Qualcosa accomuna, dall’origine, geografia e cinema: l’intento di descrivere, di dare un senso al mondo rappresentandolo per immagini, di dargli forma, di archiviarlo, di renderlo visibile nella sua interezza, appropriabile in termini intellettuali, se non proprio materiali. Il cinema contemporaneo mostra di considerare in modo più problematico questa propria “geograficità”. Sembra talvolta essersi accorto (o essersi convinto) che il proprio ruolo è cambiato, che non può più – forse non deve – guardare “in un certo modo”, e che come dispositivo ha dei limiti fondamentali: i limiti della propria logica, del proprio modo di pensare il mondo.
Giorgio Avezzù (2017). L’evidenza del mondo. Cinema contemporaneo e angoscia geografica. Parma : Diabasis.
L’evidenza del mondo. Cinema contemporaneo e angoscia geografica
Giorgio Avezzù
2017
Abstract
Qualcosa accomuna, dall’origine, geografia e cinema: l’intento di descrivere, di dare un senso al mondo rappresentandolo per immagini, di dargli forma, di archiviarlo, di renderlo visibile nella sua interezza, appropriabile in termini intellettuali, se non proprio materiali. Il cinema contemporaneo mostra di considerare in modo più problematico questa propria “geograficità”. Sembra talvolta essersi accorto (o essersi convinto) che il proprio ruolo è cambiato, che non può più – forse non deve – guardare “in un certo modo”, e che come dispositivo ha dei limiti fondamentali: i limiti della propria logica, del proprio modo di pensare il mondo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.