Il saggio mette a fuoco il problema delle elezioni episcopali nel V secolo in relazione alla governance dell'Illirico da parte di Leone Magno. Adottando la prospettiva geo-ecclesiologica di Philippe Blaudeau, il saggio cerca di chiarire alcuni aspetti relativi alla valorizzazione leonina del ruolo dei metropoliti per il raggiungimento del consenso sulla scelta dei vescovi. Leone, in effetti, ne introduce lo "iudicium" quale strumento dirimente. Il saggio cerca di porre in luce l’emergere della proposta leonina nelle circostanze concrete di una comunità cristiana attraversata dalla conflittualità fra diversi attori: il vicario di Tessalonica, i vescovi della provincia, il clero, i laici. Pare evidente il tentativo tacito del vescovo di Roma di imporsi quale arbitro nelle controversie delle elezioni episcopali. La norma canonica è qui vista come un argomento che tenta di prevalere fra altri argomenti legittimi (quello del popolo e quello del clero presbiteriale e diaconale). Essa è dunque una proposta fra le altre che, per divenire effettiva, deve essere accolta e recepita in una situazione conflittuale. Deve in altre parole ottenere consenso. Un consenso tra i vescovi, quindi orizzontale, ma anche un consenso verticale poiché l’unità della Chiesa, quale corpo di Cristo, in Leone Magno è un sentimento in mutazione: lo spirito di collegialità assume un senso gerarchico. La prerogativa petrina in Leone, attraverso la valorizzazione dei metropoliti, segna dunque una nuova fase di quel sentimento di credersi e sentirsi parte in una continuità con la prima comunità apostolica.

La vexata quaestio della governance dell'Illirico: guardare a Calcedonia per periodizzare la Tarda Antichità

Dainese, Davide
2018

Abstract

Il saggio mette a fuoco il problema delle elezioni episcopali nel V secolo in relazione alla governance dell'Illirico da parte di Leone Magno. Adottando la prospettiva geo-ecclesiologica di Philippe Blaudeau, il saggio cerca di chiarire alcuni aspetti relativi alla valorizzazione leonina del ruolo dei metropoliti per il raggiungimento del consenso sulla scelta dei vescovi. Leone, in effetti, ne introduce lo "iudicium" quale strumento dirimente. Il saggio cerca di porre in luce l’emergere della proposta leonina nelle circostanze concrete di una comunità cristiana attraversata dalla conflittualità fra diversi attori: il vicario di Tessalonica, i vescovi della provincia, il clero, i laici. Pare evidente il tentativo tacito del vescovo di Roma di imporsi quale arbitro nelle controversie delle elezioni episcopali. La norma canonica è qui vista come un argomento che tenta di prevalere fra altri argomenti legittimi (quello del popolo e quello del clero presbiteriale e diaconale). Essa è dunque una proposta fra le altre che, per divenire effettiva, deve essere accolta e recepita in una situazione conflittuale. Deve in altre parole ottenere consenso. Un consenso tra i vescovi, quindi orizzontale, ma anche un consenso verticale poiché l’unità della Chiesa, quale corpo di Cristo, in Leone Magno è un sentimento in mutazione: lo spirito di collegialità assume un senso gerarchico. La prerogativa petrina in Leone, attraverso la valorizzazione dei metropoliti, segna dunque una nuova fase di quel sentimento di credersi e sentirsi parte in una continuità con la prima comunità apostolica.
2018
Tracce di ricerca: cristianesimo e potere
57
76
Dainese, Davide
File in questo prodotto:
Eventuali allegati, non sono esposti

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/653646
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact