Riflessione sul Mar Mediterraneo, quale frontiera tra l’Africa e l’Europa, un ‘continente liquido’ secondo la definizione di Fernand Braudel, che nella sua storiografia mediterranea ne riconosce la duplice natura di barriera che si estende fino all’orizzonte e al tempo stesso luogo che unisce, denominatore comune di scambi commerciali tra popolazioni accomunate dalle stesse abitudini e ritmi di vita. Mediterraneo quale mare divenuto teatro di diaspore e conflitti, di speranze naufragate sotto forma di stragi, di traffico di essere umani, di arresti e di solidarietà. Non solo luogo geografico, ma immaginario mutevole che contribuisce a influenzare la percezione dell’altro. A volte rappresentandolo come prossimo, simile, fratello dell’altra sponda. Altre categorizzandolo come alieno, disumanizzandolo, e alimentando così una indifferenza, quando non vera e propria xenofobia, che finisce per considerare inevitabili le tragedie del mare prodotte dalle politiche di respingimento. Il saggio evidenzia come nel passaggio dalle morti fantasma di pochi anni fa all’iper-visibilità dei naufragi contemporanei vengono a galla le incrinature che contrappongono una cultura all’altra.
Musarò Pierluigi (2018). Confine Liquido. Torino : Rosenberg & Sellier.
Confine Liquido
Musarò Pierluigi
2018
Abstract
Riflessione sul Mar Mediterraneo, quale frontiera tra l’Africa e l’Europa, un ‘continente liquido’ secondo la definizione di Fernand Braudel, che nella sua storiografia mediterranea ne riconosce la duplice natura di barriera che si estende fino all’orizzonte e al tempo stesso luogo che unisce, denominatore comune di scambi commerciali tra popolazioni accomunate dalle stesse abitudini e ritmi di vita. Mediterraneo quale mare divenuto teatro di diaspore e conflitti, di speranze naufragate sotto forma di stragi, di traffico di essere umani, di arresti e di solidarietà. Non solo luogo geografico, ma immaginario mutevole che contribuisce a influenzare la percezione dell’altro. A volte rappresentandolo come prossimo, simile, fratello dell’altra sponda. Altre categorizzandolo come alieno, disumanizzandolo, e alimentando così una indifferenza, quando non vera e propria xenofobia, che finisce per considerare inevitabili le tragedie del mare prodotte dalle politiche di respingimento. Il saggio evidenzia come nel passaggio dalle morti fantasma di pochi anni fa all’iper-visibilità dei naufragi contemporanei vengono a galla le incrinature che contrappongono una cultura all’altra.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.