forma di protesta e poi con la creazione del formalmente speculare Patto di Varsavia (1955). Date queste premesse, i rapporti tra NATO e Unione Sovietica non potevano che essere conflittuali. La fine del bipolarismo era destinata a mutare la natura delle relazioni tra NATO e Russia, ma non poté cancellare decenni di diffidenza reciproca, né evolversi in modo lineare, al riparo dalle tensioni legate all’evoluzione dell’architettura di sicurezza europea, della trasformazione politica russa e dall’affermarsi di nuove minacce sullo scenario internazionale. In questo capitolo ripercorreremo i momenti principali del riassetto relazionale tra Alleanza Atlantica e Russia a partire dagli anni Novanta, discutendo le maggiori aree di frizione tra i due ex blocchi ed offrendo una valutazione delle prospettive future.
sonia lucarelli, nicolò Fasola (2018). I rapporti tra Alleanza atlantica e Russia dalla fine della guerra fredda. roma : Carocci.
I rapporti tra Alleanza atlantica e Russia dalla fine della guerra fredda
sonia lucarelli;nicolò Fasola
2018
Abstract
La nascita dell’Organizzazione del Trattato Atlantico del Nord (NATO), il 4 aprile 1949, rispondeva a molteplici necessità, efficacemente sintetizzate da una nota espressione di Lord Ismay, primo Segretario Generale della NATO: “tenere dentro gli americani, fuori i russi e sotto i tedeschi”. La proposta britannica di costituzione dell’Alleanza Atlantica rispondeva infatti alla preoccupazione di mantenere gli Stati Uniti legati all’Europa, esercitare un effetto deterrente verso l’Unione Sovietica e sviluppare un contesto multilaterale che consentisse il riarmo della Germania Ovest senza che questo costituisse un pericolo per i vicini. Il cuore del Trattato di Washington, tuttavia, era costituito dalla difesa collettiva prevista all’art. V, pensato in funzione anti-sovietica. La risposta del Cremlino non tardò ad arrivare, prima sotto forma di protesta e poi con la creazione del formalmente speculare Patto di Varsavia (1955). Date queste premesse, i rapporti tra NATO e Unione Sovietica non potevano che essere conflittuali. La fine del bipolarismo era destinata a mutare la natura delle relazioni tra NATO e Russia, ma non poté cancellare decenni di diffidenza reciproca, né evolversi in modo lineare, al riparo dalle tensioni legate all’evoluzione dell’architettura di sicurezza europea, della trasformazione politica russa e dall’affermarsi di nuove minacce sullo scenario internazionale. In questo capitolo ripercorreremo i momenti principali del riassetto relazionale tra Alleanza Atlantica e Russia a partire dagli anni Novanta, discutendo le maggiori aree di frizione tra i due ex blocchi ed offrendo una valutazione delle prospettive future.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.