I nuovi media permettono all’utente di muoversi in ambienti comunicativi, presentando molteplici elementi di curiosità e di interesse accademico. Sotto questa etichetta vanno accorpati mezzi fra loro differenti: CD-Rom, ambienti virtuali, computer game, Internet. Essi condividono sia la natura digitale, sia le possibilità, ogni volta diverse, di “gioco” interattivo guidato dall’utente. L’accesso alla Rete, cioè, mette in condizione chiunque di sperimentare gli stessi contenuti. C’è una “libertà” che i nuovi media lasciano e che i media classici governano: la libertà (o le libertà) da parte dell’utilizzatore, di manovrare il mezzo, in quanto macchina, per cercare di raggiungere i propri scopi, i quali possono variare dalla volontà di informazione e aggiornamento sui “fatti”, allo svago, alla sperimentazione dei “sé”. La libertà, cioè di scegliere quali spazi mediatici utilizzare, sulla base di un’offerta macroscopica, per riuscire a coprire bisogni di qualsiasi genere (di approfondimento, di documentazione, di tipo ludico, di incontro, ..). In alcuni di questi spazi si realizza la possibilità di mettere in gioco se stessi. Bolter e Grusin dichiarano, ad esempio, che la libertà di essere se stessi coincide con la libertà di diventare qualcun altro (o qualcosa d’altro). Dal momento che non esiste un punto di vista singolo, privilegiato, il sé diventa una serie di “altri” punti di vista – l’intersezione di tutti i possibili punti di vista che possono essere assunti in un determinato spazio.
A. Mascio (2005). L’Avatar come altro da sé. MILANO : Lupetti.
L’Avatar come altro da sé
MASCIO, ANTONELLA
2005
Abstract
I nuovi media permettono all’utente di muoversi in ambienti comunicativi, presentando molteplici elementi di curiosità e di interesse accademico. Sotto questa etichetta vanno accorpati mezzi fra loro differenti: CD-Rom, ambienti virtuali, computer game, Internet. Essi condividono sia la natura digitale, sia le possibilità, ogni volta diverse, di “gioco” interattivo guidato dall’utente. L’accesso alla Rete, cioè, mette in condizione chiunque di sperimentare gli stessi contenuti. C’è una “libertà” che i nuovi media lasciano e che i media classici governano: la libertà (o le libertà) da parte dell’utilizzatore, di manovrare il mezzo, in quanto macchina, per cercare di raggiungere i propri scopi, i quali possono variare dalla volontà di informazione e aggiornamento sui “fatti”, allo svago, alla sperimentazione dei “sé”. La libertà, cioè di scegliere quali spazi mediatici utilizzare, sulla base di un’offerta macroscopica, per riuscire a coprire bisogni di qualsiasi genere (di approfondimento, di documentazione, di tipo ludico, di incontro, ..). In alcuni di questi spazi si realizza la possibilità di mettere in gioco se stessi. Bolter e Grusin dichiarano, ad esempio, che la libertà di essere se stessi coincide con la libertà di diventare qualcun altro (o qualcosa d’altro). Dal momento che non esiste un punto di vista singolo, privilegiato, il sé diventa una serie di “altri” punti di vista – l’intersezione di tutti i possibili punti di vista che possono essere assunti in un determinato spazio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.