In edilizia, produzione evoca due mondi separati, benché reciprocamente dipendenti. Uno riguarda la fabbricazione dei beni mobili destinati ad essere incorporati negli edifici, quella galassia di materiali, semilavorati e componenti che usualmente viene definita ‘indotto’ delle costruzioni. L’altro attiene l’insieme delle attività che realizzano l’output ’primario’ vendibile del settore, cioè la produzione (e il recupero, riqualificazione, manutenzione) dei manufatti edilizi. La fabbrica e il cantiere, i due luoghi-simbolo di questi due mondi, sono stati per oltre un secolo considerati ciascuno l’immagine in negativo dell’altro. Temporaneo e approssimativo, ma versatile il cantiere; organizzata e precisa, ma ripetitiva la fabbrica. Artigianale, lento, inefficiente uno, meccanizzata, moderna, veloce, funzionale l’altra. Antico contro moderno, tradizione contro innovazione, pezzo unico contro serie industriale. È ancora così? In parte sì, ma affezionarsi troppo a questa icona non è consigliabile per un ricercatore: molte cose stanno cambiando. La ‘nuova stagione’ della prefabbricazione che si è avviata in GB così come il ricorso massiccio a grandi componenti in legno che dal Nord Europa hanno varcato le Alpi, rendono assai meno netto il confine fra il cantiere e la fabbrica, producendo interessanti ibridazioni. Gli osservatori più acuti l’avevano già intuito 40 anni fa , ma i nuovi componenti sono molto più leggeri, si montano a secco, portano dentro al cantiere una dose di ‘cultura industriale’ decisamente maggiore dei loro antenati in calcestruzzo.
E. Antonini (2008). La fabbrica e il cantiere. FIRENZE : FUP-Firenze University Press.
La fabbrica e il cantiere
ANTONINI, ERNESTO
2008
Abstract
In edilizia, produzione evoca due mondi separati, benché reciprocamente dipendenti. Uno riguarda la fabbricazione dei beni mobili destinati ad essere incorporati negli edifici, quella galassia di materiali, semilavorati e componenti che usualmente viene definita ‘indotto’ delle costruzioni. L’altro attiene l’insieme delle attività che realizzano l’output ’primario’ vendibile del settore, cioè la produzione (e il recupero, riqualificazione, manutenzione) dei manufatti edilizi. La fabbrica e il cantiere, i due luoghi-simbolo di questi due mondi, sono stati per oltre un secolo considerati ciascuno l’immagine in negativo dell’altro. Temporaneo e approssimativo, ma versatile il cantiere; organizzata e precisa, ma ripetitiva la fabbrica. Artigianale, lento, inefficiente uno, meccanizzata, moderna, veloce, funzionale l’altra. Antico contro moderno, tradizione contro innovazione, pezzo unico contro serie industriale. È ancora così? In parte sì, ma affezionarsi troppo a questa icona non è consigliabile per un ricercatore: molte cose stanno cambiando. La ‘nuova stagione’ della prefabbricazione che si è avviata in GB così come il ricorso massiccio a grandi componenti in legno che dal Nord Europa hanno varcato le Alpi, rendono assai meno netto il confine fra il cantiere e la fabbrica, producendo interessanti ibridazioni. Gli osservatori più acuti l’avevano già intuito 40 anni fa , ma i nuovi componenti sono molto più leggeri, si montano a secco, portano dentro al cantiere una dose di ‘cultura industriale’ decisamente maggiore dei loro antenati in calcestruzzo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.