Il disagio della civiltà è un’opera della massima importanza per lo studio dei fenomeni sociali e costituisce un’efficace introduzione al pensiero freudiano. Scritta da un Freud più che settantenne ma ancora intensamente impegnato nella fondazione della teoria psicoanalitica, è strutturata lungo un crescendo argomentativo che traccia, tra l'altro, una rassegna critica delle principali acquisizioni e rettifiche che avevano costellato l'intero istinerario intellettuale dell'autore e contiene anche importanti sviluppi. Questo volume ne propone una lettura sistematica, arricchita da riferimenti alle altre opere di Freud che trattano della “civiltà” e alle posizioni dei maggiori autori sociologici rispetto alle questioni trattate nel Disagio. I rapporti, da sempre controversi, tra la psicoanalisi e le discipline come la sociologia, la psicologia e la pedagogia sono oggi divenuti ancora più difficili a causa di una profonda crisi epistemica che attraversa l’intero campo delle “scienze umane”. È possibile trovare, a partire da questa stessa crisi, una nuova contemporaneità di questioni col pensiero freudiano? Che cosa può dire sulla “vita in comune degli uomini” la teoria psicoanalitica che mette in primo piano le singolarità irriducibili dei processi soggettivi? Il disagio della civiltà analizza lo squilibrio fondamentale tra le “pulsioni erotiche” di cui sono intessute le relazioni sociali e le “pulsioni aggressive” che inevitabilmente vi si affiancano. Non esiste per Freud alcuna “pulsione sociale” che determini i legami tra gli uomini nella “civiltà”. La possibilità stessa che esista la società, sostiene Freud, dipende dalle singolari capacità di scelta di ciascun soggetto umano nell’amore come nell’odio. (dalla quarta di copertina)
Russo A. (2008). La sociologia di Freud. MILANO : Franco Angeli editore.
La sociologia di Freud
RUSSO, ALESSANDRO
2008
Abstract
Il disagio della civiltà è un’opera della massima importanza per lo studio dei fenomeni sociali e costituisce un’efficace introduzione al pensiero freudiano. Scritta da un Freud più che settantenne ma ancora intensamente impegnato nella fondazione della teoria psicoanalitica, è strutturata lungo un crescendo argomentativo che traccia, tra l'altro, una rassegna critica delle principali acquisizioni e rettifiche che avevano costellato l'intero istinerario intellettuale dell'autore e contiene anche importanti sviluppi. Questo volume ne propone una lettura sistematica, arricchita da riferimenti alle altre opere di Freud che trattano della “civiltà” e alle posizioni dei maggiori autori sociologici rispetto alle questioni trattate nel Disagio. I rapporti, da sempre controversi, tra la psicoanalisi e le discipline come la sociologia, la psicologia e la pedagogia sono oggi divenuti ancora più difficili a causa di una profonda crisi epistemica che attraversa l’intero campo delle “scienze umane”. È possibile trovare, a partire da questa stessa crisi, una nuova contemporaneità di questioni col pensiero freudiano? Che cosa può dire sulla “vita in comune degli uomini” la teoria psicoanalitica che mette in primo piano le singolarità irriducibili dei processi soggettivi? Il disagio della civiltà analizza lo squilibrio fondamentale tra le “pulsioni erotiche” di cui sono intessute le relazioni sociali e le “pulsioni aggressive” che inevitabilmente vi si affiancano. Non esiste per Freud alcuna “pulsione sociale” che determini i legami tra gli uomini nella “civiltà”. La possibilità stessa che esista la società, sostiene Freud, dipende dalle singolari capacità di scelta di ciascun soggetto umano nell’amore come nell’odio. (dalla quarta di copertina)I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.