Nel mandato professionale e nell’etica di riferimento dell’educatore socio-culturale, l’obiettivo di orientare in modo inclusivo i percorsi e le pratiche di intervento è oggi una priorità. Il concetto di inclusione mette in primo piano la questione della partecipazione attiva, concetto centrale già nella Dichiarazione Onu sui diritti delle persone con disabilità (2006), documento determinante nell’orientare le scelte delle politiche e degli interventi. Inclusione come costruzione di legami che riconoscono la specificità e la differenza di identità come tratti costitutivi del vivere collettivo. Per questo, a differenza dell’integrazione che parte dall’incontro con la persona con disabilità per attuare modifiche nei contesti di vita, nell’ottica inclusiva occorre che sin dalla fase progettuale, in ogni ambito istituzionale, si prevedano soluzioni per superare eventuali ostacoli all’accessibilità e alla partecipazione da parte di tutti, modificando gli ambienti, le organizzazioni, le procedure, ….In questo contributo, ci si interroga sulle funzioni che l'educatore deve svolgere affinché le persone disabili vivano nel proprio percorso biografico l’esperienza inclusiva anche nei contesti museali, nella consapevolezza che l’accessibilità non è mai solo una questione tecnica, ma un insieme di attenzioni che riguardano l’accesso fisico, gli aspetti comunicativi verbali e scritti, la dimensione relazionale e la capacità di accoglienza. E non è mai assoluta, ma si declina in molte varianti personali. Sulla base di una ricerca esplorativa nei servizi museali della città di Bologna, si riportano alcune "buone prassi" di intervento, in cui la professionalità dell'educatore si evidenzia da un lato concorrendo alla progettazione o riorganizzazione dei servizi e delle istituzioni, prevedendo soluzioni educative e didattiche strutturali che tengano conto dei possibili fattori che possono ostacolare o favorire l’accessibilità di ognuno e, dall’altro rendendo “speciale” la quotidianità del vivere nei contesti museali, inserendo quei cambiamenti specifici, legati strettamente alla soggettività di una determinata persona e alla sua biografia di vita, necessari per far sì che essa venga messa in condizione di poter il più possibile apprendere e partecipare come attrice protagonista alla comunità di appartenenza.
Sandri Patrizia, Giovanna Di Pasquale (2018). Le funzioni dell’educatore socio-culturale per l’inclusione delle persone con disabilità nei contesti museali. Milano : Franco Angeli.
Le funzioni dell’educatore socio-culturale per l’inclusione delle persone con disabilità nei contesti museali
Sandri Patrizia;DI PASQUALE, GIOVANNA
2018
Abstract
Nel mandato professionale e nell’etica di riferimento dell’educatore socio-culturale, l’obiettivo di orientare in modo inclusivo i percorsi e le pratiche di intervento è oggi una priorità. Il concetto di inclusione mette in primo piano la questione della partecipazione attiva, concetto centrale già nella Dichiarazione Onu sui diritti delle persone con disabilità (2006), documento determinante nell’orientare le scelte delle politiche e degli interventi. Inclusione come costruzione di legami che riconoscono la specificità e la differenza di identità come tratti costitutivi del vivere collettivo. Per questo, a differenza dell’integrazione che parte dall’incontro con la persona con disabilità per attuare modifiche nei contesti di vita, nell’ottica inclusiva occorre che sin dalla fase progettuale, in ogni ambito istituzionale, si prevedano soluzioni per superare eventuali ostacoli all’accessibilità e alla partecipazione da parte di tutti, modificando gli ambienti, le organizzazioni, le procedure, ….In questo contributo, ci si interroga sulle funzioni che l'educatore deve svolgere affinché le persone disabili vivano nel proprio percorso biografico l’esperienza inclusiva anche nei contesti museali, nella consapevolezza che l’accessibilità non è mai solo una questione tecnica, ma un insieme di attenzioni che riguardano l’accesso fisico, gli aspetti comunicativi verbali e scritti, la dimensione relazionale e la capacità di accoglienza. E non è mai assoluta, ma si declina in molte varianti personali. Sulla base di una ricerca esplorativa nei servizi museali della città di Bologna, si riportano alcune "buone prassi" di intervento, in cui la professionalità dell'educatore si evidenzia da un lato concorrendo alla progettazione o riorganizzazione dei servizi e delle istituzioni, prevedendo soluzioni educative e didattiche strutturali che tengano conto dei possibili fattori che possono ostacolare o favorire l’accessibilità di ognuno e, dall’altro rendendo “speciale” la quotidianità del vivere nei contesti museali, inserendo quei cambiamenti specifici, legati strettamente alla soggettività di una determinata persona e alla sua biografia di vita, necessari per far sì che essa venga messa in condizione di poter il più possibile apprendere e partecipare come attrice protagonista alla comunità di appartenenza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.