In questo articolo viene discussa la questione del rapporto tra inconscio e linguaggio, che percorre l’intera storia della psicoanalisi. Il punto di partenza di questa discussione coincide con il lavoro di Sigmund Freud. Sin dai suoi primi lavori, Freud ha affermato sia la centralità del linguaggio all’interno dell’azione terapeutica, sia la natura essenzialmente non linguistica dell’inconscio. Che l’inconscio non sia linguistico è un assunto condiviso dalla maggior parte degli psicoanalisti, anche nell’ambito della psicoanalisi contemporanea, dove numerosi autori identifi cano l’inconscio con un insieme di schemi relazionali procedurali impliciti. Un caso paradigmatico di questa prospettiva è il lavoro di Daniel Stern, che assumeremo come modello per la discussione avanzata nella seconda sezione. Secondo Stern, esiste una dimensione della psiche costituita da schemi di percezione e comportamento di natura non linguistica. Questo implica che vi sia una sfera dell’esperienza umana che non può essere restituita ed espressa dal linguaggio. Pur nelle loro forme più raffi nate, le concezioni che affermano la natura non linguistica dell’inconscio sono tuttavia fondate su di una comprensione in fi n dei conti non pienamente esaustiva del linguaggio. Per questo motivo, alcuni autori nel corso del ’900 (su tutti, Jacques Lacan) hanno rivisto la tesi freudiana alla luce delle nuove concezioni linguistiche che si andavano affermando. Tentando di mediare tra le innovazioni occorse nel campo degli studi linguistici e l’adesione al paradigma freudiano, Alfred Lorenzer ha elaborato a sua volta una concezione pragmatica del linguaggio, fondata sull’opposizione tra stereotipi e simboli, che discuteremo nella terza sezione. Nella sezione fi nale, tenteremo infi ne di indicare una via esplicitamente alternativa rispetto alla dicotomia freudiana tra piano linguistico e piano inconscio e alle sue fi liazioni contemporanee. In particolare, proporremo due esempi di processi inconsci che funzionano attraverso il linguaggio, discutendo brevemente le implicazioni teoriche più generali di questa ipotesi.

matteo santarelli, alessandro talia (2015). Inconscio e linguaggio. Quattro prospettive teoriche da Freud alle teorie contemporanee. Udine-Milano : Mimesis.

Inconscio e linguaggio. Quattro prospettive teoriche da Freud alle teorie contemporanee

matteo santarelli;
2015

Abstract

In questo articolo viene discussa la questione del rapporto tra inconscio e linguaggio, che percorre l’intera storia della psicoanalisi. Il punto di partenza di questa discussione coincide con il lavoro di Sigmund Freud. Sin dai suoi primi lavori, Freud ha affermato sia la centralità del linguaggio all’interno dell’azione terapeutica, sia la natura essenzialmente non linguistica dell’inconscio. Che l’inconscio non sia linguistico è un assunto condiviso dalla maggior parte degli psicoanalisti, anche nell’ambito della psicoanalisi contemporanea, dove numerosi autori identifi cano l’inconscio con un insieme di schemi relazionali procedurali impliciti. Un caso paradigmatico di questa prospettiva è il lavoro di Daniel Stern, che assumeremo come modello per la discussione avanzata nella seconda sezione. Secondo Stern, esiste una dimensione della psiche costituita da schemi di percezione e comportamento di natura non linguistica. Questo implica che vi sia una sfera dell’esperienza umana che non può essere restituita ed espressa dal linguaggio. Pur nelle loro forme più raffi nate, le concezioni che affermano la natura non linguistica dell’inconscio sono tuttavia fondate su di una comprensione in fi n dei conti non pienamente esaustiva del linguaggio. Per questo motivo, alcuni autori nel corso del ’900 (su tutti, Jacques Lacan) hanno rivisto la tesi freudiana alla luce delle nuove concezioni linguistiche che si andavano affermando. Tentando di mediare tra le innovazioni occorse nel campo degli studi linguistici e l’adesione al paradigma freudiano, Alfred Lorenzer ha elaborato a sua volta una concezione pragmatica del linguaggio, fondata sull’opposizione tra stereotipi e simboli, che discuteremo nella terza sezione. Nella sezione fi nale, tenteremo infi ne di indicare una via esplicitamente alternativa rispetto alla dicotomia freudiana tra piano linguistico e piano inconscio e alle sue fi liazioni contemporanee. In particolare, proporremo due esempi di processi inconsci che funzionano attraverso il linguaggio, discutendo brevemente le implicazioni teoriche più generali di questa ipotesi.
2015
Nuovi usi di vecchi concetti
137
150
matteo santarelli, alessandro talia (2015). Inconscio e linguaggio. Quattro prospettive teoriche da Freud alle teorie contemporanee. Udine-Milano : Mimesis.
matteo santarelli; alessandro talia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/667566
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