Oggi indichiamo con il termine “ingegneria mineraria” il complesso di pratiche, teorie, scienze e tecnologie impiegate per l’estrazione, il trasporto e il trattamento delle materie prime minerali presenti in natura, siano esse solide, fluide, gassose, energetiche o non energetiche. Caratteristica della pratica dell’ingegneria mineraria moderna è la sua interdisciplinarietà e la stretta associazione con diversi settori tecnologici, quali, ad esempio, metallurgia, preparazione dei minerali, meccanica delle macchine, elettrotecnica, idraulica e meccanica dei fluidi del sottosuolo, geologia e mineralogia, geotecnica e meccanica delle rocce, topografia, geofisica, etc. Come vedremo in seguito, storicamente e geograficamente la formazione dell’ingegnere minerario è sempre stata terreno di convergenza e intersezione di vari saperi. Nel 1941-42 si istituì presso la Facoltà di Ingegneria dell'Ateneo bolognese la “Sezione Mineraria”, essendo stato costituito nello stesso anno l’Istituto di Arte Mineraria, che si affiancava ai già esistenti Istituti di Scienze delle Costruzioni, Idraulica, Costruzioni Idrauliche, Costruzioni Stradali e Ferroviarie, Macchine, Elettrotecnica, Meccanica Applicata alle Macchine, Tecnologie Generali, Tecnologie Speciali, Chimica Applicata, Architettura Tecnica, Fisica tecnica, Topografia e Geodesia. Inoltre, quest’ultimo Istituto fu rinominato Istituto di Topografia, Geodesia e Geofisica Mineraria. Le motivazioni che portarono alla nascita della sezione mineraria a Bologna, così come in altre sedi universitarie, meritano ulteriori approfondimenti di archivio. Ciononostante, sembra utile ricordare che pochi anni prima, alle soglie della seconda guerra mondiale, nella politica italiana si era fatta sempre più pressante la questione dell’indipendenza nazionale dalle fonti energetiche e dalle materie prime di importazione

La tradizione degli insegnamenti del corso di ingegneria mineraria all’Università di Bologna

Macini, P.
Conceptualization
;
Mesini, E.
Supervision
2018

Abstract

Oggi indichiamo con il termine “ingegneria mineraria” il complesso di pratiche, teorie, scienze e tecnologie impiegate per l’estrazione, il trasporto e il trattamento delle materie prime minerali presenti in natura, siano esse solide, fluide, gassose, energetiche o non energetiche. Caratteristica della pratica dell’ingegneria mineraria moderna è la sua interdisciplinarietà e la stretta associazione con diversi settori tecnologici, quali, ad esempio, metallurgia, preparazione dei minerali, meccanica delle macchine, elettrotecnica, idraulica e meccanica dei fluidi del sottosuolo, geologia e mineralogia, geotecnica e meccanica delle rocce, topografia, geofisica, etc. Come vedremo in seguito, storicamente e geograficamente la formazione dell’ingegnere minerario è sempre stata terreno di convergenza e intersezione di vari saperi. Nel 1941-42 si istituì presso la Facoltà di Ingegneria dell'Ateneo bolognese la “Sezione Mineraria”, essendo stato costituito nello stesso anno l’Istituto di Arte Mineraria, che si affiancava ai già esistenti Istituti di Scienze delle Costruzioni, Idraulica, Costruzioni Idrauliche, Costruzioni Stradali e Ferroviarie, Macchine, Elettrotecnica, Meccanica Applicata alle Macchine, Tecnologie Generali, Tecnologie Speciali, Chimica Applicata, Architettura Tecnica, Fisica tecnica, Topografia e Geodesia. Inoltre, quest’ultimo Istituto fu rinominato Istituto di Topografia, Geodesia e Geofisica Mineraria. Le motivazioni che portarono alla nascita della sezione mineraria a Bologna, così come in altre sedi universitarie, meritano ulteriori approfondimenti di archivio. Ciononostante, sembra utile ricordare che pochi anni prima, alle soglie della seconda guerra mondiale, nella politica italiana si era fatta sempre più pressante la questione dell’indipendenza nazionale dalle fonti energetiche e dalle materie prime di importazione
2018
Geografie e istituzioni minerarie. Patrimonializzazione e valorizzazione del territorio
14
27
Macini, P.; Mesini, E.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/640805
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