La principale fonte di documentazione per questo contributo proviene dal Fondo del Comando unico Emilia-Romagna (Cumer) che documenta le azioni delle brigate impegnate sul versante della Gotica: l’8a brigata Garibaldi “Romagna", la 36a brigata Garibaldi “Bianconcini”, la 62a brigata Garibaldi “Camicie Rosse”, la brigata “Stella rossa Lupo”, la brigata Giustizia e libertà “Montagna”, una parte della divisione “Modena Armando” e precisamente la brigata 7a “Modena”. Lo spoglio del fondo è avvenuto alla ricerca di episodi ricorrenti, al fine di ricostruire contesti di azione. La costanza della presenza partigiana e la ripetitività degli attacchi creano sul nemico un effetto di condizionamento che, unito ad altre manifestazioni, configurano assetti di contropotere. Le forze naziste e fasciste mettono in atto la politica della guerra con l’arroccamento difensivo sulla Gotica, la strategia del terrore, la “pulizia” del territorio con gli eccidi di civili. Il movimento di Resistenza si caratterizza anche per realizzare la politica nella guerra, creando situazioni che mirano al consenso dei civili. La storia della Resistenza italiana può essere riletta provando a scindere i contesti strettamente bellici dalle azioni di politica nella guerra. La fonte del Cumer mostra che il contropotere partigiano è esercitato dalle formazioni più che dal comando regionale o dal Cln. Questi ultimi due organismi restano lontani, assolvono a funzioni di indirizzo, logistiche, finanziarie, ma il vero potere è delle brigate partigiane che materialmente sono sul territorio. Il Cumer non va a sindacare sulle decisioni prese dalle formazioni nei territori. Le puntualizzazioni dell’organismo coordinatore riguardano, semmai, il ritardo nella trasmissione delle informazioni. Spesso diventa anche difficile, per gli organismi superiori, ordinare alle brigate di abbandonare un territorio. L’esercizio del potere autonomo delle formazioni è scarsamente coordinato e porta a raccontare storie diverse su ogni territorio. Le iniziative civili delle brigate risentono di una visione politica, ma restano in prevalenza figlie delle circostanze e dei mezzi.
Mirco Dondi (2018). Il contropotere partigiano. Roma : Viella.
Il contropotere partigiano
Mirco Dondi
2018
Abstract
La principale fonte di documentazione per questo contributo proviene dal Fondo del Comando unico Emilia-Romagna (Cumer) che documenta le azioni delle brigate impegnate sul versante della Gotica: l’8a brigata Garibaldi “Romagna", la 36a brigata Garibaldi “Bianconcini”, la 62a brigata Garibaldi “Camicie Rosse”, la brigata “Stella rossa Lupo”, la brigata Giustizia e libertà “Montagna”, una parte della divisione “Modena Armando” e precisamente la brigata 7a “Modena”. Lo spoglio del fondo è avvenuto alla ricerca di episodi ricorrenti, al fine di ricostruire contesti di azione. La costanza della presenza partigiana e la ripetitività degli attacchi creano sul nemico un effetto di condizionamento che, unito ad altre manifestazioni, configurano assetti di contropotere. Le forze naziste e fasciste mettono in atto la politica della guerra con l’arroccamento difensivo sulla Gotica, la strategia del terrore, la “pulizia” del territorio con gli eccidi di civili. Il movimento di Resistenza si caratterizza anche per realizzare la politica nella guerra, creando situazioni che mirano al consenso dei civili. La storia della Resistenza italiana può essere riletta provando a scindere i contesti strettamente bellici dalle azioni di politica nella guerra. La fonte del Cumer mostra che il contropotere partigiano è esercitato dalle formazioni più che dal comando regionale o dal Cln. Questi ultimi due organismi restano lontani, assolvono a funzioni di indirizzo, logistiche, finanziarie, ma il vero potere è delle brigate partigiane che materialmente sono sul territorio. Il Cumer non va a sindacare sulle decisioni prese dalle formazioni nei territori. Le puntualizzazioni dell’organismo coordinatore riguardano, semmai, il ritardo nella trasmissione delle informazioni. Spesso diventa anche difficile, per gli organismi superiori, ordinare alle brigate di abbandonare un territorio. L’esercizio del potere autonomo delle formazioni è scarsamente coordinato e porta a raccontare storie diverse su ogni territorio. Le iniziative civili delle brigate risentono di una visione politica, ma restano in prevalenza figlie delle circostanze e dei mezzi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.