Il testo rende ragione di finalità e struttura della mostra documentaria e libraria Un domenicano da Bologna all’Italia. Leandro Alberti tra storia e geografia, inaugurata il 27 maggio 2004 presso l'Aula Magna della Biblioteca Universitaria di Bologna, grazie alla collaborazione attiva del personale della Sezione Manoscritti e Rari di detta Biblioteca. L’obiettivo che i curatori del percorso espositivo si erano proposti va inquadrato entro il complessivo percorso biografico e intellettuale del frate domenicano nel contesto che gli fu proprio, caratterizzato dal decisivo passaggio storico e culturale che dalla stagione del Rinascimento condusse a quella della Controriforma. Nelle sue peculiari modalità di comunicazione, la mostra si articolò in un percorso incentrato su due aspetti principali. Si trattava in primo luogo di far capire in che modo e con quali preoccupazioni la cultura umanistica si fosse posto, tra XV e XVI secolo, il problema del paese Italia, della sua storia e della sua geografia, della sua rappresentazione in immagini (le carte geografiche) e in discorsi (le descrizioni che si cimentarono nel difficile tentativo di raccontare le caratteristiche del suo territorio e delle popolazioni stanziate su di esso). Si tratta di questioni di rilievo, visto che proprio grazie a opere come quelle del grande forlivese Flavio Biondo prima , dell’Alberti poi , furono definite le coordinate essenziali di un modo di percepire la realtà italiana destinato a fissarsi nell’immaginario di molte generazioni di viaggiatori europei, anche se talora tradotto in stereotipi destinati a lunga fortuna: l’Italia «bel paese», l’Italia delle cento città e dei mille intrighi, e così via. Il secondo aspetto affrontava la ricostruzione del percorso biografico di un religioso e uomo di cultura: il tema è certamente più tradizionale, e tuttavia l’Alberti, in virtù della sua qualificazione di rappresentante «minore» della tradizione storica e letteraria italiana, non ha mai goduto, in precedenza, di simile attenzione. In assenza di una documentazione biografica di particolare abbondanza o interesse, i curatori della mostra ritennero che l’occasione andasse sfruttata al fine di fornire indicazioni relative a modalità, strumenti e obiettivi di lavoro di un intellettuale della prima metà del secolo XVI, documentando sia la ricchezza culturale della Bologna dell’epoca , sia i risultati dell’impegno di fra Leandro (e dunque cercando di esporre tutte le opere, maggiori e minori, da lui pubblicate nel corso della sua esistenza) sia, soprattutto, il suo laboratorio, ossia, fuor di metafora, l’insieme delle fonti che il domenicano aveva utilizzato
M. Donattini (2008). Ragioni di una mostra. BOLOGNA : Minerva Edizioni.
Ragioni di una mostra
DONATTINI, MASSIMO
2008
Abstract
Il testo rende ragione di finalità e struttura della mostra documentaria e libraria Un domenicano da Bologna all’Italia. Leandro Alberti tra storia e geografia, inaugurata il 27 maggio 2004 presso l'Aula Magna della Biblioteca Universitaria di Bologna, grazie alla collaborazione attiva del personale della Sezione Manoscritti e Rari di detta Biblioteca. L’obiettivo che i curatori del percorso espositivo si erano proposti va inquadrato entro il complessivo percorso biografico e intellettuale del frate domenicano nel contesto che gli fu proprio, caratterizzato dal decisivo passaggio storico e culturale che dalla stagione del Rinascimento condusse a quella della Controriforma. Nelle sue peculiari modalità di comunicazione, la mostra si articolò in un percorso incentrato su due aspetti principali. Si trattava in primo luogo di far capire in che modo e con quali preoccupazioni la cultura umanistica si fosse posto, tra XV e XVI secolo, il problema del paese Italia, della sua storia e della sua geografia, della sua rappresentazione in immagini (le carte geografiche) e in discorsi (le descrizioni che si cimentarono nel difficile tentativo di raccontare le caratteristiche del suo territorio e delle popolazioni stanziate su di esso). Si tratta di questioni di rilievo, visto che proprio grazie a opere come quelle del grande forlivese Flavio Biondo prima , dell’Alberti poi , furono definite le coordinate essenziali di un modo di percepire la realtà italiana destinato a fissarsi nell’immaginario di molte generazioni di viaggiatori europei, anche se talora tradotto in stereotipi destinati a lunga fortuna: l’Italia «bel paese», l’Italia delle cento città e dei mille intrighi, e così via. Il secondo aspetto affrontava la ricostruzione del percorso biografico di un religioso e uomo di cultura: il tema è certamente più tradizionale, e tuttavia l’Alberti, in virtù della sua qualificazione di rappresentante «minore» della tradizione storica e letteraria italiana, non ha mai goduto, in precedenza, di simile attenzione. In assenza di una documentazione biografica di particolare abbondanza o interesse, i curatori della mostra ritennero che l’occasione andasse sfruttata al fine di fornire indicazioni relative a modalità, strumenti e obiettivi di lavoro di un intellettuale della prima metà del secolo XVI, documentando sia la ricchezza culturale della Bologna dell’epoca , sia i risultati dell’impegno di fra Leandro (e dunque cercando di esporre tutte le opere, maggiori e minori, da lui pubblicate nel corso della sua esistenza) sia, soprattutto, il suo laboratorio, ossia, fuor di metafora, l’insieme delle fonti che il domenicano aveva utilizzatoI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.