Nel periodo che va dal Rinascimento al Barocco le percezioni sensoriali dell’uomo occidentale mutano la gerarchia. A prevalere non è più l’organo dell’udito, dominante nella cultura orale dell’antichità e del Medioevo, ma l’organo della vista, esaltata dalla moderna rivoluzione scientifica e dall’invenzione della stampa. Con il Seicento si viene affermando una civiltà di massa, e questa, come scrive lo storico José Antonio Maravall, si pone degli «obiettivi di diffusione» che favoriscono il ruolo predominante riconosciuto alla «funzione ottica» e lo sviluppo di una «cultura dell’immagine sensibile» perché «è proprio delle società in cui si sviluppa una cultura di massa eterodiretta richiamarsi all’efficacia dell’immagine visiva». Tutto ciò ha delle conseguenze epistemologiche. L’impiego diretto della vista, ovvero l’esame autoptico dei fenomeni, mina alle fondamenta il principio di autorità. Non solo, ma a contare non è più la quantità delle cose osservate, ma il modo penetrante ed ermeneutico con cui valutarle. Alla figura di Argo, il mosdtro dai cento occhi, viene a sostituirsi, con un diverso valore euristico, il simbolo della lince, l’animale dalla vista acutissima. Muta anche la considerazione della curiositas molto diversa rispetto al passato, che la tacciava di hybris, tanto nella cultura greco-romana, quanto nel mondo cristiano dei Padri della Chiesa. Ne è conferma il rovesciamento dei significati di miti come quelli di Prometeo e di Atteone, non più figure eticamente negative ma esempi positivi della volontà di esplorare terre incognite.
Battistini, A. (2018). Da Argo alla lince. Il ruolo della vista nella cultura scientifica del Seicento. Bologna : Bononia University Press.
Da Argo alla lince. Il ruolo della vista nella cultura scientifica del Seicento
Battistini, Andrea
2018
Abstract
Nel periodo che va dal Rinascimento al Barocco le percezioni sensoriali dell’uomo occidentale mutano la gerarchia. A prevalere non è più l’organo dell’udito, dominante nella cultura orale dell’antichità e del Medioevo, ma l’organo della vista, esaltata dalla moderna rivoluzione scientifica e dall’invenzione della stampa. Con il Seicento si viene affermando una civiltà di massa, e questa, come scrive lo storico José Antonio Maravall, si pone degli «obiettivi di diffusione» che favoriscono il ruolo predominante riconosciuto alla «funzione ottica» e lo sviluppo di una «cultura dell’immagine sensibile» perché «è proprio delle società in cui si sviluppa una cultura di massa eterodiretta richiamarsi all’efficacia dell’immagine visiva». Tutto ciò ha delle conseguenze epistemologiche. L’impiego diretto della vista, ovvero l’esame autoptico dei fenomeni, mina alle fondamenta il principio di autorità. Non solo, ma a contare non è più la quantità delle cose osservate, ma il modo penetrante ed ermeneutico con cui valutarle. Alla figura di Argo, il mosdtro dai cento occhi, viene a sostituirsi, con un diverso valore euristico, il simbolo della lince, l’animale dalla vista acutissima. Muta anche la considerazione della curiositas molto diversa rispetto al passato, che la tacciava di hybris, tanto nella cultura greco-romana, quanto nel mondo cristiano dei Padri della Chiesa. Ne è conferma il rovesciamento dei significati di miti come quelli di Prometeo e di Atteone, non più figure eticamente negative ma esempi positivi della volontà di esplorare terre incognite.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.