L’invenzione e la diffusione dei media elettrici visivi, dalla televisione a internet, hanno rappresentato uno dei catalizzatori più importanti del processo di trasformazione dello spettro da entità sovrannaturale a fondamento metaforico dell’attuale concetto di spettralità. Nell’intento di contribuire tanto ad un’archeologia recente della spettralità quanto ad una definizione di essa, relativamente ad un singolo medium visivo, si intende proporre un’analisi di testi che, in modi diversi, indagano, tematizzano e rilasciano con forza il potenziale spettralizzante del video. Si cercherà, in particolare, di individuare i tratti distintivi e le configurazioni semiotiche più rappresentative della videospettralità, così come gli effetti estetici che procedono da tali configurazioni. La video-scultura TV Buddha (1976) di Nam June Paik problematizza lo statuto dell’immagine video trasformando il televisore in uno specchio elettrico. Esso riflette indirettamente, attraversando ciò che Jeffrey Sconce ha definito «electronic elsewhere»: è la convergenza culturale tra questo altrove elettronico e l’altrove dei morti a porsi alla base di ogni forma di videospettralità. Nella videoarte di Bill Viola l’altrove si sviluppa invece sotto il segno della liquidità. In The Reflecting Pool (1979), uno specchio d’acqua rende visibili eventi e azioni compiuti da esseri umani che sopravvivono solo sotto forma di riflessi; in Ocean Without a Shore (2007), l’acqua funge da soglia verticale -- rappresentante, en abîme, lo schermo stesso dell’opera -- il cui attraversamento sancisce la trasformazione ontologica del soggetto. Infine, film come Videodrome (D. Cronenberg, 1983) e Ring (H. Nakata, 1998) sviluppano le possibilità estreme offerte da questa idea di attraversamento che sfuma ogni dicotomia: lo schermo televisivo diventa allora una membrana liquida doppiamente permeabile, che consente allo spettrale di incarnarsi, transitando letteralmente nel reale. Parallelamente, i supporti del video, nella forma di videocassette VHS, emergono come oggetti massimamente feticizzati, capaci di far rivivere un evento traumatico e di trasformarsi in corpi palpitanti.
Il varco elettronico. Spettri del video da Nam June Paik a The Ring
petricola
2018
Abstract
L’invenzione e la diffusione dei media elettrici visivi, dalla televisione a internet, hanno rappresentato uno dei catalizzatori più importanti del processo di trasformazione dello spettro da entità sovrannaturale a fondamento metaforico dell’attuale concetto di spettralità. Nell’intento di contribuire tanto ad un’archeologia recente della spettralità quanto ad una definizione di essa, relativamente ad un singolo medium visivo, si intende proporre un’analisi di testi che, in modi diversi, indagano, tematizzano e rilasciano con forza il potenziale spettralizzante del video. Si cercherà, in particolare, di individuare i tratti distintivi e le configurazioni semiotiche più rappresentative della videospettralità, così come gli effetti estetici che procedono da tali configurazioni. La video-scultura TV Buddha (1976) di Nam June Paik problematizza lo statuto dell’immagine video trasformando il televisore in uno specchio elettrico. Esso riflette indirettamente, attraversando ciò che Jeffrey Sconce ha definito «electronic elsewhere»: è la convergenza culturale tra questo altrove elettronico e l’altrove dei morti a porsi alla base di ogni forma di videospettralità. Nella videoarte di Bill Viola l’altrove si sviluppa invece sotto il segno della liquidità. In The Reflecting Pool (1979), uno specchio d’acqua rende visibili eventi e azioni compiuti da esseri umani che sopravvivono solo sotto forma di riflessi; in Ocean Without a Shore (2007), l’acqua funge da soglia verticale -- rappresentante, en abîme, lo schermo stesso dell’opera -- il cui attraversamento sancisce la trasformazione ontologica del soggetto. Infine, film come Videodrome (D. Cronenberg, 1983) e Ring (H. Nakata, 1998) sviluppano le possibilità estreme offerte da questa idea di attraversamento che sfuma ogni dicotomia: lo schermo televisivo diventa allora una membrana liquida doppiamente permeabile, che consente allo spettrale di incarnarsi, transitando letteralmente nel reale. Parallelamente, i supporti del video, nella forma di videocassette VHS, emergono come oggetti massimamente feticizzati, capaci di far rivivere un evento traumatico e di trasformarsi in corpi palpitanti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.