Se dovessi individuare un titolo che possa fare da insegna per orientarci a trovare una direzione all’interno di quel dedalo che è stato il movimento del ’68, indicherei senz’altro il volume di Raoul Vaneigem "Trattato di saper vivere ad uso delle nuove generazioni". In questo libro appartenente alla galassia dell’internazionale situazionista viene toccata a riguardo una questione centrale, quella che potremmo definire una puntuale specificità del ’68: l’idea, cioè, che ogni rivoluzione per essere tale deve avere a che fare con un sovvertimento pratico del gesto quotidiano. La rivoluzione è in primo luogo una rivoluzione del proprio modo di vivere: “In ogni rinuncia quotidiana, la reazione non fa che preparare la nostra morte totale”. La preoccupazione principale di Vaneigem indica quella che agitò in profondità la rivolta del ’68; dal vago sapore deleuziano è possibile riassumerla così: come impedire ai desideri di diventare il loro contrario? In che modo l’arte di vivere può sottrarsi alla cattura dei processi di mercificazione? E al contempo si agita in questa domanda una tonalità nietzschiana del movimento, la sua tensione verso l’inattualità e verso l’immanenza di un soggetto assoluto, che perde le sue geografie ordinali e che frantuma però così anche il momento dell’organizzazione.

Noi che desideriamo senza fine. Il '68 come imprevisto détournement

Chicchi F.
2018

Abstract

Se dovessi individuare un titolo che possa fare da insegna per orientarci a trovare una direzione all’interno di quel dedalo che è stato il movimento del ’68, indicherei senz’altro il volume di Raoul Vaneigem "Trattato di saper vivere ad uso delle nuove generazioni". In questo libro appartenente alla galassia dell’internazionale situazionista viene toccata a riguardo una questione centrale, quella che potremmo definire una puntuale specificità del ’68: l’idea, cioè, che ogni rivoluzione per essere tale deve avere a che fare con un sovvertimento pratico del gesto quotidiano. La rivoluzione è in primo luogo una rivoluzione del proprio modo di vivere: “In ogni rinuncia quotidiana, la reazione non fa che preparare la nostra morte totale”. La preoccupazione principale di Vaneigem indica quella che agitò in profondità la rivolta del ’68; dal vago sapore deleuziano è possibile riassumerla così: come impedire ai desideri di diventare il loro contrario? In che modo l’arte di vivere può sottrarsi alla cattura dei processi di mercificazione? E al contempo si agita in questa domanda una tonalità nietzschiana del movimento, la sua tensione verso l’inattualità e verso l’immanenza di un soggetto assoluto, che perde le sue geografie ordinali e che frantuma però così anche il momento dell’organizzazione.
2018
E' solo l'inizio. Rifiuto, affetti, creatività nel lungo '68
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Chicchi F.
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