Le metodologie sviluppate nell'ambito di discipline scientifiche tradizionali quali la fisica e la chimica vengono sempre più impiegate nel settore dei Beni Culturali. Fin dall'antichità l'uomo ha utilizzato una vasta gamma di materiali nella manifattura delle opere d'arte e degli oggetti che oggi costituiscono i reperti archeologici. La determinazione delle caratteristiche chimico-fisiche di tali materiali rappresenta uno strumento prezioso, che permette di ricavare informazioni, utili per risalire alle tecniche artistiche del passato, per valutare la provenienza e tecnologia di lavorazione dei manufatti, per determinare l'area di origine delle materie prime, la presenza di falsificazioni, i rifacimenti e le modifiche successive, per evidenziare i prodotti e i processi degradativi che compromettono la conservazione e l'integrità dell'opera d'arte. Tra le varie tecniche di indagine occorre distinguere tra quelle "non invasive" e quelle "invasive" (distruttive) che richiedono quindi un prelievo di materiale dall'opera. Le tecniche non invasive presentano la prerogativa di non alterare l'integrità dell’opera, con il vantaggio di permettere un'applicazione diretta. Possono essere impiegate a semplice scopo conoscitivo o con funzione di studio diagnostico in un progetto di restauro. Permettono, inoltre, un'accurata indagine preliminare ad un successivo prelievo di materiale per analisi strumentali più specifiche ed approfondite. Consentono, in generale, rapidità di esecuzione. Le analisi possono essere effettuate in numerosi punti dello stesso oggetto ed essere replicate durante e dopo trattamenti conservativi come mezzo di monitoraggio. Le apparecchiature utilizzate, penalmente per manufatti di grandi dimensioni o non amovibili, possono essere di tipo portatile. Le tecniche invasive prevedono un campionamento finalizzato al prelievo di materiale, che viene effettuato quando le informazioni ricercate non possono essere ottenute impiegando tecniche non distruttive. Di norma esso viene effettuato dopo lo svolgimento di una prima fase diagnostica, comprendente ricerche documentali e indagini non invasive. Deve essere il più rispettoso possibile dei contenuti estetici, storici e dell'integrità fisica del manufatto, contenuto nel numero e limitato nelle dimensioni dei prelievi pur garantendone le finalità analitiche, rappresentativo della tipologia e fenomenologia da studiare, selettivo al fine di ottimizzare le operazioni analitiche e l'interpretazione dei risultati. Il problema della caratterizzazione di un campione proveniente da un'opera artistica è particolarmente complesso, in relazione sia alla esigua quantità normalmente disponibile sia al suo carattere polimaterico. Tali studi richiedono, quindi, lo sviluppo di sofisticate metodologie analitiche, basate sull'impiego di tecniche strumentali altamente sensibili e selettive.

P. Baraldi, A. Bonazzi, A. Casoli, C. Fagnano, C. Violante (2007). Tecniche di indagine archeometrica applicate alle pitture dell'Insula del Centenario.. BOLOGNA : Vesuviana.

Tecniche di indagine archeometrica applicate alle pitture dell'Insula del Centenario.

FAGNANO, CONCEZIO;
2007

Abstract

Le metodologie sviluppate nell'ambito di discipline scientifiche tradizionali quali la fisica e la chimica vengono sempre più impiegate nel settore dei Beni Culturali. Fin dall'antichità l'uomo ha utilizzato una vasta gamma di materiali nella manifattura delle opere d'arte e degli oggetti che oggi costituiscono i reperti archeologici. La determinazione delle caratteristiche chimico-fisiche di tali materiali rappresenta uno strumento prezioso, che permette di ricavare informazioni, utili per risalire alle tecniche artistiche del passato, per valutare la provenienza e tecnologia di lavorazione dei manufatti, per determinare l'area di origine delle materie prime, la presenza di falsificazioni, i rifacimenti e le modifiche successive, per evidenziare i prodotti e i processi degradativi che compromettono la conservazione e l'integrità dell'opera d'arte. Tra le varie tecniche di indagine occorre distinguere tra quelle "non invasive" e quelle "invasive" (distruttive) che richiedono quindi un prelievo di materiale dall'opera. Le tecniche non invasive presentano la prerogativa di non alterare l'integrità dell’opera, con il vantaggio di permettere un'applicazione diretta. Possono essere impiegate a semplice scopo conoscitivo o con funzione di studio diagnostico in un progetto di restauro. Permettono, inoltre, un'accurata indagine preliminare ad un successivo prelievo di materiale per analisi strumentali più specifiche ed approfondite. Consentono, in generale, rapidità di esecuzione. Le analisi possono essere effettuate in numerosi punti dello stesso oggetto ed essere replicate durante e dopo trattamenti conservativi come mezzo di monitoraggio. Le apparecchiature utilizzate, penalmente per manufatti di grandi dimensioni o non amovibili, possono essere di tipo portatile. Le tecniche invasive prevedono un campionamento finalizzato al prelievo di materiale, che viene effettuato quando le informazioni ricercate non possono essere ottenute impiegando tecniche non distruttive. Di norma esso viene effettuato dopo lo svolgimento di una prima fase diagnostica, comprendente ricerche documentali e indagini non invasive. Deve essere il più rispettoso possibile dei contenuti estetici, storici e dell'integrità fisica del manufatto, contenuto nel numero e limitato nelle dimensioni dei prelievi pur garantendone le finalità analitiche, rappresentativo della tipologia e fenomenologia da studiare, selettivo al fine di ottimizzare le operazioni analitiche e l'interpretazione dei risultati. Il problema della caratterizzazione di un campione proveniente da un'opera artistica è particolarmente complesso, in relazione sia alla esigua quantità normalmente disponibile sia al suo carattere polimaterico. Tali studi richiedono, quindi, lo sviluppo di sofisticate metodologie analitiche, basate sull'impiego di tecniche strumentali altamente sensibili e selettive.
2007
Pompei. Insula del Centenario (IX, 8).
203
210
P. Baraldi, A. Bonazzi, A. Casoli, C. Fagnano, C. Violante (2007). Tecniche di indagine archeometrica applicate alle pitture dell'Insula del Centenario.. BOLOGNA : Vesuviana.
P. Baraldi; A. Bonazzi; A. Casoli; C. Fagnano; C. Violante
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