Un’indagine nella lingua parlata e scritta dai “nativi digitali”, per saggiare se sia davvero incomprensibile e sgrammaticata, e quindi peggiore di quella che gli adulti parlano tutti i giorni o che si parlava cinquant'anni fa. A partire dal concetto di errore e da quello di innovazione, Emanuele Miola osserva i comportamenti linguistici oggi più diffusi. Quei tecnicismi barbari che fanno rabbrividire genitori e insegnanti, quei simboli incomprensibili, quell’ortografia in libertà con cui i ragazzi comunicano su internet e nei social network indicano davvero il declino dell’italiano? E quali sono i fenomeni sociali e psicologici che fanno sì che il modo di esprimersi cambi senza che le persone smettano di comprendersi? Un viaggio nel “giovanilese” spiega come la lingua non sia mai un oggetto unico e cristallizzato, ma come si componga di un continuum di varietà, ordinate dal punto di vista sociale: ce ne sono alcune più accettate in determinate situazioni, altre meno accettate, altre sconsigliabili in tutte le situazioni. Così come conoscere bene più lingue è un pregio, è un pregio conoscere bene più varietà di una lingua e stimolare la conoscenza e l'impiego della varietà giusta al momento giusto e nella situazione giusta, cosicché la comunicazione vada sempre a buon fine.
Emanuele Miola (2013). L'italiano dei nativi digitali. Milano : RCS-Corriere della Sera.
L'italiano dei nativi digitali
Emanuele Miola
2013
Abstract
Un’indagine nella lingua parlata e scritta dai “nativi digitali”, per saggiare se sia davvero incomprensibile e sgrammaticata, e quindi peggiore di quella che gli adulti parlano tutti i giorni o che si parlava cinquant'anni fa. A partire dal concetto di errore e da quello di innovazione, Emanuele Miola osserva i comportamenti linguistici oggi più diffusi. Quei tecnicismi barbari che fanno rabbrividire genitori e insegnanti, quei simboli incomprensibili, quell’ortografia in libertà con cui i ragazzi comunicano su internet e nei social network indicano davvero il declino dell’italiano? E quali sono i fenomeni sociali e psicologici che fanno sì che il modo di esprimersi cambi senza che le persone smettano di comprendersi? Un viaggio nel “giovanilese” spiega come la lingua non sia mai un oggetto unico e cristallizzato, ma come si componga di un continuum di varietà, ordinate dal punto di vista sociale: ce ne sono alcune più accettate in determinate situazioni, altre meno accettate, altre sconsigliabili in tutte le situazioni. Così come conoscere bene più lingue è un pregio, è un pregio conoscere bene più varietà di una lingua e stimolare la conoscenza e l'impiego della varietà giusta al momento giusto e nella situazione giusta, cosicché la comunicazione vada sempre a buon fine.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.