Un esemplare di carpa koi specchio (Cyprinus carpio var. koi) di 3 anni e mezzo, 28 cm di lunghezza e 300 grammi di peso, proveniente da un allevamento di carpe koi in cui era praticata la riproduzione naturale in laghetto, era mantenuto in un acquario da 1.500 litri con sistema a ricircolo assieme ad esemplari della stessa specie. L’alimentazione si basava su mangime commerciale; non sono stati effettuati trattamenti chimici e antibiotici. Negli ultimi mesi l’esemplare aveva presentato letargia, addome rigonfio e aveva smesso di alimentarsi la settimana prima della morte. L’esame necroscopico, eseguito a distanza di 12 ore dal decesso avvenuto nel corso della notte, evidenziava marcata atrofia dei muscoli epiassiali e rigonfiamento simmetrico dell’addome; la cute soprastante si presentava assottigliata e priva di squame. In cavità celomatica era evidente una massa multinodulare, compatta e di consistenza dura, bianco-giallastra, di 7x5x3,5cm, che ne occupava gran parte dello spazio. Tale neoformazione appariva in stretta connessione con il fegato, del quale si riconoscevano alcune porzioni lobari residue; tratti di intestino, il rene, la vescica natatoria e la cistifellea risultavano invece separati dalla massa. Le gonadi non erano individuabili. I tessuti, fissati sia in formalina tamponata al 10% sia in fissativo di Bouin sono stati processati per l’istologia. La neoplasia, caratterizzata da un’architettura lobulare e suddivisa da marcati setti fibro-connettivali, risultava non incapsulata, infiltrante la parete intestinale e l’epatopancreas, con ampie aree di necrosi e di calcificazione. A piccolo ingrandimento, i lobuli neoplastici mostravano una moderata basofilia e a più forte ingrandimento le cellule all’interno dei lobuli erano organizzate in cordoni e lamine separate da un sottile stroma fibro-vascolare. Le cellule (10-15 μm), erano poligonali, con limiti citoplasmatici non ben distinguibili; il citoplasma presentava numerose e fini granulazioni. Il nucleo era voluminoso, polilobato e rotondeggiante, ipocromatico e centrale, con cromatina a zolle, nucleolo singolo; vi era moderata anisocitosi e anisocariosi. Le figure mitotiche erano numerose. Sparsi fra le cellule neoplastiche vi erano piccoli aggregati di cellule basofile rotonde (3 μm). Nello stroma erano presenti linfociti perivascolari e focolai melano-macrofagici. Marcatori immunoistochimici (pancitocheratine, vimentina, laminina, estrogeni, fosfatasi alcalina placentare, alfa feto proteina, calretinina, enolasi neurono specifica, CD3, CD79, CD45-antigene correlato, catalasi, CD117, sub unità catalitica dell’enzima telomerasi) sono risultati per la maggior parte non immunoreattivi nel tessuto testato. Sulla base del dato istologico, quindi, è stata formulata un’ ipotesi diagnostica che include tra loro in diagnosi differenziale, una neoplasia di origine epatopancreatica, gonadica o del tessuto emolinfopoietico, da dirimere con indagini future.

Neoplasia viscerale infiltrante maligna in una carpa koi (Cyprinus carpio var. koi): aspetti anatomoistopatologici / Sirri R.; Mandrioli L.; Brunetti B.; Bacci B.; Sarli G.. - STAMPA. - pagine da 1 a 85:(2008), pp. 52-52. (Intervento presentato al convegno XV° Convegno Nazionale S.I.P.I. - Società Italiana di Patologia Ittica, tenutosi a Erice (TP) nel 22-24 ottobre).

Neoplasia viscerale infiltrante maligna in una carpa koi (Cyprinus carpio var. koi): aspetti anatomoistopatologici.

SIRRI, RUBINA;MANDRIOLI, LUCIANA;BRUNETTI, BARBARA;BACCI, BARBARA;SARLI, GIUSEPPE
2008

Abstract

Un esemplare di carpa koi specchio (Cyprinus carpio var. koi) di 3 anni e mezzo, 28 cm di lunghezza e 300 grammi di peso, proveniente da un allevamento di carpe koi in cui era praticata la riproduzione naturale in laghetto, era mantenuto in un acquario da 1.500 litri con sistema a ricircolo assieme ad esemplari della stessa specie. L’alimentazione si basava su mangime commerciale; non sono stati effettuati trattamenti chimici e antibiotici. Negli ultimi mesi l’esemplare aveva presentato letargia, addome rigonfio e aveva smesso di alimentarsi la settimana prima della morte. L’esame necroscopico, eseguito a distanza di 12 ore dal decesso avvenuto nel corso della notte, evidenziava marcata atrofia dei muscoli epiassiali e rigonfiamento simmetrico dell’addome; la cute soprastante si presentava assottigliata e priva di squame. In cavità celomatica era evidente una massa multinodulare, compatta e di consistenza dura, bianco-giallastra, di 7x5x3,5cm, che ne occupava gran parte dello spazio. Tale neoformazione appariva in stretta connessione con il fegato, del quale si riconoscevano alcune porzioni lobari residue; tratti di intestino, il rene, la vescica natatoria e la cistifellea risultavano invece separati dalla massa. Le gonadi non erano individuabili. I tessuti, fissati sia in formalina tamponata al 10% sia in fissativo di Bouin sono stati processati per l’istologia. La neoplasia, caratterizzata da un’architettura lobulare e suddivisa da marcati setti fibro-connettivali, risultava non incapsulata, infiltrante la parete intestinale e l’epatopancreas, con ampie aree di necrosi e di calcificazione. A piccolo ingrandimento, i lobuli neoplastici mostravano una moderata basofilia e a più forte ingrandimento le cellule all’interno dei lobuli erano organizzate in cordoni e lamine separate da un sottile stroma fibro-vascolare. Le cellule (10-15 μm), erano poligonali, con limiti citoplasmatici non ben distinguibili; il citoplasma presentava numerose e fini granulazioni. Il nucleo era voluminoso, polilobato e rotondeggiante, ipocromatico e centrale, con cromatina a zolle, nucleolo singolo; vi era moderata anisocitosi e anisocariosi. Le figure mitotiche erano numerose. Sparsi fra le cellule neoplastiche vi erano piccoli aggregati di cellule basofile rotonde (3 μm). Nello stroma erano presenti linfociti perivascolari e focolai melano-macrofagici. Marcatori immunoistochimici (pancitocheratine, vimentina, laminina, estrogeni, fosfatasi alcalina placentare, alfa feto proteina, calretinina, enolasi neurono specifica, CD3, CD79, CD45-antigene correlato, catalasi, CD117, sub unità catalitica dell’enzima telomerasi) sono risultati per la maggior parte non immunoreattivi nel tessuto testato. Sulla base del dato istologico, quindi, è stata formulata un’ ipotesi diagnostica che include tra loro in diagnosi differenziale, una neoplasia di origine epatopancreatica, gonadica o del tessuto emolinfopoietico, da dirimere con indagini future.
2008
XV Convegno Nazionale della Società Italiana di Patologia Ittica S.I.P.I. 22-
52
52
Neoplasia viscerale infiltrante maligna in una carpa koi (Cyprinus carpio var. koi): aspetti anatomoistopatologici / Sirri R.; Mandrioli L.; Brunetti B.; Bacci B.; Sarli G.. - STAMPA. - pagine da 1 a 85:(2008), pp. 52-52. (Intervento presentato al convegno XV° Convegno Nazionale S.I.P.I. - Società Italiana di Patologia Ittica, tenutosi a Erice (TP) nel 22-24 ottobre).
Sirri R.; Mandrioli L.; Brunetti B.; Bacci B.; Sarli G.
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