Il teatro romano già esiste. E’ situato in un luogo di singolare bellezza, collocato all’interno di un anfiteatro naturale sovrastato da un borgo, dal quale si ha una vista eccezionale verso la valle. Considerato il rilevante valore dell’area, la struttura cerca di limitare la propria presenza e mira all’integrazione con l’ambiente naturale. La copertura è definita da un sistema di tende di semplice apertura e chiusura. Tuttavia, essendo necessaria una struttura per sostenere tali vele, si è deciso di trasformarla in un elemento scultoreo permanente. La vista dalla gradinata evidenzia il portale che marca la scena ed il fondale, una porta fra realtà e finzione. Questo portale a forma di Π è realizzato in acciaio ed è rivestito da pannelli di lamiera piegata e stirata e la sua figurazione scultorea si definisce come simbolo fisso aggiunto al luogo. Da qui partono delle tende che, come vele, proteggono lo spazio dalla pioggia ed accentuano il carattere effimero degli eventi che vi si svolgono. Il progetto si costruisce a partire dalle condizioni specifiche del luogo con il quale entra in relazione: le caratteristiche morfologiche del sito hanno favorito il disegno della cavea che si trova collocata all’interno di un contesto naturale molto interessante da un punto di vista paesaggistico. Da una prima analisi si percepisce l’importanza assunta dall’ambiente all’interno del quale ci si trova ad operare: un anfiteatro naturale apre ad un paesaggio collinare molto allargato che domina sulle valli fino all’orizzonte. Il progetto viene in primo luogo a misurarsi con gli elementi della natura; lo sguardo si rivolge in maniera univoca ad un paesaggio reale, osserva da una posizione privilegiata le linee del suo sviluppo, viene catturato da quell’eccesso di natura e trasposto in una sorta di astrazione spazio temporale. Si tratta però di un paesaggio al quale risulta naturale attribuire una doppia valenza, paesaggio della realtà e paesaggio dell’apparenza, luogo della realtà che si trasforma in luogo della rappresentazione. Questo stato di sospensione, questo limite tra realtà e finzione, sono divenuti il tema sul quale si è impostato il progetto. Di fronte ad una condizione prestabilita, da un lato dalla natura, dall’altro dalle strutture già realizzate dell’arena e dei servizi, si è intervenuti sottolineando la relazione imprescindibile tra artificio e natura. Il tentativo di dare ordine agli elementi preesistenti, di relazionare le parti in modo da sottolineare la stretta relazione che già esiste tra naturale ed artificiale, si è concretizzata nell’idea di un elemento scultoreo, una sorta di macchina teatrale che, accogliendo le funzioni richieste, possa anche costituire una struttura simbolica per il luogo stesso. Il portale, che assume propria autonomia di oggetto scultoreo inserito all’interno del paesaggio, consiste in una costruzione composta da due pilastri e da un architrave di 42 metri di lunghezza, di 2 m di altezza che si configura come elemento di collegamento tra i due pilastri. Il riferimento al sistema trilitico, origine dell’architettura, viene tradotto nell’opera in oggetto in un’ossatura metallica realizzata in carpenteria. Tra portale e trave terminale di fondazione si costruisce il nuovo spazio del teatro ridefinito da una grande copertura in profili tubolari leggeri di sostegno della copertura mobile che offrono un preciso disegno alla forma del teatro. Il sistema di copertura mobile è realizzato mediante un sistema a sivigliana che consente l’apertura e la chiusura di un insieme di teli che si distribuiscono nella direzione delle travi reticolari spaziali.

Copertura mobile dell'Arena Plautina di Sarsina (FC), loc. Calbano. Progetto e realizzazione / S. Rossl; M. De las Casas; R. Sacchetti. - STAMPA. - (2008).

Copertura mobile dell'Arena Plautina di Sarsina (FC), loc. Calbano. Progetto e realizzazione.

ROSSL, STEFANIA;DE LAS CASAS, MANUEL;SACCHETTI, RAFFAELLA
2008

Abstract

Il teatro romano già esiste. E’ situato in un luogo di singolare bellezza, collocato all’interno di un anfiteatro naturale sovrastato da un borgo, dal quale si ha una vista eccezionale verso la valle. Considerato il rilevante valore dell’area, la struttura cerca di limitare la propria presenza e mira all’integrazione con l’ambiente naturale. La copertura è definita da un sistema di tende di semplice apertura e chiusura. Tuttavia, essendo necessaria una struttura per sostenere tali vele, si è deciso di trasformarla in un elemento scultoreo permanente. La vista dalla gradinata evidenzia il portale che marca la scena ed il fondale, una porta fra realtà e finzione. Questo portale a forma di Π è realizzato in acciaio ed è rivestito da pannelli di lamiera piegata e stirata e la sua figurazione scultorea si definisce come simbolo fisso aggiunto al luogo. Da qui partono delle tende che, come vele, proteggono lo spazio dalla pioggia ed accentuano il carattere effimero degli eventi che vi si svolgono. Il progetto si costruisce a partire dalle condizioni specifiche del luogo con il quale entra in relazione: le caratteristiche morfologiche del sito hanno favorito il disegno della cavea che si trova collocata all’interno di un contesto naturale molto interessante da un punto di vista paesaggistico. Da una prima analisi si percepisce l’importanza assunta dall’ambiente all’interno del quale ci si trova ad operare: un anfiteatro naturale apre ad un paesaggio collinare molto allargato che domina sulle valli fino all’orizzonte. Il progetto viene in primo luogo a misurarsi con gli elementi della natura; lo sguardo si rivolge in maniera univoca ad un paesaggio reale, osserva da una posizione privilegiata le linee del suo sviluppo, viene catturato da quell’eccesso di natura e trasposto in una sorta di astrazione spazio temporale. Si tratta però di un paesaggio al quale risulta naturale attribuire una doppia valenza, paesaggio della realtà e paesaggio dell’apparenza, luogo della realtà che si trasforma in luogo della rappresentazione. Questo stato di sospensione, questo limite tra realtà e finzione, sono divenuti il tema sul quale si è impostato il progetto. Di fronte ad una condizione prestabilita, da un lato dalla natura, dall’altro dalle strutture già realizzate dell’arena e dei servizi, si è intervenuti sottolineando la relazione imprescindibile tra artificio e natura. Il tentativo di dare ordine agli elementi preesistenti, di relazionare le parti in modo da sottolineare la stretta relazione che già esiste tra naturale ed artificiale, si è concretizzata nell’idea di un elemento scultoreo, una sorta di macchina teatrale che, accogliendo le funzioni richieste, possa anche costituire una struttura simbolica per il luogo stesso. Il portale, che assume propria autonomia di oggetto scultoreo inserito all’interno del paesaggio, consiste in una costruzione composta da due pilastri e da un architrave di 42 metri di lunghezza, di 2 m di altezza che si configura come elemento di collegamento tra i due pilastri. Il riferimento al sistema trilitico, origine dell’architettura, viene tradotto nell’opera in oggetto in un’ossatura metallica realizzata in carpenteria. Tra portale e trave terminale di fondazione si costruisce il nuovo spazio del teatro ridefinito da una grande copertura in profili tubolari leggeri di sostegno della copertura mobile che offrono un preciso disegno alla forma del teatro. Il sistema di copertura mobile è realizzato mediante un sistema a sivigliana che consente l’apertura e la chiusura di un insieme di teli che si distribuiscono nella direzione delle travi reticolari spaziali.
2008
Copertura mobile dell'Arena Plautina di Sarsina (FC), loc. Calbano. Progetto e realizzazione / S. Rossl; M. De las Casas; R. Sacchetti. - STAMPA. - (2008).
S. Rossl; M. De las Casas; R. Sacchetti
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/66237
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