Movendo dal Capitolo in terzine «Dell’asino d’oro» di Machiavelli, se ne coglie la critica all’antropocentrismo, conseguita esaltando l’energia e il vitalismo posseduti in termini esemplari dalle bestie, che oltretutto vivono in sintonia con la natura a differenza dell’uomo che si sottomette alle condizioni di vita delle città, ammorbate da veleni che ne appestano non solo il corpo ma anche l’anima, intossicata dalle «ingorde voglie». Machiavelli, in questo modo, distanziandosi dall’Umanesimo più “solare”, anziché rinnegare la componente animale dell’uomo, pretende di assegnarle un ruolo un ruolo centrale nella sfera degli interessi pratici. Tale rovesciamento di prospettiva comporta il ricorso grottesco a uno stile affidato di necessità al genere basso e carnevalesco, intessuto di vena satirica e novellistica: Machiavelli è dunque uno zoomoralista che sovverte la scala dei valori morali, assegnando all’asino e al maiale un ruolo di protagonisti nella sua ricca enciclopedia animale. Tale gerarchia, che sarebbe stata condivisa idealmente da Giordano Bruno, era troppo eversiva per essere accolta da tutti ed è significativo che nel Settecento un filosofo convertitosi a Platone, Paolo Mattia Doria, capovolge il significato dell’operetta machiavelliana citando le terzine dell’«Asino» per mostrarne una presunta istanza moralistica e tutto sommato edificante, quanto mai remota dall’autentica, acre eterodossia del segretario fiorentino.
Le ragioni dell’asino (e del maiale) / Andrea Battistini. - STAMPA. - 1:(2017), pp. 61-70.
Le ragioni dell’asino (e del maiale)
Andrea Battistini
2017
Abstract
Movendo dal Capitolo in terzine «Dell’asino d’oro» di Machiavelli, se ne coglie la critica all’antropocentrismo, conseguita esaltando l’energia e il vitalismo posseduti in termini esemplari dalle bestie, che oltretutto vivono in sintonia con la natura a differenza dell’uomo che si sottomette alle condizioni di vita delle città, ammorbate da veleni che ne appestano non solo il corpo ma anche l’anima, intossicata dalle «ingorde voglie». Machiavelli, in questo modo, distanziandosi dall’Umanesimo più “solare”, anziché rinnegare la componente animale dell’uomo, pretende di assegnarle un ruolo un ruolo centrale nella sfera degli interessi pratici. Tale rovesciamento di prospettiva comporta il ricorso grottesco a uno stile affidato di necessità al genere basso e carnevalesco, intessuto di vena satirica e novellistica: Machiavelli è dunque uno zoomoralista che sovverte la scala dei valori morali, assegnando all’asino e al maiale un ruolo di protagonisti nella sua ricca enciclopedia animale. Tale gerarchia, che sarebbe stata condivisa idealmente da Giordano Bruno, era troppo eversiva per essere accolta da tutti ed è significativo che nel Settecento un filosofo convertitosi a Platone, Paolo Mattia Doria, capovolge il significato dell’operetta machiavelliana citando le terzine dell’«Asino» per mostrarne una presunta istanza moralistica e tutto sommato edificante, quanto mai remota dall’autentica, acre eterodossia del segretario fiorentino.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.