Si dice comunemente che Il barbiere di Siviglia di Rossini sarebbe quell’opera nella quale un furbo barbiere (Figaro), grazie alle proprie vulcaniche idee, riesce alla fine a far sposare il Conte d’Almaviva e Rosina, a scorno del vecchio Bartolo. Qui si sostiene che Rossini e il suo librettista Cesare Sterbini, nel carnevale del 1816, abbiano pensato ad un’altra storia: quella nella quale il barbiere pasticcione cerca nel primo atto di aiutare il Conte d’Almaviva, ma combina grossi guai, “costringendo” il potente e autorevole Conte a prendere in mano le redini dell’intrigo nel secondo atto e a condurre in prima persona lo scioglimento. Per argomentare questa tesi, si ricostruisce la genesi dell'opera alla luce di nuovi documenti d'archivio, si sottolineano le importanti differenze tra il libretto e la sua fonte principale, Le Barbier de Séville di Beaumarchais, e per la prima volta si indica come fonte Il califfo di Bagdad di Manuel García (1813), compositore e celebre tenore (fu il primo interprete di Almaviva), si analizza la partitura rossiniana, nella prospettiva della costruzione drammatico-musicale dei personaggi. Si sostiene altresì che Il barbiere di Siviglia è stato scritto su misura di García, non solo dal punto di vista vocale ma anche attoriale: García prediligeva i personaggi decisi e iracondi, potenti e determinati. Figaro però si prende la rivincita dal punto di vista musicale: da sempre gli spettatori ritengono che sia la sua la parte più riuscita e spassosa: e, in fin dei conti, è ciò che più importa in un’opera comica.
LAMACCHIA, S. (2008). Il vero Figaro o il falso factotum: riesame del "Barbiere" di Rossini. Torino : EDT/De Sono.
Il vero Figaro o il falso factotum: riesame del "Barbiere" di Rossini
LAMACCHIA, Saverio
2008
Abstract
Si dice comunemente che Il barbiere di Siviglia di Rossini sarebbe quell’opera nella quale un furbo barbiere (Figaro), grazie alle proprie vulcaniche idee, riesce alla fine a far sposare il Conte d’Almaviva e Rosina, a scorno del vecchio Bartolo. Qui si sostiene che Rossini e il suo librettista Cesare Sterbini, nel carnevale del 1816, abbiano pensato ad un’altra storia: quella nella quale il barbiere pasticcione cerca nel primo atto di aiutare il Conte d’Almaviva, ma combina grossi guai, “costringendo” il potente e autorevole Conte a prendere in mano le redini dell’intrigo nel secondo atto e a condurre in prima persona lo scioglimento. Per argomentare questa tesi, si ricostruisce la genesi dell'opera alla luce di nuovi documenti d'archivio, si sottolineano le importanti differenze tra il libretto e la sua fonte principale, Le Barbier de Séville di Beaumarchais, e per la prima volta si indica come fonte Il califfo di Bagdad di Manuel García (1813), compositore e celebre tenore (fu il primo interprete di Almaviva), si analizza la partitura rossiniana, nella prospettiva della costruzione drammatico-musicale dei personaggi. Si sostiene altresì che Il barbiere di Siviglia è stato scritto su misura di García, non solo dal punto di vista vocale ma anche attoriale: García prediligeva i personaggi decisi e iracondi, potenti e determinati. Figaro però si prende la rivincita dal punto di vista musicale: da sempre gli spettatori ritengono che sia la sua la parte più riuscita e spassosa: e, in fin dei conti, è ciò che più importa in un’opera comica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.