La scelta dell’argomento si inserisce in una problematica più ampia che parte dal convincimento che la lingua è un vettore di contatto e di creazione di ibridismi. Essa, secondo per esempio l’approccio interculturale di Todorov (1986), permette l’interazione con l’Altro, ma a partire dal Sé, per poi farvi ritorno, arricchiti o smarriti, trasformati o disorientati, incantati o provati, dall’incontro con l’alterità. La circolazione delle lingue è infatti sempre più immagine della complessità culturale della nostra epoca, il cui compito è continuare ad interrogarsi su nuove articolazioni del rapporto tra il Sé e l’Altro. Il convegno vuole mettere in risalto due assi principali attorno ai quali è possibile parlare di mediazione: da un lato i lavori verteranno sugli apporti teorici al concetto di mediazione, dall’altro, essi si concentreranno sulla mediazione nelle professioni, privilegiando dunque un apporto dal campo. 1) Per quanto riguarda l’aspetto più teorico, la mediazione può essere pensata a partire da un approccio ‘spaziale’, considerando l’analisi del luogo e del contesto della mediazione, sia esso reale, vissuto, oppure simbolico ed immaginario. La mediazione può, in questo caso, essere pensata nelle modalità dell’ospitalità. Paul Ricoeur (2006) parla di “ospitalità linguistica”, dove il piacere di abitare la lingua dell’altro è arricchito dal piacere di ricevere presso di Sé, nella propria dimora, la parola dell’altro. Intesa come una “visita di cortesia”, la mediazione non è più pensata come semplice messa in relazione di due realtà linguistico-culturali, estranee all’agente mediatore, ma come incontro tra due realtà che risuonano nell’io in maniera diversa. Ci si può domandare cosa, attraverso questa esperienza di mediazione ‘esterna’, si possa trarre come insegnamento per la mediazione ‘interna’ alla nostra propria ‘lingua-cultura’. Se, infine, la mediazione è letta attraverso un approccio spaziale, dovremmo anche chiederci quanto il valore culturale e simbolico dei luoghi del mediare influisca positivamente o negativamente nel processo della mediazione. Partendo da un approccio interdisciplinare, i contributi degli studiosi di mediazione avanzeranno possibili risposte a questi ed altri quesiti correlati. 2) Per quanto riguarda la mediazione nelle professioni, i lavori del convegno si rivolgono essenzialmente al concetto di ‘mediazione linguistica’ nel senso più stretto, ovvero alla mediazione linguistica intesa come professione, con particolare riferimento alla realtà italiana odierna. La storia di questa figura professionale – il ‘mediatore linguistico’ – è molto interessante poiché fortemente legata ad aspetti politici, storici e ideologici, a loro volta connessi, soprattutto, al fenomeno migratorio. Nel caso dell’Italia, si tratta di un fenomeno recente rispetto ad altri paesi in Europa e anche per questo implica una dinamica particolarmente stimolante. La voglia di rendersi conto di una nuova geografia del territorio, in seguito ai movimenti verso il territorio, ha spinto le autorità (‘decision-makers’) a creare una figura che possa servire come ponte di comunicazione fra le istituzioni italiane, la comunità autoctona e le nuove comunità in espansione. Le sfide sono tante: a livello socio-culturale, politico, linguistico, e didattico. Su quali soggetti della mediazione rivolgere allora la propria riflessione? I settori istituzionali attualmente più rappresentati sono la sanità, la giustizia, la scuola, e il mondo del lavoro. Gli attori coinvolti nella comunicazione istituzionale, siano essi medici, infermieri, educatori, ufficiali di polizia o magistrati, affidano questo compito difficile e delicato al professionista che, essendo rappresentante di ambedue le realtà da mediare, è l’unica figura in grado di stabilire comprensione e collaborazione fra le due parti. Questa prospettiva ingloba allora il lavoro di traduzione, inteso come medium fra lingue e culture diverse. Con i lavori di qu...

Donna Rose Miller (in qualità di responsabile scientifico del centro di ricerca che organizza l'iniziativa) (2008). La geografia della mediazione linguistico-culturale The geography of language- and cultural mediation.

La geografia della mediazione linguistico-culturale The geography of language- and cultural mediation

MILLER, DONNA ROSE
2008

Abstract

La scelta dell’argomento si inserisce in una problematica più ampia che parte dal convincimento che la lingua è un vettore di contatto e di creazione di ibridismi. Essa, secondo per esempio l’approccio interculturale di Todorov (1986), permette l’interazione con l’Altro, ma a partire dal Sé, per poi farvi ritorno, arricchiti o smarriti, trasformati o disorientati, incantati o provati, dall’incontro con l’alterità. La circolazione delle lingue è infatti sempre più immagine della complessità culturale della nostra epoca, il cui compito è continuare ad interrogarsi su nuove articolazioni del rapporto tra il Sé e l’Altro. Il convegno vuole mettere in risalto due assi principali attorno ai quali è possibile parlare di mediazione: da un lato i lavori verteranno sugli apporti teorici al concetto di mediazione, dall’altro, essi si concentreranno sulla mediazione nelle professioni, privilegiando dunque un apporto dal campo. 1) Per quanto riguarda l’aspetto più teorico, la mediazione può essere pensata a partire da un approccio ‘spaziale’, considerando l’analisi del luogo e del contesto della mediazione, sia esso reale, vissuto, oppure simbolico ed immaginario. La mediazione può, in questo caso, essere pensata nelle modalità dell’ospitalità. Paul Ricoeur (2006) parla di “ospitalità linguistica”, dove il piacere di abitare la lingua dell’altro è arricchito dal piacere di ricevere presso di Sé, nella propria dimora, la parola dell’altro. Intesa come una “visita di cortesia”, la mediazione non è più pensata come semplice messa in relazione di due realtà linguistico-culturali, estranee all’agente mediatore, ma come incontro tra due realtà che risuonano nell’io in maniera diversa. Ci si può domandare cosa, attraverso questa esperienza di mediazione ‘esterna’, si possa trarre come insegnamento per la mediazione ‘interna’ alla nostra propria ‘lingua-cultura’. Se, infine, la mediazione è letta attraverso un approccio spaziale, dovremmo anche chiederci quanto il valore culturale e simbolico dei luoghi del mediare influisca positivamente o negativamente nel processo della mediazione. Partendo da un approccio interdisciplinare, i contributi degli studiosi di mediazione avanzeranno possibili risposte a questi ed altri quesiti correlati. 2) Per quanto riguarda la mediazione nelle professioni, i lavori del convegno si rivolgono essenzialmente al concetto di ‘mediazione linguistica’ nel senso più stretto, ovvero alla mediazione linguistica intesa come professione, con particolare riferimento alla realtà italiana odierna. La storia di questa figura professionale – il ‘mediatore linguistico’ – è molto interessante poiché fortemente legata ad aspetti politici, storici e ideologici, a loro volta connessi, soprattutto, al fenomeno migratorio. Nel caso dell’Italia, si tratta di un fenomeno recente rispetto ad altri paesi in Europa e anche per questo implica una dinamica particolarmente stimolante. La voglia di rendersi conto di una nuova geografia del territorio, in seguito ai movimenti verso il territorio, ha spinto le autorità (‘decision-makers’) a creare una figura che possa servire come ponte di comunicazione fra le istituzioni italiane, la comunità autoctona e le nuove comunità in espansione. Le sfide sono tante: a livello socio-culturale, politico, linguistico, e didattico. Su quali soggetti della mediazione rivolgere allora la propria riflessione? I settori istituzionali attualmente più rappresentati sono la sanità, la giustizia, la scuola, e il mondo del lavoro. Gli attori coinvolti nella comunicazione istituzionale, siano essi medici, infermieri, educatori, ufficiali di polizia o magistrati, affidano questo compito difficile e delicato al professionista che, essendo rappresentante di ambedue le realtà da mediare, è l’unica figura in grado di stabilire comprensione e collaborazione fra le due parti. Questa prospettiva ingloba allora il lavoro di traduzione, inteso come medium fra lingue e culture diverse. Con i lavori di qu...
2008
Donna Rose Miller (in qualità di responsabile scientifico del centro di ricerca che organizza l'iniziativa) (2008). La geografia della mediazione linguistico-culturale The geography of language- and cultural mediation.
Donna Rose Miller (in qualità di responsabile scientifico del centro di ricerca che organizza l'iniziativa)
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